mercoledì 20 ottobre 2010

caro Francesco2

eccomi qui.
stralcio una parte della tua bella lettera.
Questione visite-viaggi d'istruzione

La questione delle gite, quindi, non può avere come obiettivo scatenare contro il governo gli imprenditori o i lavoratori delle agenzie di viaggio; penso che quello dovrebbe essere davvero l’ultimo dei nostri obiettivi.

Certo è, però, che non può essere dimenticato il fatto che sia le visite di istruzione, quelle che arricchiscono e nobilitano il percorso didattico delle nostre scuole, sia le gite che io chiamo puramente socializzanti e che hanno in ogni caso una funzione fondamentale nel percorso di crescita dei nostri alunni e alunne e della nostra relazione con loro, richiedono in tutti i casi un notevole impiego di energie già in fase organizzativa, che i fondi di istituto solo parzialmente coprono; senza parlare poi dell’impegno rappresentato dall’essere accompagnatori, impegno che invece non riceve alcun riconoscimento economico e che ha visto quasi da sempre nessuna indennità di missione per le gite in Italia e, da quest’anno, la cancellazione delle diarie per le gite all’estero.

Questa cosa non può essere taciuta ancora per molto, non possiamo accettare ancora per molto che la nostra professionalità di docenti non venga considerata neanche nei termini del “badantato” che offriamo quando accompagniamo in gita le nostre classi.

Io non ho la soluzione in tasca, ma so che se una soluzione c’è, essa va trovata di concerto con studenti e genitori, perché qualunque azione si decida di intraprendere venga condivisa e vissuta unicamente contro chi mette alla fame la scuola e i suoi lavoratori.

Ecco allora che se proprio vogliamo mettere in evidenza questa attività non pagata, senza danneggiare il percorso di crescita dei giovani cittadini a noi affidati, potremmo decidere di sostituire le gite con visite alla scoperta del territorio in cui le nostre scuole sono inserite: saccheggiamo la cultura che il territorio offre, anche per più giorni di seguito, e facciamolo sapere al mondo, rendiamo palesi le ragioni di tale scelta, facciamo diventare questa parola d’ordine un’esortazione collettiva e condivisa che non si fermi al dito ma punti decisamente a ciò che esso indica.

Io credo che nessuno di noi possa pretendere il pagamento di tutte le energie che vengono dedicate, dai lavoratori responsabili, alla qualità della scuola. Nessuna società, anche evoluta e ricca, potrebbe permetterselo. Voglio dire che ci sarà sempre e comunque una fetta “missionaria” nella nostra professione, chi non ne è consapevole farebbe bene a cambiare mestiere.


sì,anche parlando con i colleghi del Muratori credo che la questione debba stare in questi termini. Adesso mi piace di più
Non credo che sia serio pensare di bloccare l'economia con la squallida scusa che pagano male o niente me e quindi licenzino pure, vadano in malora ditte, attività e tutto quanto.
Scusate ma è un pensiero meschino che subito aveva preso anche me.... A ripensarci mi era sembrato un pensiero poco edificante, In fondo questi che ci rimettono nel boicottaggio gite sono i nostri vicini, amici o i genitori dei nostri studenti. Poi è vero che i pacchetti gita forse si possono lasciar stare, che le visite guidate del territorio vanno riscoperte, che il treno è più costoso ma è sicuramente meno inquinante e più responsabilizzante, più educativo del pullmann.
Ma questi sono dettagli
La questione chiave è antica come e più del vangelo: chi lavora va pagato. Se invece di 4 ore al giorno, sono in servizio 24 ore devo essere pagato 24h, esattamente come tutte le persone che lavorano quindi a contratto... secondo gli accordi.
Mi sembra che questa sia una questione squisitamente sindacale cosa dice il nostro contratto sul pagamento dei viaggi???
chi e quando lo ha cambiato?
e come mai nessuno ci ha difeso???
(beh dopo i 5 euro al giorno nella malattia .... lasciamola lì)
Però c'è un'altra questione: cosa succederà tra le scuole?
Alcune continueranno a organizzare viaggi studio e scambi, visite ed esperienze varie altri no.
Questo sarà molto importante al momento della pubblicità e delle iscrizioni: penso, restando a Modena, soprattutto ai 2 licei linguistici, penso ai 2 tecnici industriali, ai due classici, ai due scientifici...
Magari qualche preside dovrebbe prendere la questione in mano e sistemarla... io, fossi in loro lo farei!
forse anche per gli insegnanti di ruolo non è questione da trascurare.
Anche perchè pare che la questione pagamento missione sia tutto sia demandato ad una contrattazione interna la scuola!
Però su questo bisogna essere capaci di trattare e essere compatti: non si tratta di fare o non fare ma, una buona volta di mettersi lì a definire norme , diritti (riconoscimenti finanziari ecc.) e doveri (organizzare robe di quaità), compensi e quote...
se la questione è così, ripeto, se è così, allora è evidente che tutti sono interessati che la scuola dia l'opportunità di pubblicizzare prima, e realizzare poi, i soggiorni linguistici e le visite d'istruzione. Altrimenti le iscrizioni andranno alla "scuola concorrente".
Ripeto, non si tratta di fare missioni non pagate ma forse c'è lo spazio per contrattare utilizzando quello che è evidente, una scuola che affianca loi studio ad esperienze sul campo.
Questo mi pare un discorso che apre il campo che ci rende protagonisti e liberi di gestire una questione.
Gli altri punti li rimando... ai prossimi giorni
buonanotte
Rita Tonelli.

caro Francesco

(questa lettera a Francesco Mele va letta con "caro francesco di Ligabue come sottofondo)
http://www.youtube.com/watch?v=tKMAIWlv5PE

Caro Francesco,...
quest'anno non sono a Carpi, lo scorso anno ci incrociavamo di tanto in tanto perchè insegnavo arte e costume al Vallauri. (non so se ricordi ma sono stata tre anni all'ERICA del Meucci).
Il clima "rivoluzionario" e desto, vigile, della scuola carpigiana mi manca, mi manca molto.
A Modena, non voglio generalizzare, ma c'è, molto diffuso, un disimpegno, una rassegnata passività, un preoccupante e avvilente individualismo.
Si sente molto la crisi del sindacato, è evidente che manca una maturità di lotta, MA SOPRATTUTTO MANCANO I PUNTI DI RIFERIMENTO DELLA LOTTA.
Cosicchè i vari colleghi ( e potremmo fare i nomi in coro sfogliando gli interventi su la-politeia ecc.) che EROICAMENTE concigliano il loro con il nostro bene, il loro interesse con il nostro non sono sostenuti e non diventano veri punti di riferimento se non per una o due iniziative. Qui a Modena, nelle nostre scuole succede che quando si riesce a riunirsi e a condividere 2 idee, presto il tutto viene svuotato e svilito da accuse, ripicche, piccinerie che minano davvero la discussione e il dibattito.
Questo perchè?
Perchè manca un forte senso di scuola, perchè si dibatte del piccolo, del contingente.
Di questo penso sia colpevole il sindacato ( possiamo dire l'attuale politica ma non vorrei tergiversare, restiamo in loco), che si pone nella triste e avvilente condizione di ammirare l'estetica del dito che indica qualcosa che non c'è o che non è chiaro e quindi non condivisa.
Perchè dico colpevole il sindacato?
perchè il sindacato siamo noi quando usciamo dal nostro e ci occupoimo della polis, perchè il suo compito dovrebbe essere l'indicare un ideale da raggiungere e superare il "come raggiungerlo" che dovrebbe essere assegnato alla libertà individuale.
Certo, il precariato mina alla radice la questione, come rinnovare l'insegnamento come recuperare nuove idee e stabili linee direttive ed esecutive se non ci sono continui inserimenti.
Venendo al caso particolare di che mi potrei occupare io?
Io che lo stato mi giudica inabile,a scadenza, non degna, quando mi ha "illuso" con la lusinga della SSIS.
Siamo ad un impass dal quale mi pare, attualmente, impossibile uscire.
La nuova linfa marcisce svilita, disillusa, il vecchio continua a tergiversare con i fantasmi degli assi, dei dipartimenti, dei...
Ma lo sappiamo bene, sono tutte lusinghe che servono a impegnarci per non pensare alla conversione a U: la scuola è tornata indietro.
Ma bisogna smetterla di farsi strumentalizzare, di impostare ripicche di proporre rimedi effimeri.
Questi non servono ad altro che a dividerci, ad aumentare la crisi culturale. Ma come possiamo proporre a tutti il blocco dei corsi di recupero? ( i colleghi che non hanno una cattedra piena non possono rifiutare e non possiamo biasimarli) Come possiamo pensare che il blocco delle visite d'istruzione blocchino l'economia? ( le guide alle mostre sono dei colleghi che hanno piccoli contratti, la stessa cosa dicasi degli impiegati alle agenzie di viaggio e non sono certo glia autisti dei pullman coloro che risolveranno i nostri problemi). Mi veniva da proporre la disdetta dei contratti di manutenzione ai computer, strano che nessuno l'abbia proposto, a quanto ne so sono diverse centinaia di euro per ogni scuola.
Ma davvero mi sembra poco interessante la sottrazione della didattica. come insegnante di arte, quest'anno al classico e al tecnico commerciale, ma innamorata del professionale, penso che uscire da scuola sia una sublime insegnamento.
Che dobbiamo fare noi? Cosa è la nostra vocazione-insegnante ? mi pare che potrebbe essere qualcosa che c'entra poco con i 4 muri della classe, mi pare sia invece "decodificare la vita". A partire dalla nostra storia, per esplorare la nostra legge, per capire i nostri fatti di attualità.
Vedi caro collega, la riforma torna al vecchio, e toglie dall'insegnamento sai cosa?
tutto ciò che è "realtà italiana" e occuparsi dell'atuaòlità, Noi non dobbiamo occuparcene, ci pensano "gli specialisti"
Penso che tutti abbiano capito che meno diritto e meno arte è uguale a meno essere consapevolmente italiani- europei.
Meno laboratori è meno essere nella realtà del lavoro...
Io vorrei davvero, solo dio sa quanto lo vorrei fare, lezione in Piazza Grande ( l'ho sempre fatta a dire la verità, ma vorrei che fosse una lezione per tutti, cioè che fosse davvero una lezione pubblica per quelli che contribuiscono al mio stipendio).
Io andrò a Ravenna. E i mosaici ravennati li ripassiamo lì! Dopo averli studiati a scuola sui libri.
Io vorrei che quest'anno i miei studenti, per quello che mi riguarda, cioè l'arte, avessero una accresciuta consapevolezza della loro eredità italiana, europea ed extraeuropea cioè del loro essere consapevoli protagonisti di questa storia, di questo mondo!, poi di una accresciuta sensibilità alla lettura delle immagini intorno a loro.
Io non starò in classe.
Questa riforma mi vuole chiudere in classe a studiare Garibaldi.
Io vorrei, per quel che concerne la letture dei segni, aprire loro gli occhi sulla vita, sulle immagini proposte dall'attualità e che presuppongono quelle di ieri..
Vorrei che fossero in grado di leggere e contestualizzare, di capire e di ribattere. Quest'anno ancora di più rispetto agli anno scorsi.
Io penso che dobbiamo, noi specialisti della didattica, iniziare con urgenza a occuparci del nostro e a mettere dei criteri ai quali non possiamo rinunciare.
Dobbiamo riprenderci con decisione il nostro ruolo di insegnanti di docenti, quindi recuperare programmi e modalità che rifiutino con decisione l'oscurantismo, la limitazione della libertà, la proposta retrograda e stantia che appare dalla cultura "monocorde dei media". Non ha senso organizzare le cose da "togliere" perchè su questo non saremo mai compatti.
A nessuno importa degli insegnanti siamo troppi e siamo reclutati col sistema antico e primitivo del "mors tua vita mea", e non si parla bene di noi!
Però penso che a tutti interessano gli insegnanti validi e competenti che appassionano.
Perchè non iniziamo a definire il nostro ruolo oggi, in questa società multiculturale?
Perchè non definiamo una proposta di continuo apprendimento e aggiornamento un laboratorio di analisi della realtà?
Perchè non ci poniamo un obiettivo alto?
Mi manca il clima di Carpi che raggiunse un apice nella meravigliosa lezione della scuola in piazza. Mi si piazzò (scusa la ripetizione-licenza poetica) nel cuore il grido "futurista" degli studenti che volevano distruggere i monumenti.
Non so se fu compreso da tutti. Paolo Gera e gli altri fecero un meraviglioso lavoro. Lavoro da insegnanti, costruirono e condivisero.
Propongo di condividere tutti, per quel che è specifico nella disciplina di ciascuno, un programma di insegnamento multidisciplinare: insegnamo la libertà!

