La luce: Rembrandt non la raffigura, la crea! ... con la polvere del pigmento e, come il Dio di Michelangelo, la divide dalle tenebre e allora “tutto” emerge.
Quella del Maestro non è la luce che noi vediamo: la luce è invece il mezzo che ci permette di vedere la creazione, il creato... il dipinto che emerge dal caos-materia-oscura.
Se osserviamol'Autoritratto del '56 capiamo il valore che la luce ha per Rembrandt. E’ il valore della visione, la magia che crea e ordina la materia.
Proprio attraverso l’autoritratto possiamo avviare altre due considerazioni basilari:
1. la creazione di Rembrandt non è solo relativa al corpo ma è anche di “verità ... anima e cervello ” (e vai con le citazioni colte “Serenata rap” di Jovanotti) e ci torniamo sopra dopo
2. Rembrandt è il primo pittore che si libera, e non ci credo che lo faccia inconsapevolmente, del peso della bellezza ideale. Proprio perché a Roma non c’è stato, proprio perché -se mi permettete- a lui, del classico, non gliene frega! E allora si sofferma sulla somiglianza, sul naso a patata, sulle rughe ovunque, ma soprattutto sotto agli occhi che guardano profondi e consapevoli quel modello. Come si osserva, come si guarda, come si analizza spietato: si ricrea col colore ed emerge alla luce senza la lusinga della celebrazione. Ecco, se dovessimo fare l’elenco dei pittori che guardava Rembrandt, Rubens non c’è, sembra che lo schifasse proprio (non tutto: aveva comperato una sua opera ed era andato ad abitare in una sua casa), troppa invenzione, troppa carne, troppa approssimazione... troppo chiassoso!
Rembrandt rappresenta anche il silenzio della creazione: da vero protestante, ha una religiosità meditata e legata al Libro, come creatore non riproduce immagini ma da vita a sentimenti emozioni cioè ricrea ciò che è Umanità -o meglio- quel bagliore di divino che si è insinuato nell’anima del creato.
In Sansone e Dalila del '29 è raffigurato, non tanto l’evento del taglio dei capelli, ma l’amore tra i due: è un amore vero, passionale, sensuale, erotico. Un amore che davvero ci turba perché Rembrandt ha deciso di non illustrare il passo biblico e nemmeno un sermone che spiega la sua morale... No questo è il film che si è fatto Rembrandt che di donne, a quanto pare, "ci sapeva". Chiaramente si è chiesto: “come era ridotto ‘sto Sansone per farsi tagliare i capelli e diventare una nuffia?”(Poi si è risposto) “Era perso, si era preso una di quelle sbandate, che la metà bastava, per quella ...bella ragazza della Dalila, che ci stava, eccome se ci stava...”
Guarda lì che posa: la faccia di Sansone tuffata tra le cosce... da paura! altro che capelli, la testa poteva mozzargli! Altro che Bibbia, il Kamasutra!
Però Dalila non è mica “una di quelle”, da come tiene i capelli si vede che le dispiace... accarezza i ricci con le punta delle dita e appare proprio che non è cattiva del tutto: è un po’ cattiva e un po’ buona. E’ Eva!
Ma quanto silenzio! Il soldato è lì dietro che cammina in punta di piedi e Dalila sta trattenendo il respiro... se le forbici cigolano... siamo fregati e si deve ricominciare da capo con tutta la Storia della Salvezza!!!
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