domenica 25 dicembre 2011

premessa alla rappresentazione della donna nell'arte

 La storia dell'arte non inizia mai, non come la letteratura italiana che inizia ad un certo punto, nel XIII secolo più o meno con San Francesco o Cielo d'Alcamo o Cecco Angiolieri, e da lì in poi si può dire questa è letteratura italiana...
L'arte invece... mah, inizia con l'uomo, o con la donna o, probabilmente, come la poesia del XIII secolo anche l'arte inizia dalla necessità della relazione... e di raccontarla o di esprimerla o di lasciarne una traccia.
Probabilmente è la relazione tra l'uomo e la necessità del cibo o il riconoscimento della divinità...
Ma forse non si può dire arte ciò che non è consapevole di essere linguaggio artistico o iconografico.
Magari tra tutti i modi di intendere l'arte potremmo definire qui, a premessa, che qui ci occuperemo della rappresentazione d'arte della donna intendendo l'immagine artistica come documento di una epoca.
00 Le Veneri preistoriche.

01 Ammesso e non concesso che la storia dell'arte europea abbia la sua premessa necessaria nell'arte greca  forse l'inizio potrebbe essere individuato in quelle tre rappresentazioni che sono

l'Hera di Samo,                                                         la Venere di Cnido 

 


la Menade danzante
.















E' immediata l'idea che almeno un piccolo posticino sia necessario per l'immagine maschile che in Grecia la fa da padrona. Solo in Grecia? No anche a Roma e anche nell'Italia cristiana dei barbari e del Medioevo.

L'eroe e il dio greco perfetti armoniosi sono perfettamente allineati con la idea della razionalità, il combattente, l'imperatore, l'oratore esprimono con vigore l'eroicità romana. solo un piccolo posto, trascurabile resta all'altra metà del cielo che pare oscurato dalla polvere della gloria maschile...

Ritratto di bambina (arte al femminile II parte)


2. Bronzino, Bia de Medici, 1542, olio su tavola, 59x45 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi

Bia era la primogenita di Cosimo de Medici, la figlia naturale del giovanissimo Cosimo, nacque prima ancora che il duca salisse al potere. Cresciuta nella corte ducale, educata dalla nonna Maria Salviati, con gli altri figli legittimi di Cosimo. La sua vita è circondata da un alone di mistero, ignoto è anche il nome della madre.
Tuttavia la fonti raccontano che era amatissima da Cosimo che la portava sempre con sé.
Il ritratto del Bronzino, uno dei pittori ufficiali della corte dei Medici è il preferito dal Granduca, ci rivela la predilezione del padre per questa bambina: Bia è ritratta in tenera età, a 5 anni, con un abito sontuoso e gioielli preziosi. Questi sono inusuali per una bimba così piccola anche se figlia di una famiglia ricca e importante, vestiti e oggetti di lusso erano invece spesso riservati ai giovani eredi maschi.
Tra i gioielli, significativo è il medaglione che Bia ha al collo: contiene un profilo del padre, Cosimo I.
Prezioso è lo sfondo blu fatto di polvere di lapislazzuli che rende la piccola tavola un gioiello in se stessa ed evidenzia il luminoso incarnato della bimba, sul cui viso è dipinto un sorriso appena accennato.
Nell'anno stesso in cui è stata ritratta la bambina si ammalò di una febbre che la portò a rapida morte.

3. L. Fontana, Antonietta Gonsalvos, 1594-1595, olio su tavola, cm 57 x 46, Blois, Musée du Chateau.

Il destino di questa bambina fu piuttosto singolare, come si conveniva a chi era diverso. Lavinia Fontana l'ha ritratta in posizione frontale, con il busto leggermente girato verso destra quando aveva forse otto anni. I suoi capelli, acconciati verso l'alto con una coroncina floreale, sono pettinati come anche i lunghi peli che ha sulla faccia e che lasciano fuori solo il naso e la bocca. Indossa uno sfarzoso vestito riccamente decorato con disegni e chiuso al centro con una fila di bottoni dorati, un colletto bianco liscio con un elegante bordo di pizzo che ritorna sui polsini ugualmente bianchi. La bimba tiene un foglio in mano sul quale è scritto:
Dalle isole Cannare fu condotto al Serenissimo Enrico re di Francia Don Pietro huomo selvatico che de presente si trova presso il Serenissimo duca di Parma del quale fui io Antonetta, et hora me trovo presso alla Signora Donna Isabella Pallavicina Signora Marchesa de Soragna.
Quindi il foglio è una iscrizione che racconta, per sommi capi, la storia della bimba ritratta.
Questo è il più famoso dipinto che documenta la ricerca e le collezioni di strani oggetti o esseri viventi esotici oppure capaci di suscitare stupore e meraviglia.
Antonietta è figlia di Petrus Gonsalus, capostipite di una famiglia che durante gli ultimi anni del XVI secolo acquistò notevole fama in Europa proprio per l'insolita e rara patologia da cui erano affetti i suoi componenti: l'Hypertrichosis universalis congenita, che ricopre la pelle di una diffusa peluria concentrata soprattutto sul volto.
Petrus era nato nelle isole Canarie e fu condotto alla corte francese di Enrico II, dove fu educato alle lettere e alle buone maniere ed esibito come vivente meraviglia esotica.
Il dipinto attribuito a Lavinia Fontana fu commissionato dalla marchesa di Soragna non per lei, che avendo a disposizione l'originale non era certo interessata, ma per altri collezionisti, forse i Gonzaga di Mantova dove il dipinto è documentato nel 1626.