A lezione di Tucidide, dal V secolo a. C.

dal Vallauri di Carpi mi arriva questo meraviglioso post!

"Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non
ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo
Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non
costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro
e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a
fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private,
ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi
e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale
sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buonsenso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in
pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di
giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del
valore.

Insomma,io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé
una felice versalità, la fiducia in se stesso,la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è
per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così."

(Tucidide - Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C. )

Caro Tucidide,
qui in Italia è tutto diverso e non sta funzionando, per niente!

giovedì 7 ottobre 2010

riflessioni sulla gita e il viaggio d'istruzione.

Sono ormai mesi che non si parla d'altro. Pare che la soluzione della così detta riforma sia BLOCCARE LE GITE.
In realtà io penso che sulle gite ci sa da fare una bella ripensata e sostituirle, davvero e una volta per tutte, in VIAGGI D'ISTRUZIONE.
Quindi pur sapendo di attirarmi tutti gli strali del mondo ho scritto a la-politeia la seguente riflessione.
Mi rendo conto che i miei interventi sono spesso poco condivisi. Avevo anche smesso di farne. Ma la questione mi interessa molto, Premetto che non ho, in questo caso, un parere chiaro e definitivo ma il mio intento è appunto quello di confrontarmi e maturarlo.

quindi ci riprovo.
Scusate la pedanteria ma vale, forse, la pena di dire che a scuola (nella pratica) si fanno due tipi di uscite: una dalla finalità più trasversale e ricreativa, ha come scopo principale affinare la conoscenza e l'integrazione del gruppo classe, l'altra ha come principale finalità l'approfondimento o la sperimentazione di moduli curricolari svolti in classe.
Quindi la prima è la "classica gita", la seconda è la visita didattica o il soggiorno studio (linguistico ad esempio).
Come insegnante precaria mi rendo conto che qualche protesta unitaria sarebbe importante e molto significativa tuttavia vorrei proporre alcuni spunti di ulteriore riflessione.
Come insegnate di STORIA DELL'ARTE (A061) la questione è ancora più drammatica: da una parte smetterò di insegnare tra 2-3 anni (quando la riforma sarà "a regime"), dall'altra mi chiedo: come attuare una didattica corretta dell'arte senza offrire una seria sperimantazione di questa? sarebbe come insegnare chimica senza laboratorio o informatica senza aula computer: sono tutte esperienze possibili, ma togliere a priori l'esperienza, impoverisce la didattica. (Questo concetto è "meno vero" al Liceo ma è "molto vero " in altre realtà scolastiche)
1) nelle due scuole in cui insegno si è presa in esame la questione. In entrambe durante riunioni sindacali, in entrambe i presidi hanno impedito qualsiasi accenno al Collegio docenti, di conseguenza non si sono fatte votazioni ufficiali e unitarie.
Conseguenza: all'Erica ( ind. linguistico) si sta per essere cancellare un soggiorno linguistico (soggiorno in famiglia + scuola) a Londra, proprio perchè l'organizzatore aderisce alla protesta. I ragazzi, coglendo il momento di indecisione eil pericolo di annullamento, semplicemente hanno chiesto di inserirsi nelle gite delle altre quinte ad Amsterdam ( totalmente slegata da ogni programmazione didattico curricolare di questa 5a).
Naturalmente io ho "denunciato" la scorrettezza in consiglio di classe. ma mi è stato detto che se il prof "Tal dei Tali" è disponibile e propone un programma adeguato (i programmi sono sempre adeguati, però quando si arriva non c'è mai niente di prenotato), non si vede come impedire a questa classe (così educata buona e carina), proprio alla fine dei cinque anni di coronare con una ella gita (ed io, che mi imbestialisco per queste cose, ricordo che la scuola non è un'agenzia di viaggi ma educa e insegna su programmi condivisi, le gite si fanno di domenica...)... ecc.
Ecco questa del viaggio ad Amsterdam non è una proprosta ALTERNATIVA al viaggio studio, questa è MENO SCUOLA e perchè si fa "meno scuola" PERCHè QUELLI CHE AVEVANO GIà ORGANIZZATO UNA PROPOSTA DI QUALITA' PROTESTANO.
Ai genitori nulla appare e la scuola perda un'altra occasione.
2) E' vero che, nel caso che le gite si riuscissero a tagliare ( ma non ci credo proprio che sarà un blocco totale), si incide sull'economia: ma l'economia di chi?
Semplicemente verranno licenziati un paio di autisti e di impiegati delle agenzie turistiche ( poi chi deve organizzare gli stage dei ragazzi avrà le sue grane ma questo non è detto).
Prova di questo mi pare sia il licenziamento di un noto e carissimo rappresentante di libri scolastici che era impegnato proprio nella zona di Carpi e Vignola (non aveva molti licei). Molte scuole della sua zona, guarda caso, hanno rimandato le adozioni ( soprattutto delle prime) a settembre ...

Conclusione: la mia proposta è di
non rispondere ai tagli con i tagli... ma proporre ricami sgargianti e preziosi.
al di là dello slogan bruttino propongo di colorare le nostre proteste che puntino sempre e comunque sulla qualità dell'insegnamento, perchè comunque in gita, se stiamo a casa noi, andranno altri, altri faranno i recuperi, altri...
e noi saremo ancora una volta visti come quelli che non fanno, evitano, si sottraggono.
Propongo ai colleghi di guardare alla complessità della questione e di continuare a pensare qualcosa di alternativo davvero: Penso alla "lezione in piazza" di Carpi. O all'iniziativa del Venturi sui canali di Modena che potrebbe essere ripresa e ripensata "ad hoc" Penso ad una mostra itinerante da allestire in occasione dei ricevimenti genitori in cui ogni scuola illustri ancora le eccellenze. Lo so si fa fatica, abbiamo già regalato tante ore, che non ci verranno mai pagate.
Penso ad uno spettacolo teatrale (tante scuole hanno il gruppo teatrale) che interrompe un mercato o una fiera.
Penso che la disperazione del momento dovrebbe farci creare qualcosa di uovo... se tutti insieme ci proviamo enon ci fermiamo alllo strappo.
detto questo. io comunque, a questo stato delle cose aderisco, in attesa di una nuova lotta in cui mi senta più rappresentata.
Rita Tonelli

martedì 5 ottobre 2010

5 ottobre: Giornata Mondiale dell'Insegnante


Il manifesto

1. Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante.

2. Insegnerò per favorire in ogni modo possibile la meraviglia per il mondo che è innata nei miei alunni. Insegnerò per essere superato da loro. Il giorno in cui non ci riuscirò più cederò il mio posto ad uno di loro.

3. Insegnerò mediante la dimostrazione e l'esempio, il riconoscimento dei miei errori illuminerà il mio percorso.

4. Accompagnerò i miei alunni alla scoperta della realtà che li circonda, assecondando e stimolando in ognuno di loro la curiosità e la ricerca, le domande e la passione.

5. Non potendo trasmettere ai miei studenti la verità, mi adoprerò affinché vivano cercandola.

6. Incoraggerò nei miei studenti l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente e di non rassegnarsi mai di fronte alle difficoltà. Io stesso provvederò a formarmi e aggiornarmi continuamente.

7. Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere.

8. Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati. La mia visione del mondo mi guiderà, ma non sarà mai legge per loro. Il dubbio e la critica saranno i pilastri della mia azione educativa.

9. Promuoverò lo studio per la vita e contrasterò lo studio per il voto.

10. Raccoglierò elementi di valutazione, rifiutando approcci semplicistici e meccanici che non tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi, dell’impegno e della crescita complessiva del singolo alunno.

11. Lotterò affinchè la scuola sia la scuola di tutti, la scuola in cui ogni studente possa apprendere seguendo tempi e tragitti individuali. Farò in modo che i miei studenti mi scelgano e non mi subiscano.

12. Aiuterò i miei alunni a illuminare il futuro leggendo il passato e vivendo in pienezza il presente. Li aiuterò a stare nel mondo così com'è, ma non a subirlo lasciandolo così com'è.

13. Resterò fedele a questi punti in ogni momento della mia azione educativa, pronto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli formali e burocratici che si presenteranno sulla mia strada.


lunedì 27 settembre 2010

tattile


Non c'è dubbio che quando questo periodo di grazia, tra esattamente 2 anni, finirà avrò diversi problemi da risolvere. In qualche modo dovrò occuparmi di portare a casa qualche centinaia di euro al mese, non so se riuscirò in questo, ma anche se riuscirò c'è una cosa che mi mancherà moltissimo...
No, non saranno banalmente i "ragazzi", qualche "banale Giulia", come mi faceva notare oggi Giulia, appunto. No sarà una cosa più specifica: da nessuna altra parte come a scuola troverò più la fantasia del sovvertimento.
Quest'anno ero, più di ogni altro, ben pronta a quello che sarebbe successo, ero certa della fatica, della noia, della frustrazione, della cooperazione...
E invece tutto è diverso... mi aspettavo di dover insegnare arte invece mi trovo a dire "Morbido è una parola tattile, sta meglio rubensiano"
Ecco dopo questa frase è stato chiaro che ancora una volta non ho capito niente!

lunedì 20 settembre 2010

a domanda risponde


Domanda: Dove e quando (anno e decennio ) è nato il "Gotico"?
Risposta: E' nato in epoca Rinascimentale è stato diffuso dai goti in Italia (V sec circa)

PENSO CHE QUESTO CAPOLAVORO ( RIPORTATO LETTERALMENTE) DEBBA RESTARE A FUTURA MEMORIA!
Quando c'è bisogno di un piccolo aiuto, quando sei di fronte alla difficoltà di tutti i giorni lì c'è ... Proffarte!

P.S: la risposta giusta era Il Gotico ebbe origine in Francia, più precisamente nei dintorni di Parigi, presso il complesso monastico di Saint Denis quando, nel quarto decennio del XII secolo, l'abate Suger ristrutturò la chiesa di origine carolingia con l'intenzione di costruire un edifico che potesse dare al fedele l'idea della Gerusalemme celeste come era descritta dall'Apocalisse.
(Eduard Munch, L'urlo, 1823, Oslo,Nasjonalgalleriet)

domenica 19 settembre 2010

inizio iniziale: per una guarigione dal virus del pregiudizio!

L'incontro con i futuri studenti è sempre delicato e difficile.
Direi, dall'esperienza, che tanto più questi sono digiuni dell'insegnamento della storia dell'arte tanto più , non solo è tranquillo e semplice l'impatto, salgono le probabilità di un rapporto profiquo e anche, ma non è scontato o obbligatorio, interessante e piacevole.
Venerdì ho conosciuto una nuova classe, io ero molto tranquilla, loro, direi non tanto.
Penso che ricorderò a lungo alcune loro risposte del test d'ingresso che ho voluto "somministrare" (il didattichese è spesso sadico "somministrare come una purga").
Non ho ancora capito se ho fatto bene a presentare il test. a me interessava vedere il punto di partenza, quanto, del lavoro fatto era rimasto, quale tipo di linguaggio avrei dovuto utilizzare.
Beh, non sto dicendo che è meglio il non sapere, solo che la responsabilità della conoscenza è cosa dura, dura da accettare.
Mi verrebbe da dire: bene adesso che ho corretto, che ho misurato la presenza dei prerequisiti, e che ho rilevato la pressochè inesistenza dei prerequisiti per affrontare l'arte medievale, adesso che è tutto nero su bianco, che faccio?
Che faccio quando mi si dice che opera d'arte classica significa letteralmente "di classe", di pregio?
Quando si è convinti che il Pantheon celebri 5 dei?
Quando il termine Colosseo sia legato al nome del costruttore? ( che sia il Colossi di Rodi?)
Come me la cavo ad andare oltre se metà della classe non sa cos'è l'acropoli? o pensa sia il quartiere residenziale dei ricchi, o degli aristocratici?
O se diversi confondono l'"ellenistico" con l'"ellenico"? arrivando a pensare che l'ellenismo è antecedente al periodo classico?
Ecco questo è il pregiudizio: pensare che queste cose al classico non ci possono essere. e perchè? questi studenti non sono sempre gli stessi ragazzi che potevano iscriversi agli istituti tecnici o professionali?
Non sono sempre quelli che ballano nelle stesse discoteche con Sara che mi ha parlato della famosa "Adozione dei Magi"?
Quindi perchè mi scandalizzo? Dove sta il problema?
Sta forse nel fatto che stanno dichiarando la necessità di imparare? e allora?
Farò quello che ho sempre fatto: ringrazierò tutti per le risposte, ci faremo due risate insieme (benedicendo il sacro nume del buonumore che anche quest'anno pare non ci voglia abbandonare!) e spiegherò le cose dimenticate e fraintese.
Queste verranno prontamente apprese, quindi voleremo, con un minimo ritardo verso la scoperta dell'arte medievale!
(Gentile da Fabriano "Adorazione dei Magi" 1423, Firenze, Uffizi)

martedì 14 settembre 2010

Relazioni professionali


La relazione è una parte fondamentale della professione insegnante.
AAHAAHHAHHAHAH che follia.
Relazione e professione: sono due robe che non ci stanno troppo insieme.
La parola professione squalifica (squalifica con la q) la parola relazione.
La relazione presuppone un IO disinteressato e sincero, la professione un IO distaccato e asettico.
Ok non sono professionale!
Non ho altro da dire!
(G.B. Moroni, Il sarto, 1570-75, Londra, National Gallery)

lunedì 13 settembre 2010

l'inganno e il tradimento

Insegnare arte a scuola, forse l'ho già scritto perché è proprio un mio "pallino", è un tradimento all'arte, significa dunque ingannare lo studente.
Sì! mettiamocelo in testa subito, non si può fare arte a scuola.
In effetti non si chiama "Arte" ma "Storia dell'arte" che sarebbe come dire "Contestualizzazione dell'opera d'arte".
Mi piace molto il verbo "contestualizzare" cioè inserire in un contesto che è come dire rimettiamo al suo posto una cosa che è uscita fuori dal suo contesto originario, ora la troviamo in disordine, allora dobbiamo ricostruire tutto quell'"intorno" che, facendo parte di un'epoca passata e -a volte di un luogo scomparso- adesso non esiste più.
Ma questo non è arte, è premessa indispensabile -il famoso sine qua non- alla comprensione dell'arte.
Poco c'entra nell'arte il "bello" o il "non mi piace" più o meno queste categorie si usano in storia dell'arte come in matematica.
Sarebbe come chiedere a un nutrizionista notizie riguardo un alimento e questo risponde "buono! o almeno, a me piace!" Beh non sarebbe una informazione interessante!
Il preconcetto che, tra le arti, si ripercuote soprattutto sulle arti visive è dovuta al'immediatezza della fruizione: per ascoltare una musica ci vuole tempo, per vedere un balletto anche o per leggere un libro... ma per un quadro, apparentemente, basta un attimo.
Lo guardi e l'hai conosciuto, addirittura ne vedi una riproduzione e quindi lo conosci...
No questo è l'errore.
Occorre capirlo e contestualizzarlo a volte bisogna decodificarlo, per fare ciò bisogna restituirlo alla complessità culturale che lo ha generato ed eventualmente modificato nel corso del tempo.
Comunque, l'insegnamento della storia dell'arte non si basa nemmeno sull'esperienza veloce, e dicevamo insufficiente, della visione perché non si basa sull'opera originale ma s'accontenta della riproduzione.
Quel che è piccolo viene ingrandito, quello che è grande ridotto; poi tutto diventa schermo o pagina...
Quindi che senso ha studiare arte a scuola?
Lo stesso senso che imparare una lingua straniera: a scuola si impara a decodificare un documento in attesa di vederlo dal vero
Anche il tedesco lo s'impara in attesa di usarlo quando si sarà in un paese di lingua tedesca.
Quindi come possiamo imparare arte se non facciamo riferimento all'originale?
E' facoltativo frequentare luoghi d'arte?
No è parte integrante del percorso didattico, indispensabile, come la madrelingua d'inglese, o il viaggio studio in Francia.
E' un naturale completamento!
(Boulanger e aiuti, Salone del Palazzo ducale di Sassuolo, Mo)

domenica 12 settembre 2010

stravaganze o accettazioni?