Mirabilia
Il volume "Monstrorum historia" (1624) dello studioso Ulisse Aldrovandi, fondatore della prima cattedra di scienze naturali a Bologna documenta che le immagini furono strumento importante della ricerca scientifica. Infatti lo studioso vantava una collezione di circa cinquemila immagini a tempera, commissionate ad un gruppo di artisti che lavoravano sotto la sua direzione. E' comunque necessario precisare che tra le immagini dei testi scientifici che ritraggono Antonietta e il dipinto che sono sempre di Lavinia Fontana vi sono alcune differenze: la prova grafica coglie soltanto il volto della ragazzina, raffigurata in posa informale, con i capelli raccolti in una coda; la tela, invece, ne propone la figura a mezzo busto, mentre indossa un abito elegante, con un alto colletto di pizzo e bottoni d'oro e con un'acconciatura decorata con fiori e fiocchetti. E' possibile che il dipinto sia una rielaborazione del disegno, eseguita su richiesta del committente.

Per una storia dell'arte al femminile (arte al femminileI parte)


1A. Wiligelmo, Creazione di Eva, 1106-10, bassorilievo in marmo, Modena, Duomo.

Wiligelmo, nel primo bassorilievo della facciata del Duomo di Modena, compie un'opera poetica straordinaria. Un'opera inusuale per l'epoca in cui vive, 900 anni fa, e per oggi. Pone la nascita di Eva come momento centrale della sua prima lastra della Genesi. La creazione dell'uomo è raffigurata attraverso il sollevamento di Adamo che viene “tirato su” dal terreno, afferrato per il capo mentre è ancora malfermo sulle gambe, come non fosse del tutto in grado di reggersi.
Subito dopo, Adamo addormentato è raffigurato sul bordo di un corso d'acqua, dal suo petto esce Eva, Dio la prende per mano per agevolare la sua uscita. E' commovente questa attenzione, quasi galante, che il Dio “di Wiligelmo” riserva ad Eva e non ad Adamo.
Lei è presa per mano come si usava tra membri di una medesima condizione sociale, come era in uso nel sancire un accordo, come se si trattasse di un matrimonio.
Probabilmente questa iconografia fa riferimento ad un significato simbolico che si deve leggere in chiave non antico testamentaria ma catechetica: Adamo sul corso d'acqua è simbolo del catecumeno che si appresta a diventare figlio di Dio, attraverso il Battesimo (acqua) e a fare parte della Chiesa (sposa di Dio) rappresentata da Eva.

1. Velazquez, L'adorazione dei magi, 1619, olio su tela, cm 203 x 125, Madrid, Museo del Prado.

L'adorazione dei magi non è il dipinto più famoso di Velazquez, però condensa, in una maniera misteriosamente affascinate, l'idea di donna che affonda le sue radici più profonde nella nostra cultura mediterranea, europea, cristiana.
La donna è madre, è colei che incarna il mistero della vita. Porta in sé quell’afflato divino del creatore che continua, nonostante la quotidiana sperimentazione del limite e del dolore, l'opera incessante della vita nuova.
Questa Maria è, tra le tante altre raffigurazioni, una speciale ma-donna: speciale perché solenne e venerata dai magi, ricchi, sapienti e “cosmopoliti” (si direbbe oggi), nonostante sia del tutto terrena, del tutto umana. Nell'accostarci al dipinto verrebbe da chiederci: “Che fanno questi magi? Perché si inchinano?”
Questa donna ha appena finito il suo lavoro, forse l'ha interrotto frettolosamente avvertita dell'arrivo di questi ospiti straordinari, e ora sta impettita e a disagio davanti ai re, non li guarda, è timorosa, non si attenta nemmeno ad alzare lo sguardo.
Tutto il senso d'inadeguatezza di Maria ce lo comunicano le sue mani che non sono le mani di colei che è predestinata ad essere la madre di Dio; no, sono piuttosto le mani di una donna che lavora, sono grosse e sgraziate, tengono il bimbo fasciato come terrebbero un vaso di cristallo, con la soggezione e l'attenzione di colei che non si sente del tutto all'altezza di maneggiare simili preziosità.
Ecco perché questa ma-donna, e non un'altra, inizia questa esposizione, perché è una donna che lavora e, ora si trova, lei come tutte le donne, a meditare (sulle esperienze più o meno personali) che sulla formazione della nuova vita è un dono davvero misterioso.