Esuberante! o forse stravagante, non ho capito bene... Questo suono è stato appena percepito nell'aula magna della nuova scuola.
Ma non mi interessa come mi definiscono le persone che non amo.
Ad un certo punto della mia vita ho pensato che era troppo importante la serenità per ascoltare i commenti degli altri e che sarebbe stata una inutile frustrazione inseguire il consenso di tutti.
Così, molto lentamente, ho cominciato a perseguire l'intento dell'ironia, dell'auto ironia.
Il non prendersi troppo sul serio, perchè non siamo così importanti, è la mia legge.
Del resto, se il mio mito è Audrey Hepburn, è perfettamente inutile che mi vesta come lei!
Io sono io e lei è lei: mitica e inarrivabile.
Inutile negarlo: ho quei 2 o 3 (decine) di chiletti in più, e anche se io lo negassi , insomma sarebbe inutile, il resto del mondo lo saprebbe bene.
Posso nascondere questa abbondanza con abiti consoni? e a che servirebbe?
Posso nascondermi in abiti scuri... ma perchè?
L'essere oversize è una vergogna? un delitto? un peccato? Ma per favore, non esageriamo...
L'accettarsi è un dovere e il migliorarsi non c'entra con la taglia 44!
Questo discorso vale ancora di più avendo a che fare con i ragazzi e gli addolescenti.
Quindi spazio all'allegria: ai colpi di luce blu, alle unghie colorate... soprattutto largo spazio alla trasformazione dei difetti in pregi.
Studiando arte, soprattutto costume, questa è una lezione costante che gli artisti ci danno: i grandi del passato spesso hanno lavorato proprio sui loro difetti, gli incidenti che la vita aveva loro riservato, sono stati spesso la spinta verso il capolavoro, hanno sublimato quelli che erano limiti!
Ecco, non è facile, ma tranquilli non sta a noi giudicare la nostra vita!
(dante farricella, profffarte)

sabato 11 settembre 2010

Primo giorno di scuola

Cosa farò il primo giorno di scuola???
Mah ... solo l'idea mi fa girare la testa.
Al Barozzi non ci sono molti problemi: nelle vecchie classi continueremo come se ci fossimo lasciati 2 giorni prima, come fosse lunedì.
I ragazzi delle nuove classi, le 2 classi terze, mi hanno già visto girottare per la scuola o in occasione di una supplenza, quindi farò l'appello e inizierò con la regola d'oro!
"Forse, durante l'anno, qualcuno si potrebbe chiedere: interroga la prof di arte? Non fatevi dei problemi, ma rispondetevi con la regola d'oro. La prof di arte interroga sempre, tutti, su tutto! così non ci sono dubbi!"
Quindi farò ripetere qualche volta il famoso ritornello: "Sempre, tutti, su tutto. Sempre, tutti, su tutto..."
Potrei fare anche l'appello dell'"esperto d'arte"... mmmm ci penserò... perchè "presente" ripetuto 20 o 30 volte m'annoia. Invece "autore ed opera", beh è una risposta sicuramente migliore.
Poi si comincia punto e basta.
Al Muratori entrerò, dirò come mi chiamo e, nel frattempo, distribuirò il test d'ingresso! subito... e che Dio me la mandi buona!
La prima lezione verrà fatta commentando il test d'ingresso!
Il consiglio che mi è stato amorevolmente affidato è di non infierire, la regola d'oro qui non potrà essere usata???? ma penso che la userò in quinta e in prima...
Primo giorno di scuola, primo giorno di lezione, in cui si chiariscono le posizioni e le premesse, in cui si traccia la griglia, e soprattutto si introduce un lessico comune.
Primo giorno di scuola, primo giorno di lezione, che è una recita come lo è la vita.

pre-giudizi


Sono brutti i pregiudizi.
Lo so e, già di per sè, non sono segno di grande intelligenza ed elasticità mentale... no, sicuramente!
Ammettere di avere dei pregiudizi è un'ammissione di colpevolezza!
Va bene, l'ammetto: sono qui a pestare i piedi perchè so già, prima di iniziare, che la 3 B liceo Muratori sarà dura... molto dura.
Pregiudizio? sì: l'ho già detto! Ma anche esperienza,
ma anche conoscenza del "know how" del Muratori,
ma anche autocritica nei confronti dei proprio modi e di alcuni "piccoli, trascurabili, irrisori" limiti della sottoscritta
Non ho mai fatto mistero del fatto che il classico non sia la mia scuola preferita, propro perchè io il classico l'ho vissuto.
Poi questo del Muratori...insomma non è esattamente il mio ideale di scuola superiore e poi... beh e poi c'è stata una dolorosa scoperta recente: credevo che al Liceo Muratori si potessero scegliere diverse opzioni dal PNI, al linguistico, al tradizionale classico al potenziamento dell'arte.
Invece no
Una volta scartata la scelta delle lingue, si pongono due strade: o il potenziamento matematico -PNI- o quello artistico. Ancora una volta "fare arte" significa scartare la matematica: come all'ERICA o al professionale turistico, tanto che un ramo si chiama PNI e l'altro, quello con 2 ore di arte dalla 4 ginnasio si chiama "classico". Mai una scuola in cui si scelga di studiare storia dell'arte.
Comunque, tutto questo ora finirà perchè le prime non faranno più nè l'uno nè l'altro!
Al Liceo Muratori, dove sono stata accolta, come "scarto" avrò tre classi del corso B.
La 5 gnnasio, a I liceo e la III liceo.
La III mi da molto da fare! "ma se non li hai ancora conosciuti?"
E' per questo che parlo di pre-giudizi!
Ci guarderemo in tralice, li guarderò lungamente, uno, ad uno... e già so, che non capirò nulla!
Alcuni di loro avranno giurato di odiarmi perchè amavano il loro prof. di arte precedente: Pirondini, mito di vecchia data del Liceo, appena andato in pensione.
Ecco questi avranno la mia stima, perchè la fedeltà è un sentimento nobile!
Altri, aggiungeranno al mio, i loro pregiudizi sul come si insegna storia dell'arte -si sa che gli studenti sono i maggiori esperti di didattica- e affileranno le armi per una battaglia che spero finisca presto a "tarallucci e vino".
Vorrei dire loro che capisco che sia difficile cambiare didattica dopo 4 anni; vorrei anche avvisarli del fatto che sono consapevole che non è esattamente sempre piacevole assistere alle mie performance, che possono tranquillamente pensare quello che credono sul mio modo di "recitare l'arte".
Mi piacerebbe cambiare nome alla materia cosicchè gli studenti possano seguire le mie lezioni, e forse, tra un po', anche appassionarsi (magari) senza temere di tradire colui che hanno amato.
Se poi avranno la compiacenza di seguirmi, se riusciranno a lasciare un piccolo varco tra la convinzione della conoscenza acquisita, forse potrei introdurre qualche dubbio, qualche punto interrogativo, qualche piccola fenditura... e lì potrei , forse, buttare i semi della passione.
Forse, dico forse, perchè anche io sono pervasa totalmente dal pregiudizio e, da prima donna, non recito se non vedo il pubblico adorante...
chissà...
chissà...
come potremo chiamare questa disciplina? "decodifica del documento artistico" mi viene il mal di pancia....
"Ragionamenti sulla cultura artistica" oddio, troppo pretenzioso.
beh lo chiederò a loro!
purchè non mi propongano di fare collezione di francobolli!
;)
(Pietro Longhi: Il rinoceronte, particolare, 1751, Venezia, Ca' Rezzonico)

lunedì 21 giugno 2010

Amara-mente: IO A QUESTA SCUOLA DICO NO!

Cosa è successo in questi mesi?
...di tutto!
Forse si è riaperta quella ferita che lo scorso anno si era presentata sotto forma di un'escoriazione. Ma lo scorso anno c'era qualcuno in grado si sanare e di rasserenare, quest'anno proprio non c'è nessuno.
Lo scorso anno c'era stata una battaglia, anche pesante e solo parzialmente condivisa con i colleghi, ma la situazione, sebbene tardivamente, era stata condivisa con un preside che si era rivelato capace e deciso nel condividere e rimediare, e capire!
Cosa c'è da condividere?
Una dichiarazione sullo scopo dell'essere insegnante.
Mi pare persino assurdo scriverlo: il mettere i ragazzi al primo posto, sempre e comunque, in una condizione di rispetto e di crescita umana, intellettuale e culturale.
Crescita umana, mi sembra debba stare al primo posto e credo sia presupposto non negoziabile, nemmeno paragonabile ad un sapere, e ad un saper fare, legato ad una professione
Essere insegnante dunque penso debba essere improntato al rispetto per la persona che cresce, chiunque sia e qualunque siano le sue condizioni di partenza.
La conoscenza è presupposto del rispetto e non c'è conoscenza senza relazione.

Non ho alcuna conoscenza della sociologiao di psicologia quindi è giusto che io mi fermi qui.
Non so esattamente come sono arrivata a questa convinzione, non so dove ho "preso" questi concetti che ho, erroneamente, pensato fossero alla base di ogni scelta all'insegnamento. Ricordo alcuni momenti in cui ho condiviso questi aspetti con pochi colleghi; in particolare penso siano forse nati dai colloqui con Naldo, sui treni, tra le lezioni, o anche, forse tra una mostra e un museo. Ricordo che oltre a parlare di arte si parlava che senso avesse insegnare arte, a scuola. Che senso aveva infilare quelle poche ore di arte, come fare, ma soprattutto perchè. Naldo non ha mai insegnato arte ma ha voluto, voluto fortemente e con convinzione, essere un insegnante di sostegno.
Sta di fatto che quel primo nucleo che è nato in me assieme alla mia voglia di trasmettere le conoscenze di Storia dell'arte, si sono sempre meglio definite e maturate.
Mi è sempre parso fosse scontato pensare che se qualcuno trasmette la conoscenza, lo faccia come un atto d'amore: si può trasmettere, quindi regalare, affidare, qualcosa che è vivo e vitale (la conoscenza non è morta, è modificabile e vivace) a qualcuno senza amarlo? Sì, sicuramente, ma è una scelta incauta che presuppone due caratteri, la si dona superficialmente ( e allora è informazione, ad una conferenza io dico cose , senza curarmi che vengano recepite profondamente) o non si è coscienti della grandezza del dono.
Quest'ultima è assai grave e un insegnate che non sa dell'importanza del suo sapere... beh è un ubriaco al volante. Preferisco non parlare di questo.
Ad una carissima collega che ogni mattina si presentava a scuola sempre curata ed elegantissima, suscitando l'attenzione di colleghe e alunne, venne chiesto il motivo per questa davvero splendida attenzione all'aspetto e al vestito, ella con la semplice grazia che la caratterizzava -e ancora la caratteriza- rispose, "questo è il Luogo del Sapere, io lo considero un Tempio, merita ogni rispetto proprio perchè qui si trasmette il sapere"
Rimasi profondamente commossa dalla risposta, il Luogo del sapere in questione è un istituto professionale, mi chiesi quanti insegnanti avrebbero dato questa risposta.
Insomma , per farla breve mi ritrovo oggi in una scuola che ha messo al primo posto altre cose, tutto direi, e per ultimo ha lasciato il bene, il rispetto, la crescita dei ragazzi.
Sì, è così: senza alibi!
Non ha alibi un corpo insegnante che pensa che sia più importante della trasparenza del patto educativo il proprio posto di lavoro (che lavoro è quello che calpesta chi dovrebbe aiutare a crescere autonomamnete!)
Non ha scusanti chi per il prestigio di pochi, sacrifica il bene dei ragazzi!
Non ha scusanti chi non chiarisce ai genitori, prima dell'inizio dell'anno scolastico, le materie e gli obiettivi della scuola -adesso sono bene chiari e disponibili- dopo averli abbagliati con false promesse, che non è possibile mantenere, in nome della paura di ritiri e cali di iscritti!
Come affrontare i ragazzi che volevano fare altro e che sono stati dirottati ad una scuola superiore o da (ora palesi) falsi orientamenti o dalla impossibilità di ospitarli in altri istituti che questi avevano scelto?
Quale rispetto sarà richiesto a questi che sono stati usati come numero per ottenere chissà quali agevolazioni?
Come verrà giustificato il loro disinteresse per discipline che non volevano fare?
Come si comunicherà ai genitori la necessità di "dover cambiare" la scuola...
e soprattutto come si faranno i conti con la "professione insegnante" che svilita a "travasatore di nozioni" rimarrà deludente e frustrante?
A parte l'inizio d'anno, che sarà roccambolesco, senza aule,senza laboratori, senza pareti, senza...
quanti ragazzi avranno il coraggio di ritirarsi e far valere il diritto di decidere liberamente la propria istruzione (art. 34 della Costituzione) , prima che il danno sia irreparabile?
Il mio grosso problema è che considero imprescindibile il rispetto reciproco nella relazione discente-docente: che rispetto dimostro verso la persona che non ho provveduto ad informare meticolosamente sui suoi diritti (istruzione consapevole) ma solo pretendo sia rispettoso dei doveri (regolamento d'istituto)?
IO A QUESTA SCUOLA DICO NO!

lunedì 15 marzo 2010

senza la musica (dedicato a gabriele 14-marzo)

In questi giorni penso molto alla musica, sicuramente per via della situazione climatica...
ahahahah. No davvero! La neve che insiste sotto il sole che sa di primavera: beh questo è un contrasto musicale, non c'è che dire...
Ok! dicevo pensavo alla musica e alle canzoni e ho forse trovato una risposta alla mia riluttanza musicale: ho sempre ascoltato cantautori fin da quando ero piccolissima.
Soprattutto Edoardo Bennato, conosco a memoria interi "LP" si chiamavano -ma io li ascoltavo in cassetta- ed ero obbligata perchè i miei fratelli li "mettevano su", a tutto volume e o lo sentivi o uscivi di casa...
Poi è arrivato Vasco Rossi, proprio quando io amavo Claudio Baglioni (ora lo detesto), chiaramente in casa era la guerra, ma una guerra di parole e non di musiche.
Poi ho cercato e ascoltato Guccini e Bertoli... gente che pensa alle parole e la musica la fa poi, da coronamento; gente che fa comizi che scrive sentimenti e incazzi, ma lo fa con la filosofia del salmo: è preghiera umana -meravigliosamente umana- cantata su una melodia e potrebbe forse essere anche un'altra, ma preghiera rimane.
Quindi la conclusione é ovvia: tenuto salvo Vasco e recuperato un certo Ligabue, quello che rimane, oggi, adesso -a parte M I N A (e 4 lettere non sono abbastanza) che non è giusto mettere con gli umani- è Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti.
Ma questa non è musica!?! ... e io che ho detto!

mercoledì 3 marzo 2010

un tesoro di teresa

Mia nipote si chiama Teresa.
Non è una bambina perfetta e infatti ha due difetti: non fa capricci e non conosce la tristezza.
Non è normale, lo so! a cominciare dal nome: Teresa.
Teresa ha quasi le stesse lettere di TESoRo.
Ma quasi, perchè se dici "tesOrO" hai la bocca rotonda come quando sbadigli o borbotti -temo sia colpa di quelle due O-, mentre" TerEsA" si dice col sorriso: dalla E alla A gli angoli della bocca vanno sempre più vicino alle orecchie -forse è per dire un segreto-.
Insomma il segreto io lo so perchè Teresa non è bimba da farti dispetti: il segreto è che mi ha fatto un regalo, un regalo per il prossimo Natale, ma me lo ha dato adesso, è un bellissimo cuore con la lettera R.
R di iRene, di pietRo e di teResa. che sono sempre nel mio cuoRe

giovedì 25 febbraio 2010

iconografia cristiana moderna

Chiara mi contatta qualche settimane fa con una di quelle richieste che idratano l'ego rinsecchito dalla stanchezza di metà anno.
"Prof, conosce la chiesa nuova di Quartirolo?""No, Chiara, so a mala pena cos'è Quartirolo!""Ho bisogno della sua consulenza, ci sono delle sculture che non mi piacciono venga a vedere se è un problema mio, magari devo solo abituarmi, o se proprio ..."
Prendiamo appuntamento : Chiara si offre per farmi da guida a questa nuova chiesa che le piace, a parte le sculture.
L'incontro pare sia destinato a slittare, un inconveniente dietro l'altro, ma finalmente il giorno dell'appuntamento arriva...e curiosamente coincide alla prima escursione dei miei studenti a Berlino.
Pensavo a questo mentre scendevo dall'auto parcheggiata a metà tra la chiesetta antica e la costruzione modernissima a forma ovoidale con una sgraziata croce rossa ( in via Carlo Marx ha il suo lato ironico).
Berlino è tornata nella mia mente anche quando accompagnata da Chiara mi appresto ad entrare e vengo investita dalla luce blu della splendida vetrata.
"Qui c'è la simbologia del battesimo e dell'acqua" spiega critica.
Sono stupita: la vetrata è meravigliosa e di fronte a questa una piccola vaschetta in vetro di Murano; lo stesso vetro decora la parete, ormai ho capito il gioco, rappresenta una cascata; giù nel pavimento la ceramica è interrotta per lasciare spazio ad altro vetro che simula un corso d'acqua, "il mar Rosso, il Giordano", è indispensabile oltrepassarlo per entrare in chiesa... e passare sotto alla rappresentazone dello Spirito, che finalmente non ha più la forma di colomba ma è diventato un argenteo soffio di vento.
Prima di essere una appassionata di arte sono stata affascinata dalla simbologia cristiana, che è stata la mia origine, la mia iniziazione all'arte, sarà quindi tautologico precisarlo ma ero già innamorata ... quando però mi giro per dirigermi verso l'altare vedo le sculture...
Sono due lastre immense, a bassissimo rilievo, in stucco bianco, che separano l'ingresso dall'aula liturgica: la prima, posta verso l'ingresso, raffigura l'imminente lotta tra Giacobbeo e l'angelo, che sta scendendo dalla scala, l'altra che coincide con questa ma è rivolta verso l'interno della sala, si chiama impropriamente "trittico di Maria". Tra le due c'è il dubbio, giustificato, di Chiara: una caricatura di Giovanni Battista. A dire la verità è l'unico obbrobrio della splendida aula ecclesiale, lievemente asimmetrica grazie alla cantoria soprelevata lungo il lato sinistro, che ha una bellissima forma avvolgente.
E' vero, i banchi sono di dubbio gusto, ma l'ambone-pergamo, meravigioso, nasconde e al tempo stesso ostenta uno splendido sepolcro. Il piccolo altare a specchio con "la confessione" delle reliquie a vista è incantevole e, dietro a questo, si trova un delicatissimo sovvertimento delle forme tradizionali: al posto della solita forma concava dell'abside c'è la forma convessa della base di un campanile. La torre campanaria non verrà innalzata ma la base è la sala dell'adorazione: il tabernacolo che si amplia in una saletta appartata e circolare (allude alla perfezione di Dio). La presenza dell'eucaristia è, come sempre, segnalata dalla lampada rossa che è visibile in tutta la chiesa grazie ad una finestrella.
Uscendo Chiara mi ha spiegato anche il belllissimo soffitto ligneo che assomiglia alla costruzione della chiglia di una grande nave anche se è solcata da una fenditura verticale che fa entrare la luce del giorno.:"E' l'arca di Noè" allunde alla Salvezza ...
Meravigliosa quest'arca rovesciata, sorprendente per la semplicità con cui ha sposato l'antica eterna simbologia al nuovo astratto stile del nostro tempo.