Idee con e per Raffaella

Pensavo se fosse possibile scrivere, esaminare, analizzare, criticare, una intera storia dell'arte scritta da donne e sulla rappresentazione della donna. 
Mah...! 
La vado pensando e me la fabbrico da tanto tempo nella mia mente che ho paura che diventi vera. O meglio che mi accompagni per troppo, che occupi la mia vita o una parte significativa di questa... e poi la lasci andare per un nulla, per un niente, e mi spiacerebbe.
La mia misera esperienza dello scrivere non è per nulla soddisfacente. Non so perchè, forse perchè nasce dalle viscere più che dalla ratio, che è nel frigo e mal si predispone ad accompagnare fuori da me le cose che amo.
E quindi la produzione scritta mi lascia sempre insoddisfata e sfinita. Scrivere probabilmente è uno scavo troppo profondo e spossante, ...e frustrante. Cuore, occhi, mani, cervello... davvero troppo!
Del resto se fosse cosa da poco non m'importerebbe per niente.
 Dovrebbe essere dunque dall'arte greca alla contemporanea... 2700 anni: mmm già questo 2700 non va, non dice nulla.
Non importa se l'hanno già scritto, il nostro sarebbe diverso perchè avremmo l'intento di ender piane le finte complessità dell'arte!
Un capitolo speciale sulle donne artiste.
Una serie di percorsi trasgressivi:
1.origine originale raffigurazione creazione di Eva, natività, origine du monde di Courbet.
1 bis. Eva e Maria due donne e una idea di donna.
2 Immacolata
3 Maria e il libro
4 Costretta e rinchiusa: abiti e idee.
 Argomenti tanto amati e che sarebbero tanto importanti oggi per capire qualcosa del nostro presente e per rompere con qualche  stereotipo del passato:  sarebbe bello riuscire a distruggere qualche stereopito culturale con la super-ficialità di un'immagine, di cent'immagini!
Sarebbe liberante scrivere robe per 100, 1000 pagine e mettere lì quello che vorremmo spiegare alle bimbe che arte non la studieranno mai, a scuola! :P

(Artemisia Gentileschi, Allegoria della pittura, 1638, olio su tela di cm 98,6 x 75,2, Londra Kensington Palace.)




giovedì 8 dicembre 2011

Tra Don Giovanni e Crozza (2 parte) denuncia della crisi del sistema



Da quanto detto se ne deduce sia totalmente inutile mantenere governanti inefficienti. Del resto, il sistema politico non pare abbia mai funzionato bene... sì qualche eroe, qualche essere superiore, c'è stato. In una società che aveva principi morali più radicati, si riconoscevano le capacità di quei pochi... ma soprattutto passavano come virtuosi grazie all'ignoranza del popolo che era solo parzialmente informato sulle schifezze dei parlamentari. Questi erano, e qui sta  la vera differenza, persone colte ed istruite, quindi facevano, forse meno o forse più schifezze, ma con uno stile tale che salvava le apparenze. Quando poi qualcuno veniva beccato... beh la vergogna c'era.

La vergogna adesso non c'è più, la soglia morale è abbassata al punto che bisogna scavare la buca: la brava persona è quella furba e al di sopra delle regole!
Questo non mi va giù!
Non si tratta di fare riforme e manovre si tratta piuttosto di prendere seriamente in esame che il sistema parlamentare, basato sui partiti politici, è superato.
Si tratta di ammettere che il sistema di vita non è più conciliabile col sistema economico della banche.

Si tratta di iniziare a pensare un'Italia che ha delle autonome potenzialità e di sfruttare quelle, con testarda e appassionata convinzione.
Si tratta di tessere una tela nuova e di gettare quella che non regge più i rattoppi:  avendo constatato il fallimento del sistema  è naturale proporre l'autenticamente nuovo che coincida con l'umanamente sostenibile.
E' idiota fare affidamento sulle industrie di trasformazione che si basano sull'esportazione di tutto -dalle materie prime all'energia, allo stoccaggio ed eliminazione degli scarti di produzione- e ci lasciano disoccupazione e inquinamento.
Che senso ha produrre armi? e produrre auto? L'Italia produce inquinamento, disoccupazione e malattie: non mi sembra propriamente un piano sviluppo.

L'Italia è per natura ponte e incontro.

L'Italia è geograficamente in mezzo ad un mare che non è difesa ma collegamento.

L'Italia ha autentiche e originali vocazioni da secoli e basta poco a scoprirle e ricominciare da lì, con coraggio e ostinata utopia... il resto son balle.
 E aggiungo solo che non saranno dei bravissimi settantenni a ripartire dalle nostre profonde e autentiche vocazioni e a proporre come farle divenire ragione di crescita e sviluppo cioè a inventarsi il modo per presentarsi, con l'Europa, davanti al futuro.

Tra Don Giovanni e Crozza (1 parte) denuncia della crisi del sistema

La situazione della così detta crisi economica mi pare sia piuttosto spiacevole. Il fastidio non è quello proclamato giornalmente da giornali e tg, quello è molto più che spiacevole e fastidioso. Penso che da mesi ormai si giochi con l'intelligenza della gente,quella che si prepara da mesi ai sacrifici che appaiono e scompaiono a seconda del portavoce del momento come se la crisi fosse una oleogramma che se lo guardi da un verso dice "solida situazione economica ristoranti pieni" ma se lo inclini dall'altro "crisi economica e default". Mi sono resa conto da tempo che il problema (della cultura italiana, della disoccupazione, della recessione, della crisi economica...) reale e concreto non può avere soluzione semplicemente perchè è posto alla istituzione sbagliata.

La politica da tempo è composta da gruppi di persone che, come il don Giovanni di Mozart, giura di occuparsi degli interessi del popolo e tutela solo i propri. Da tempo il dialogo tra l'Italia e la politica è basato sul voto e su psedo convincimenti alimentati da originali dialoghi allo specchio, senza un sano contenzioso; ormai è passata come normale la pratica di allontanare quelli che la pensano diversamente o addiritura il contornarsi da mediocri e fedeli assertori di quello o dell'altro parere politico.

Il politico di mestiere ormai non è più educato a  "fare il politico" e, se prima dissimulava con arte il suo disinteresse per il bene della nazione, ormai, grazie alla rustica Lega e allo scandaloso PDL, è manifesta l'incapacità- non dico di governare- ma addirittura di rappresentare.

Dunque quest'estate abbiamo avuto modo di assistere allo squarcio del velo: il governo incapace, bugiardo e inconcludente non riusciva ad essere sorpassato dall'opposizione! Insomma non c'era nulla da fare se non prendere in mano la situazione, ma, come nel gioco dei bambini, la patata bollente avrebbe fatto fallire qualsiasi alternativa partitica.
L'alternativa alla corruzione era il nulla!
La situazione si è trascinata al punto che era difficile capire chi aveva proposte e pensieri degni o chi, più semplicemente, descriveva la realtà denunciado l'incapacità di reagire e di progettare del governo. Le denunce arrivavano però, non da politici, non da opinionisti o i giornalisti, ma solo dai comici, fino all'apice del 1 novembre.

All'opposizione il PD ha rivelato inequivocabilmente il sospetto di lungo tempo: era più importante restare immacolati, dal peccato di tassare l'Italia o di dichiarare bancarotta, che tentare il bene degli elettori.

Se la Gelmini e la Carfagna sono state, ai miei occhi, i più eclatanti esempi dell'inefficienze e incapacità di politiche e di Ministre, rivelando la loro abbietta vocazione a bamboline stupide, hanno però avuto il triste merito di rendere evidente, attraverso le loro scandalosa performance o le loro intorrerabili latitanze, che la classe politica è incapace di governare gli italiani.
La classe politica è semplicemente un'assemblea di parassiti autoreferenziali che hanno come unico scopo la loro fama, il loro interesse, la loro personale e autonoma realizzazione.
Sono innetti, disinformati, incapaci e sordi. Lo hanno dichiarato più volte questo autunno: "è chiaro che io voterei per mandare in galera quel farabbutto, ma seguirò la linea del partito"; "certo, io la penso diversamente ma il partito..."
Senza arrivare alle tristi performance dei falliti tentativi di diminuire il numero dei politici o della diminuizione dei loro compensi scandalosi, il rimandare le loro pensioni... Nessuno ha mosso un dito per promuovere quel sistema di equità che destra, sinistra e centro hanno abbondantemente sbandierato.
 Non mi scandalizza la corruzione della classe dirigente: era roba già accaduta, analizzata e derisa. Ma siccome leggere è faticoso e può essere che qualcuno fraitenda e non capisca, Hogarth lo denunciò nel Settecento con otto tavole dipinte La carriera del Libertino nel 1735, e, se non basta, Strawinsky nel 1951 lo musicò in The Rake's Progress. Quindi quando la politica ha chiamato i tecnici rendendo chiaro a tutti che gli eletti non erano degni della nostra fiducia, non erano in grado... si è acclarato che gli itaiani stavano pagando più di 600 parlamentri inefficienti e costosi.
Secondo me la rivoluzione è legittima anche per molto meno.
 Fine prima parte