senza Berlino



Avevo accarezzato a lungo il sogno di andare a Berlino con gli studenti e alcune colleghe, avevo seguito con abnegazione il progetto e con trepidazione il passaggio tra sogno e realtà.
Con le colleghe avevamo impavidamente disintegrato e risolto le difficoltà che erano sorte: una ad una.
Con orgoglio ed entusiasmo avevamo contaggiato gli studenti e loro , puntuali, avevano risposto in massa.
Cameratescamente avevamo collaborato alla stesura di un programma dettagliato, ideato percorsi e steso itinerari, organizzato serate e ipotizzato funambolici e teorici progetti collaterali.
Follemente avevamo ideato la presentazione alle classi partecipanti...
... ... poi il destino ci ha messo lo zampino...
e la prof., che è anche mamma, ha lasciato il primo per il secondo, di ruolo!
Così i ragazzi sono a Berlino e le colleghe anche ... io sono qui...
...niente Berlino per quest'anno.

martedì 16 febbraio 2010

dislessia

Soutine, non è tra i miei preferiti.
Lui e gli altri due suoi "compagni" di sventure e non, Chagal e Modigliani, li conosco abbastanza poco, non ho mai avuto modo di studiarli approfonditamente.
Tuttavvia Soutine l'ho incontrato diverse volte e il primo incontro con lui l'ebbi sulle tracce degli animali squartati che, nell'arte, uniscono tre personalità distanti di età e paesi: Annibale Carracci, Rembrandt, Soutine.
Ripeto: Annibale Carracci ( e il nome è d'obbligo perchè sono i Carracci contemporanei sonotre -e poi c'è Antonio, meno conosciuto e della generazione seguente-), Rembrandt (del cui nome abbiamo parlato e non ha bisogno del banale cognome per distinguerlo) e Soutine...
Soutine è il cognome ma il nome come fa?
Avrei giurato Claim...
Per la mostra sul Ghetto che resterà allestita fino al 11 marzo ho preparato 5 fogli con brevi riflessioni su cosa voglia dire per Soutine ebreo essere un artista.
Ho cercato immagini, copincollato e tradotto titoli e didascalie. Ci ho lavorato e non mi sono accorta, no dico, non mi sono accorta, che si chiamasse Chaim. Io per anni l'ho chiamato Claim! Come testimonia il titolo della sezione della mostra:
La storia di un artista ebreo:

Claïm Soutine

frappe

Le frappe devono sciogliesi in bocca e rompersi in mano, ti devi sporcare di zucchero a velo, se no non è carnevale.
Poi ognuno le fa come vuole, la forma è libera, ma la frappa è uno "scherzo di dolce" e bisogna prenderlo per quello che è... non lo si offre alle cene formali, non è dolce da tè o da signorine educate è da fiera, da burla, da festeggiare con abbondante allegria.

venerdì 12 febbraio 2010

a Boston passando da Rimini


Ieri siamo andati a visitare la mostra "Da Rembrandt a Gauguin a Picasso. L’incanto della Pittura. Capolavori dal Museum of fine Arts di Boston" organizzata da Linea d'Ombra presso Castel Sismondo a Rimini. La mostra l'avevo già visitata: non è un granchè. Come sempre fa "Linea d'ombra", manca totalmente l'aspetto critico, lo studio, l'allestimento è banale, i commenti alle pareti, quando non sono incomprensibili, sono inutili e stupidamente lunghi...

" Immagine che nella sua perfetta armonia di sentimento quotidiano e tensione mistica, dà il senso più vero di cosa sia la pittura, non solamente celebrativa, di argomento religioso. Dialogo continuo e serrato tra un “qui e ora” e lo svariare di luci che conducono altrove dal mondo. Come nel capolavoro di Francesco Cairo, e siamo nel Seicento inoltrato in terra adesso di Lombardia, con la decollazione di Giovanni Battista. In quel grande, allagato buio che in altre opere quasi struggenti del medesimo secolo giunge invece dalla terra spagnola. Dai Santi di Zurbarán, al Cristo flagellato di Murillo, al San Domenico in preghiera del Greco. Dove torna, meravigliosa e suadente, quella memoria notturna e lunare che proviene dall’esempio di Tintoretto visto e studiato a Venezia."
Marco Goldin, ideatore e direttore di Linea d'ombra, è una certezza di superficialità "l'arte è per tutti, perchè tutti sono in grado di apprezzare la bellezza!"
Ecco se fosse così avrebbe ragione "la riforma scolastica" che ha tolto la storia dell'arte da tutta la scuola secondaria italiana eccetto che dai licei!
Non è affatto così, naturalmente, ma Linea d'ombra si allarga e continua ad esporrein diverse città, mentre le organizzazioni di mostre tradizionali, quelle che mentre allestiscono promuovono la conoscenza dell'arte, sono state chiuse o versano in condizioni alla soglia del fallimento!
Quale è la differenza?
L'organizzazione di Goldin è un business: prende opere da tutto il mondo, pagandole profumatamente, le espone ricavandone denaro dagli ingressi e da accordi, promozioni ecc (ricordiamoci che 15 anni fa pochi conoscevano Treviso, ora città d'arte conosciuta e frequentata, grazie alle prime esposizioni degli impressionisti fatte dalla neonata Linea d'ombra a Ca' dei Carraresi). La capacità di pubblicizzarele esposizioni di arte è efficace, il pubblico ormai identifica Linea d'ombra con gli impressionisti e l'arte in generale.
Allora perchè andarci? Perchè addiritura portarci le classi?
  • Perchè Rimini è più vicina di Boston e l'occasione di "vedere dal vero" è sempre il fondamento della didattica della Storia dell'Arte
  • sui quei pittori, temi, tecniche ci stiamo ragionando da mesi, anni. Ecco infatti ho portato le due classi quinte.
...con le quinte si cominciano a tirare le fila
  • hanno bisogno di "provare" le conoscenze teoriche "sul campo"
  • é possibile impostare una seria e condivisa riflessione sull'opera d'arte come bene comune,
  • è necessario impostare un ragionamento sulla collocazione dell'opera -dopo anni che parliamo di destinazione originaria- del suo allestimento sia in museo, sia , anzi a maggior ragione, nella mostra temporanea;
  • confronto tra questa e altre mostre ("Signorini" a palazzo Zabarella Padova)
  • e infine sul tema "presentare un'opera" sia come interpretazione-contestualizzata e motivata, sia come racconto ispirato.
Ecco a questo proposito l'altra ragione per andare alla mostra con la classe: il concorso che mi pare sia stimolo importante per produrre un racconto che parta dall'opera...

Insomma per riassumere la scuola è un luogo di elaborazione delle esperienze e non si accontenta mai dell'incontro con la cultura in maniera acritica ma sempre interpreta, confronta, analizza e discute.