sabato 15 ottobre 2011

Ideicidio


Sono mesi che lavoro ad un progetto. da gennaio , più o meno ho il pensiero fisso su quest'esposizione sull'iconosgrafia della donna.
Mesi che non penso ad altro.
Insegno e penso a come organizzare, vado a vedere mostre e cerco l'idea giusta,scelgo un libro da acquistare e stai certo che c'entra col progetto.
l'esposizione si è fatta ed è finita. Doveva essere riproposta in chiave trasformata ed è stata annullata improvvisamente proprio quando le idee s erano tutte sistemate in testa.
Disastro! tragedia!
Sono orfana , sono vedova sono senza un progetto avvincente, senza un sogno e tutto all'improvviso senza preavviso proprio nella fase in cui l'idea ha preso forma completamente, è sata messa sulla carta e aspetta solo di vedere la luce.
invece la luce non la vedrà mai! hanno compiuto un ideicidio!

quando finiscono i sogni


Un paio di settimane fa mi è venuto in mente di fare aggiustare un braccialetto.
era rotto, strappato, ed era stato riposto, da diversi anni nel cassetto, abbandonato.
Ricordo perfettamente quando l'ho comprato, invece appena ho il confuso ricordo di quando si è rotto.
L'ho portato da una signora che ha un negozio in centro. Quando glielo ho mostrato mi ha detto: "ahhh un "dodo" costerà un po' ma lo aggiusto". ( non è originale)
Poi ha insistito un po' per cambiare l'apertura: era convinta del fatto che fosse comoda la chiusura a calamita, due semisfere che si attirano e stanno unite da due calamite.
L'idea non mi è piaciuta da subito: non amo le calamite. Mi danno fastidio perchè ripropongono lo stesso schema, non si adattano.
Non mi piacciono nemmeno le chiusure delle borse con la calamita.
Non sto dicendo che non sono comode, anzi, ma, come le cerniere, bloccano la creatività. Quindi se per qualche motivo non possono ritornare alla loro forma originaria, non tornano affatto e ti lasciano nei guai, da sola, senza possiblità di rimediare variazioni sul tema!
comunque il "dodo" sta al mio polso destro da diversi giorni. Con la chiusura a calamita.
...che continua a non convincermi anche perchè tende a trattenermi o a trascinare cose: rimane aderente allo sportello dell'auto o all'intelaiatura del tavolo. Si porta con se le posate mentre ceno.
Non capisce che avrei bisogno di accorciarlo o allargarlo...
Mi impedisce di volare, mi trattiene, mi richiama alla forma che vuole riprendere sempre uguale.
penso che lo rimetterò nel cassetto e aggiungerò una perlina all'altro!

domenica 19 giugno 2011

il cuore dell'esposizione


Sei trasalita appena un po'. Sporgerti per specchiarti e trovarti nello specchio con Medusa non è stato spaventoso, ma non te lo aspettavi. Adesso stai lì e pensi che Perseo doveva aver avuto molta più paura.
Anche Teseo, aggirandosi per il labirinto, avrà avuto il cuore in gola: ogni passo poteva essere l'ultimo, ogni angolo poteva nascondere il minotauro...
Il tuo volto non è un risvolto di Medusa! Ma tutti e due sono riflessi nello specchio; sono, in fondo, immagini come un dipinto. Ma Medusa non aveva dimestichezza col dipinto. Invece sarà stata circondata da statue, tutte le statue di coloro che avevano avuto l'ardire di sfidarla, lei che era invincibile e orribile.
Ora Medusa ti fissa da lassù con lo sguardo di chi non è ancora convinta che quello sarà l'ultimo volto che vedrà: occhi spalancati e la bocca aperta, ancora la saliva tra i denti e le serpi che non sono ancora domate. Ma è l'ultimo anelito di vita perché il capo è separato dal corpo e il sangue ha appena iniziato a sprizzare violentemente dal moncone del collo. Tra un attimo potrai girarti e guardarla negli occhi, ma non sarà più uno sguardo il suo, ma solo bulbi oculari, spenti e innocui.
L'orrida Medusa scultrice! Solo lo specchio è riuscito a domarla e a trasformarla in immagine bidimensionale, domata dall'artificio. L'artificio in questa rappresentazione è doppiamente ironico e illusorio, perché Caravaggio ha raffigurato la Gorgone su uno scudo rotondo da parata, forse come quello che usò Perseo sul quale l'immagine riflessa è rimasta per sempre, stabile, imprigionata.
Per realizzarla il pittore ha ritratto un modello, probabilmente lui stesso, che si rifletteva in uno specchio convesso. La luce illumina decisamente la sua parte sinistra e lascia in ombra tutta la parte destra del volto, raffigurato visto dal basso. Infatti gli occhi di Medusa ti guardano dall'alto in basso.
Lo scudo è stato fatto su commissione del cardinal del Monte per essere donato a Ferdinando dei Medici che l'avrebbe messo nella sua armeria. La “rotella”, o scudo da parata, con Medusa ha funzione apotropaica.

mercoledì 8 giugno 2011

eppure lo sapevo, ma come sempre, ci sono cascata!