Quindi ieri a Castel Sismondo abbiamo soprattutto dato una lettura critica, spesso in maniera divertente e divertita.

mercoledì 3 febbraio 2010

abbassare il livello significa aumentare la noia.

scrutiniiiiiiii.
1,2,3 10 scrutini. Nome voto, voto nome.....
aaarrrrrrrrrrrgggggggggggggg!!!!!!!!! io non ci capisco niente...
Cosa vuole dire 5 cosa vuole dire 6?
Cosa c'entra la quantita con il sapere? ...e la qualità si misura? e gli indicatori?... e il livello di partenza e l'emotività, le capacità, le possibilità? Tutto in un voto!!!
No, va bene, si può fare! Solo che, sia chiaro, il mio voto è relativo!
Sarà ma non mi piace.
Andrà bene, ma è falso...
Sarà codificato ma non ci credo.
Come mai, in una scuola, ho meno insufficienze considerando tutte e 6 le classi, rispetto all'altra scuola dove ne ho 14 in una sola classe!
Ma io sono sempre quella!
E chiaro che in una scuola mi sopportano anche, nell'altra andrà sempre peggio perchè mi odiano proprio. eappunto come già dicevo da qui sgorga naturalmente l'odio per la materia. Cioè non si innesca alcun rapporto positivo, costruttivo...
E io continuo a chiedermi cosa posso fare per migliorare le cose: non ho trovato risposte accettabili, ma solo alcune ipotesi che non sono praticabili, oppure forse lo sarebbero se fossimo in quarta.
Il fatto che è tremendo insegnare una materia umanistica iniziando dalla quinta. E' sempre stato uno strazio perchè si riesce a dare un metodo, se non ce n'è uno prima, o almeno, se quello precendente non è più comodo.
Io pretendo il ragionamento e questo crea dei problemi, molti problemi.
Mi sono chiesta se fosse possibile abbassare il livello che richiedo a questa classe, cioè forse dovrei accontentarmi del riconoscimento dell'opera. Ma qui il limite è mio: non sono capace di fare cose senza senso, mi deprimono e fare cose deprimenti, deprimere la gente è oppressione. Anche chiedere troppo è oppressione... lo so! evidentemente io chiedo troppo.
Ma come mai chiedo troppo: perchè sono richieste eccessive o perchè richiedono un studio al di sopra delle loro possibilità!??? E' difficile saperlo anche perchè la classe è un insieme disomogeneo. So che in questa scuola ho il doppio delle ore per classe, rispetto all'altra.
...e il programma è anche minore, quello di arte, poi c'è costume...
Quindi quasi il doppio della spiegazione, con meno mezzi però... è vero qui non c'è video proiettore e computer, almeno non tutte le lezioni, nell'altra scuola c'è da una settimana quindi anche questo motivo non regge.
Non ha senso chiedere solo il riconoscimento è una fatica inutile, ma se anche facendo violenza su me stessa , mi abbassassi a tanta stupidità, il commissario d'esame che non sono io, si accontenterebbe? ammettiamo di sì, sarebbe posssibile ricordarsi, col solo aiuto della memoria e non del ragionamento 50-60 opere?
Potrei farne meno? Venti? venti opere per conoscere 2 secoli d'arte?
No, questo sarebbe disonesto: non esiste essere pagata per 4 ore alla settimana e fare un programma così minimo.
Allora scartiamo le 20 opere che non sono dignitose. Come facciamo a insegnare 50-60 opere a 24 ragazze non studiose?
Io conosco solo un modo: bisogna insegnare loro ad usare il ragionamento. Ma non è possibile... No! da sola non posso farcela!
e secondo me il problema è proprio questo: queste ragazze non sanno fare dei ragionamenti complessi, non è stato loro insegnato a ragionare.
Se mi si permette tutti quei 6-7 in italiano e storia sono molto sospetti, anche per il fatto che ci sono ragazze che faticano a capire le consegne...
E io adesso, concretamente cosa posso fare?
Mi è capitato già diverse volte, anche lo scorso anno le 12 ragazze del turistico mi facevano letteralmente impazzire, ma questo era chiaramente una sfida: "nelle altre materie mi danno 6 anche se non studio e questa di arte cosa vuole adesso da me?" ma erano in quarta e hanno passato le prime settimane di quest'anno ad invocare il mio ritorno...
Perchè il problema è questo: quando si incomincia a ragionare non ci si accontenta più, i discorsi inconcludenti si riconoscono lontano un miglio...
A cosa serve la storia dell'arte? la domanda è mal posta, si dovrebbe chiedere a cosa serve la scuola? a capire come si ragiona: perchè ogni disciplina, ogni ambito, ha una sua metodologia.
quindi l'arte deve mettere la sua tesserina nel mosaico della crescita intellettuale.
Allora, a meno che non vengano suggerimenti, io continuerò così. Posso fare un aggiustamento però, posso aderire di,più al libro di testo per facilitare lo studio domestico.
Non posso nemmeno fare richieste meno vaste in quantità perchè all'esame porteranno tutto il programma, quindi nemmeno questo addattamento, alla fine, sarà a loro vantaggio.

lunedì 1 febbraio 2010

La didattica del "goccino" e la sua coda.

Cerco di capire e di essere solidale con tutti i miei studenti che sono afflitti da un qualsiasi disturbo... ma la noia non è un disturbo!
L'interrompere la lezione arreca un diverso tipo di disturbo...
Comunque la noia è lo spazio d'oro da riempire con i sogni, i progetti, è lo spazio della più estrema utopia.
I ragazzi di oggi sono, nella sostanza, identici a quelli di ieri, ma sono meno abituati a gestire la noia, hanno la mente "barocca" e professano l' "orror vacui"!
Cercano sempre l'impegno e sopiscono l'istinto basico. Per istinto basico intendo i bisogni corporali primari: fame, sete, pipi e..."la grossa".
Quando si allontanano dall'attività che li assorbe profondamente, qualunque essa sia, si riattiva l'istinto basico = (tradotto in termini scolastici) quando si interrompe la relazione -sia con aggeggi elettronici sia con esseri umani interressanti- e si siedono al banco si accorgono dei bisogni corporali.
Quindi non bisogna prendersela se salutano l'insegnante con un "posso uscire?", ne' arrabbiarsi per l'inevitabile "l'effetto filotto": come una ola si alzano 2-3-5 mani con la stessa richiesta. Così inizia la processione, uno entra e l'altro esce...
Non bisognerebbe prendersela, io invece non riesco a gestirla questa domanda. Anche perchè
"sei appena rientrato da 20 minuti di intervallo!" ma è chiaro che io vedo la questione dal mio punto di vista e loro dal loro!
Sono due punti di vista opposti.
So bene che, per vivere quell'intervallo, alcuni di loro sopportano 3 ore prima e 3 ore dopo: di noia, a volte di mortificante verifica, altre di sbadigliante attività poco stimolante il cervello... evidentemente sono ore in cui si esprimono al meglio gli stimoli basici.
Dal mio punto di vista non è così... ma è inutile dirlo.
Da alcuni anni, accantono per 5 minuti la mia amatissima Storia dell'arte, per spiegare la "Teoria del Goccino"(T.d.G.), con tanto di disegnino della vescica alla lavagna.

La "Teoria del Goccino" dice che: se tu vuoti la vescica -anche se non hai lo stimolo- per l'intervallo, questa potrà sicuramente contenere tutta la pipì che produci in 3 ore di lezione. Infatti, se tu senti lo stimolo, non vuole dire che la vescica sia piena fino all'orlo, ce ne sta un altro po'.
Annuncio importante
: la vescica, in quanto parte del corpo umano deve essere rispettata, ma non è lei che comanda, comandi tu!
Prima di effettuare una visita d'istruzione sarà indispensabile un attento ripasso con verifica sull'argomento, al fine di evitare crisi isteriche alla sottoscritta e all'incauta vittima...
Quando poi sono in classi femminili azzardo anche di più e illustro brevemente gli esercizi di Kegel, fondamentali per allenare il pavimento pelvico che, sarà strano, ma è un muscolo del corpo e non un relitto di soffitta della casa ellenistica!

La teoria, fondamentale per la corretta convivenza, ha una coda che è la seguente: se in classe si rispetta scrupolosamente la T.d.G. allorquando qualcuno dovesse manifestare una urgenza può, anzi, deve uscire con sollecitudine senza chiedere o aspettare il permesso. Ma questo sarà un evento tanto sporadico che la lezione s'interromperà e tutti resteranno sospesi in una tale preoccupazione che non potranno pensare ad altro fino al ritorno dell'infelice che dovrà raccontare con sobria competenza l'accaduto e ricondurci ad una serena disposizione d'animo adatta al conseguimento degli obiettivi specifici della lezione.

ahahaahahah

Se qualche ironico prof di scienza passasse di qua, non tarderebbe a confermare che questa non è una lezione di anatomia, ma di buona educazione!

(immagine: M.Duchamp, La fontana, 1917)

Palindromo

01-02-2010



C. Escher, Cielo e acqua I, 1938, xilografia

domenica 31 gennaio 2010

Dislessia & arte

La cosa più difficile da capire è che un dislessico ha un problema di decodifica di codici e non c'entra niente con la intelligenza...
Ho un bel da ripetermelo.
Poi c'è anche il fatto che la dislessia non è un malattia, non si guarisce.
Anche questo me lo ripeto da circa un anno.
Avrei avuto bisogno di parlare con mia nonna, e lei mi avrebbe guardato con gli occhi piccoli e annacquati dalla vecchiaia e dalla cataratta poi avrebbe detto "pchè murir" e basta!
"Peccato morire" perchè ce ne è sempre una da imparare, tutti i giorni.
Comunque bisogna che questo post io lo scriva perchè se no continuiamo a prenderci in giro.
Io scrivo perchè voglio vincere questa dislessia che ho scoperto solo poco tempo fa e che nella mia vita mi ha fatto tanto male e mi ha fatto tanto bene.
Ho scoperto di essere dislessica a 41 anni, non è passato un anno... quando è stata diagnosticata a mio figlio.
Non immaginavo di essere dislessica perchè la mia vicenda scolastica è abbastanza normale: un disastroso liceo, una faticosa, ma tutta mia, laurea in lettere moderne indirizzo filologico (e chissenefrega se ci ho messo 9 anni) e ho anche collaborato alla scrittura di una parte di un manuale di Storia dell'arte.
Così io l'ho saputo a 41 anni e mia madre a 71!
Qualcuno penserà che, a questo punto, non sia importante, invece lo è, eccome!
Perchè se mi metto a parlare con qualcuno che mi conosce da tanto tempo, compagne di scuola, di giochi, se mi metto a pensare alle umiliazioni e alle prese in giro di Covezzi (che insegnava italiano, ma non lo chiamo prof.) o di suor Lucia, che insegnava inglese a quelle brave, a me no perchè tanto non capivo niente (e non avevo i soldi per andare in Inghilterra d'estate), mi appare chiaro che queste cose hanno inciso profondamente in quello che sono e in quello che faccio oggi.
Adesso lo so che sono dislessica e probabilmente anche disgrafica, a giudicare dal fatto che all'università mi sono imposta di imparare a scrivere bene ricopiando gli appunti ogni giorno, e ho anche qualche problema coi numeri e le quantità, a giudicare dal fatto che non riesco proprio a visualizzare cifre alte o volumi, o riconoscere sinistra destra o tenere il ritmo...