Cocciante canta "era già tutto previsto..."
ma , niente! io ci casco sempre!
Prof.
:
"è finita come è iniziata e come è continuata: con una che parlava e altri che ascoltavano. è difficile decodificare il silenzio. è difficile accettarlo.
Soprattutto quando si pensa, si cerca, con passione, di proporre qualcosa di diverso. Avere la stessa risposta è dura perchè può, forse, sembrare di aver fatto fiasco. :)"
Una delle risposte:
prof, che dire...sono le 6 e mezza di mattina e io forse non sono ancora in grado di scrivere cose sensate.Però ho un opinione,come tutti,e quando penso qualcosa lo dico.Ma credo che lei fosse abituata a deggli studenti molto diversi da noi. Non peggiori, nè migliori, ma diversi. 4 anni passati in una scuola del genere forse ti cambiano anche intimamente ma io penso che sia più una questione formale. Noi abbiamo imparato a prendere appunti e annuire perchè un tentativo diverso veniva sempre lanciato nel vuoto.E l'unica prof che fa lezioni interattive (B.C.) le trasforma puntualmente in farse in cui ci sentiamo tutti parecchio presi per il c...Insomma il suo è semplicemente un linguaggio a cui non siamo abituati.A me il suo metodo piace assai,ci sono state lezioni che ho ancora bene in mente e a cui sono felice di aver partecipato,altre in cui credo che il suo odio per il Muratori abbia inquinato quello che poteva essere un buon rapporto.A volte mi sono trovata a pensare:"Ma cosa c'entriamo noi col Muratori?Noi siamo solo di passaggio,non siamo dei mattoni della scuola...ci stiamo solo 5 anni qua (pochi in confronto ai prof che ce ne passano anche 20 o 30).E allora perchè l'astio per il Muratori deve trasferirsi su di noi,che del Muratori "cattivo" abbiamo solo preso delle abitudini puramente FORMALI e che ci scrolleremo di dosso appena usciti?" Il pregiudizio verso il Muratori può anche essere giustificato,ma noi siamo persone autonome,che prima e dopo hanno fatto e faranno altro.Noi abbiamo un cervello,e lo usiamo.
Prof replica:
Mi ha fatto male leggere queste parole. ma non è niente rispetto al male dei silenzi. Mi spiace essere stata tanto fraintesa. Io non insegno, o forse non è solo questo che faccio, ma piuttosto mi relaziono e questo è un errore gravissimo.
Gravissimo! che ha conseguenza enormi: alla fine dell'anno sono svuotata non ho più nulla se non la tremenda sensazione di vuoto. Ciò comporta come conseguenza la depressione di questi giorni; la consapevolezza di quell'"applauso" finale che non c'è stato ne a scena aperta nè a scena chiusa (applauso è una metafora della risposta, non è essere approvata, che c'è da approvare? ma innescare reazioni), l'ansia di aver fallito una possibilità importante che era quella di qui parlavo l'ultima lezione.
La recitazone e la farsa sono due concetti assolutamente diversi (e quella parola "farsa" detta da te è una gran pugnalata). Io non odio i miei studenti del Muratori. Quest'anno ho fatto più di quanto mi era stato richiesto, per loro e per gli altri, non l'avrei fatto se li odiassi.
Non sono una persona disonesta, è da disonesti odiare l'essenza del proprio lavoro, io amo i miei studenti che quest'anno erano 180 circa e forse qualcuno non mi suggeriva proprio una gran simpatia ma questo non c'entra proprio nulla, ho lavorato anche con lui. ùNon sopporto la maleducazione questo sì e lo dico continuamente, ma non è odio!
Invece ho una idea di scuola opposta a quella che si fa lì, io non ne faccio mistero. Non ho mai pensato che voi foste il Muratori, so bene che siete studenti.
Il mio essere sopra le righe è uno stile non un "tema" e mi pare di restare sempre nello stesso copione provocatorio.
Non prendo per il c... i miei studenti, mai, e questa esternazione spero che sia dovuta all'orario in cui hai scritto.
La responsabilità di essere critici e di dire le cose che si pensano, anche quelle scomode, e di scriverle, io me la sono presa, diverse volte, ho pestato molti piedini delicati quest'anno e sono una precaria (vale a dire potevo anche fregarmene). Allora, questa responabilità prenditela anche tu e fai la persona grande autonoma, e al di sopra del pregiudizio, come scrivi di essere.
Sai cosa succede? quando si sta male, si va dal medico e si prende una medicina, poi si può dire tranquillamente che si sarebbe stati meglio senza quel farmaco, ma , di fatto, non si può sapere. E' difficile avere la lucidità di esprimere i pareri, anche quelli che tu hai scritto, restando dentro alla realtà in cui sei.
Di fatto, ad un certo punto, hai cambiato parere, di sicuro hai cambiato atteggiamento, sull'insegnamento dell'arte. Qualcosa ti ha dato fastidio, ma non l'hai detto, sei rimasta sullo sfondo del silenzio.
Decisione tua, rispettabile. Ma questo non è: "4 anni passati in una scuola del genere forse ti cambiano anche intimamente ma io penso che sia più una questione formale. Noi abbiamo imparato a prendere appunti e annuire perchè un tentativo diverso veniva sempre lanciato nel vuoto". Questo è invece fare una scelta. Perchè questa spigazione funzionava a novembre, dopo è ridicola. Si chiama "a noi va bene così, le responsabilità le deleghiamo, è più comodo."
Ecco questo fatto è piuttosto evidente e non c'è nulla di male, a 20 anni si fa. Però non vale prendere solo quello che piace e dire: " l'altro aspetto" non mi va, non lo prendo, perchè "non ci siamo abituati", suona male anche su un copione da farsa.
Essere in una struttura e restarci, anche vestiti da carnevale, significa che la struttura va bene.
Punto e basta.
Continuare le "tradizioni" significa accettare.
quindi che c'è ancora da dire? Ci ho provato, con sincero trasporto , ho fatto quello che potevo, fino al disagio mentale.
Vi ho dato tutto quello che... non "sapevo", o "conoscevo", o "potevo", no quello che "ero". Con la convinzione che quando si "è", ci sono quintali di difetti.
Ma non mi importa nascondere, ecco, quelle cose che sentivi erano tutto quello che c'"era".
E' andata, "è finita" diceva questa mattina la preside "adesso andrà meglio"...
come siamo diversi al mondo...