Ho iniziato ad insegnare tardi, di questo ne parleremo un'altra volta, ma la prima cosa che ho capito è che la storia dell'arte è una disciplina fatta per i disturbi d'apprendimento! Sembra fatta apposta perchè è una mappa concettuale in se stessa.
Io non lo sapevo, a me piaceva e prendevo bei voti.
M'attraeva la simbologia, la complessità... racchiusa nell'immediatezza dell'immagine. Il concetto che, in un "disegno", ci fosse un discorso, mi ha sempre fatto impazzire, perchè ha il fascino della caccia al tesoro che valica i confini del tempo e dello spazio; è un enigma gentile che ti conquista mentre lo mediti e ti affascina mentre lo risolvi.
Soprattutto l'opera d'arte è una compagnia generosa, che si lascia maltrattare, che non si vendica se la interpreti male, ma si mette lì, in silenzio, a consolare il tuo bisogno di bellezza. A volte ci prova a insinuarti il dubbio, ma poi si accontenta di un'occhiata ogni tanto e non protesta, nemmeno quando la dimentichi. A dire il vero non sparisce del tutto, la lasci in fondo, sepolta d'altro, ma basta imbatterti casualmente in lei, perchè subito si manifesta l'idea di conoscerla, come un compagno d'asilo.
Ecco mi sono persa di nuovo...
Comunque il fatto è che, da dislessica, sono arrivata fino a qui, a impormi di scrivere per continuare a riflettere, magari a migliorare, o, per lo meno a non perdere quello che mi è stato insegnato, che ho imparato sulla scrittura.
Soprattutto quello che mi ha pazientemente insegnato Simona, mentre tentava di decodificare i miei pensieri involuti e confusi, di trasformarli in frasi intelligibili, da spedire all'editor durante la stesure del manuale.
Quella del manuale non è stata una cosa facile: anche perchè la fatica della scritturea era accompagnata dalla rabbia che si sedimenta nei banchi di scuola quella che, se non si rimuove, rimane e s'incancrenisce.
Quanto male fa il prof che dall'alto del suo sapere, convince l'allievo dell'incapacità? Può essere innocente, può essere superficiale in quest'azione di devastazine dell'autostima?
Scrivere per me significa fare i conti: prima di tutto con quell'antica rabbia della studentessa che -piena di idee, anche originali e degne di essere esposte- veniva sempre sanzionata perchè non riusciva a maneggiare il mezzo, poi con la frustrazione dell'università che mi ha costretta -con un banale inganno- ad evitare l'ennesima bocciatura allo scritto di italiano all'università (dopo 4 o 5 tentativi) e ha accettato un voto basso all'orale.
Quindi non c'è nulla da imparare in quello che scrivo, ne' penso siano cose intelligenti, sono solo una prova di scrittura, prima di tutto per convincermi che posso scrivere (e che incapace era chi mi insegnava a credermi tale) poi per potenziare e mantenere ciò che i quintali di libri che continuo a leggere, non riescono a trasmettermi: la punteggiatura, la facilità di scrittura, la consecutio dei verbi, il pensiero piano...
(immagini: Pablo Picasso Ritratto di Ambroise Vollard , 1909-1910, olio su tela, cm 92 x 65, Museo Puškin di Mosca. Marc Chagall, La Promenade, 1917-1918 - olio su tela, cm 170 x 163.5, State Russian Museum, St.Petersburg)

post di servizio








IMMAGINE DEL COMPITO
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2.Questa opera contiene caratteristiche palesi che ne facilitano la tua attribuzione:
a. descrivi attentamente il tema e prova ad azzardare un titolo (motiva con opere studiate la scelta)
b. avanza e motiva l'attribuzione di un autore (quale ragionamento ti ha portato a prendere una simile decisione)
c. inserisci l'opera in movimento artistico evidenziando BENE i motivi e le caratteristiche.
    d. definisci bene i caratteri stilistici e avvia paralleli con opere

sabato 30 gennaio 2010

Ridere a scuola

Ci sono molte cose che le persone serie, cioè quelle che hanno deciso di fare un mestiere vero, si perdono!
Oooooh certo anche quelli che hanno deciso di "rimanere a scuola" si perdono molto, ad esempio una bella vacanza in Grecia a fine maggio, la fioritura delle zagare in Sicila ad Aprile, la settimana bianca con i prezzi bassi e le piste da sci vuote...
Però, in casa mia, è così:  nessuno lavora e al mattino tutti si va a scuola!
A scuola c'è un sacco di gente e di solito c'è anche una bella allegria che si moltiplica a mano a mano che ci si allontana dalla sala insegnanti e dalla segreteria.
A scuola capita sempre qualcosa d'interessante e a volte si ride, ma proprio tanto!!!!!!!
Si ride per i motivi più diversi a volte solo perchè si è contenti e questo è sconsigliato, criticabile, perchè la scuola è un posto serio, dove si studia, dove si conserva e tramanda il sapere.
A me, questo sembra un buon motivo per sorridere e visto che io a scuola ci sto bene, le belle volte che rido... e proprio di cuore, anzi sghignazzo proprio.
Si dice che durante un cambio d'ora, mi si abbia visto ballare per le scale cantando "Baciami ancora" di Jovanotti, o che al Paradisi -nuova sede, pavimenti lucidi da specchiarsi- preferissi raggiungere la classe in scivolata. Io non ricordo assolutamente, però prima di smentire, dichiaro che trovo entrambe le ilazioni .. plausibili, se non addirittura probabili.
Penso che stare con tutta questa gente sia una esperienza interessante, che tende a diventare entusiasmante in quelle giornate dove tutto funziona, quando ognuno dà il meglio di sè.
... il che non è uguale a dire: "quando tutti studiano e sono disciplinati", ma piuttosto "quando tutti si sentono accolti, accettati" e regalano agli altri il loro lato migliore.

Le giornate peggiori sono quelle che precedono il "giudizio universale", quando ci si prepara alla separazione dei buoni e dei cattivi... ecco se potessi stare a casa lo farei volentieri, ma non si può.
Cosa succede a fine quadrimestre? Una successione esasperante e inutile di verfiche e interrogazioni a rotta di collo. Il risultato è sempre lo stesso, con le dovute eccezioni: se lo studente ha sempre studiato, il risultato è buono -ma lo sapevamo già- sono mesi che inanella lodi, elogi, domande intelligenti, voti positivi! Se, invece, lo studente non ha mai studiato anche questa sua ultima performance sarà, ahimè, negativa e anzi peggiore delle altre: per lo studio disorganizzato, per le nozioni non sedimentate, per la preparazione affrettata e a questo si unirà, per l'occasione, uno stato d'animo negativo dovuto alla stanchezza, all'ansia, alla consapevole disperazione, alla paura del risultato negativo.
Però la categoria "studenti bravi e studenti insufficienti" comprende pochissimi nomi, infatti, la "normalità" sta nella categoria "abbastanza bene e qualche volta male". Qui c'è la maggioranza.
Ecco questa è la categoria vivace cioè quella che si muove tra gli scalini della scala docimologica, esplora l'atteggiamento infuriato del genitore, si pregia del complimento del prof, sa cosa vuole dire sopportare l'onta del 2 e passare la notte a recuperarlo. costoro sono quelli esperti, che la scuola la sperimentano appieno senza privarsi dei piaceri della vita.
Ecco, lo so non dovrei esprimermi ma lo dico "scorrettamente", questi sono i migliori, indubbiamente!
Sono quelli che si permettono di dirti con la massima serietà che Il monaco in riva al mare è uno di Monaco di Baviera, lasciandoti sbalordita per un secondo, poi in preda al più delirante sghignazzo della giornata, per poi incastrarti in un ragionamento allucinante "va beh in fondo è romanticismo tedesco: poteva starci che fosse uno di Monaco...". ( Cosa è che ti fa provare, una dopo l'altra, le più estreme emozioni? L'arte!)
Questi sono quelli che, quando fai fare un ragiornamento sul tema mitologico nell'Ottocento e incautamente proponi Saturno che divora i suoi figli di Goya e La nascita di Venere di Cabanel, alzano la mano. "Dunque hai trovato un parallelo tra Saturno e la Venere? Dimmi..."
"l'orbita, è abbastanza parallela prof..."
Lo so avrei dovuto dargli un 2 , ma perchè? Goya e Cabanel rimangono quel che sono e una risata intelligente non toglie il sapere, anzi, aggiunge buon umore!