giovedì 17 marzo 2011

Gioco a premi

Oggi 17 marzo 2011. 150° compleano dell'Italia.
Si è detto tutto e io non aggiungo altro.
Propongo solo un piccolo gioco.
Questa mattina ho fatto due fotografie alle 2 scuole statali in cui insegno, a pochi metri l'una dall'altra. Vi chiedo:
quali sono le differenze secondo voi?
In premio c'è una visita alla mostra "Italiani Modenesi"

martedì 15 marzo 2011

TESEO AL MUSEO


Il viaggio a Madrid è iniziato lo scorso anno, invece no!
E' iniziato tanto tempo fa: quando non conoscevo quelli che sarebbero stati i miei compagni di viaggio.
Il viaggio a Madrid è iniziato quando ho conosciuto Marìas e quando attraverso i suoi romanzi perlustravo Madrid e il Prado e Cuba e le lingue e molte altre cose che io, anche adesso, dopo più di 10 anni, continuo a collegare a Madrid, alla Madrid di Marias.
A Madrid, me ne sono resa conto prima di partire e di averla anche solo spiata, ci ero stata tanto tempo fa e quello che mi apprestavo a compiere era un ritorno.
Tutto questo era emerso in me in maniera nebulosa ma insinuante come fa un sospetto.
Credo che questo sospetto sia iniziato ad insinuarsi quando ho aperto la guida del Prado.
Il volume non era nuovo, l'avevo guardato anche altre volte, ma ora ero determinata a capire e così si era insinuato lampante e acutissimo il sentimento sbagliato, ero stata pervasa dalla nostalgia! Ma come? Di che potevo avere nostalgia?
Mi trovavo davanti alle immagini di dipinti conosciuti ma che, per la maggior parte, non avevo mai visto dal vero, dunque come potevo provare nostalgia?
Non è corretto percepire lo strazio dell'allontanamento, prima di provare l'entusiasmo del preparativo e il piacere dell'incontro.
Ho tentato di reprimere il tutto e di concentrarmi sulla assegnazione delle opere ai ragazzi.
Era successo già altre volte che tutto quel miscuglio di emozioni, che precedeva l'incontro con le opere -tante volte studiate e poi pensate, quasi visualizzate e comunque amate e desiderate , mille volte raccontate e ripensate- era stato calmato dalla presenza degli altri occhi che insieme a me vivevano il momento della conoscenza. Come si condivide una fatica e un dolore, una gioia e una ricorrenza, c'era sempre bisogno di altri per rendere più sopportabile o vivibile o meglio più quotidiano, un evento che subito percepivo come troppo emozionante.
E così, come quando per caso ci si imbatte in un grande amico, da tempo lontano, si è presi da gioia ed emozione, fino alle lacrime, ricordo come rimasi incredula e senza capacitarmi e cercavo di calmarmi e moderare la mia euforia che mi portava a ridere, saltare... e non sapevo se uscire, o restare a guardare ancora “la lezione del dottor Tulp”.
Mi trovavo a Londra con la famiglia e avevo deciso, senza troppo entusiasmo, di accogliere l'invito insistente che, dai manifesti, veniva rivolto ai passanti: Ritratti olandesi del XVII secolo esposti alla National Gallery. La mattina, mentre il resto della famiglia si dirige ad un mercatino, io varco la porta delle esposizioni della National ancora deserta. Mi aggiro nella prima sala e ammiro i ritratti di Halls quando varco la seconda sala mi trovo davanti a “La lezione di anatomia del dottor Tulp” dopo i primi secondi, in cui penso ad una copia, mi avvicino e leggo la targhetta, Rembrandt!
Oddiomio... e adesso?... mi allontano di qualche passo, mi avvicino, cerco il cellulare, lo ripongo immediatamente. Mi siedo, mi alzo, cambio quadro e ripenso a Rembrandt, a pochi passi da me, che faccio? Respiro, chiudo gli occhi, li riapro: c'è ancora! E allora mi metto ad analizzare ogni parte del dipinto e consapevole di quanto sia sciocco il mio comportamento mi appresto a staccarmi con lo sguardo e ancora di più con la mente e continuo il mio percorso... niente da fare.
Distrattamente mi aggiro nelle altre sale e passo in rassegna altri magnifici ritratti di gruppo e singoli e tutti li comparo, ingiustamente, al Rembrandt che non mi sarei aspettata di vedere e che ero così felice d'aver visto. Solo quando iniziai a costruire un discorso, che sarebbe stato fatto di parole se non fossi stata sola, la mia emozione si trasforma in accettazione della sorpresa, e, lentamente riacquistai la mia razionalità.
Per il Prado ero già pronta a pensare che mi sarebbero mancate quelle opere ancora prima di averle conosciute o viste, come se l'andare fosse un ritornare desiderato da tempo.
Davvero non so quanti e quali sono i modi di guadare le opere d'arte. Sono molti di più degli occhi, sono molti di più delle persone che le hanno mai guardate, le immagini entrano veloci e si insinuano insistenti anche se non ne hai consapevolezza. Si presentano come note o ignote, amiche o ripugnanti, incantatrici o estranee, lenitive o aggravanti di passioni o incomunicabili interrogativi.
Penso spesso che il capolavoro sia un opera comunicativa che continua a parlare del suo tempo alle persone di oggi, ma, diversamente dagli altri documenti, analogamente ad un gatto indulgente, si lascia lusingare anche da significati di oggi. Il viaggio che porta all'opera d'arte è una scoperta della mia esistenza nel tempo, è un esserci come persona del mio tempo, che si inserisce nella storia di chi non poteva sapere, dunque ignorava, della mia esistenza. E' un esserci -invadente- della mia storia, in una storia che ha avuto origine grazie a chi, ora, non c'è più.
Il viaggio inizia molto tempo prima quando incontro una riproduzione, e come un novello Teseo inizio il cammino nel labirinto e non posso arrestarmi se non col grave pericolo di cadere vittima del minotauro.
Il minotauro è il monstrum (desta meraviglia) dell'incomunicabile, l'unicità della meraviglia che rende unica e indecifrabile l'opera: la fagocita e l'allontana da ogni altro codice di comunicazione.
Non arrestarsi, non farsi intimorire dal minotauro, significa continuare ad aprire porte, conoscere e riconoscere questi linguaggi con altri. Lasciare che queste immagini, come fili (come il fil dell'Arte), si lascino riconoscere da altre e continuare a tessere e annodare fili senza mai dimenticare che il filo stesso èfatto dall'insieme di sottilissimi fili. L'incontrare altre opere-filo che possono rendere comprensibile, specificare o spiegare, escludere o ammettere relazioni o diversificazioni è l'apertura ad un viaggio in cui il senso della scoperta di ciò che è fuori mi arricchisce e mi rende responsabile.
Se penso a quando è iniziato questo viaggio questo viaggio a Madrid devo ripetere la frase che precede il programma del viaggio d'istruzione* e collocarla esattamente su un treno che mi portava a casa da Roma mentre una voce leggeva (i piaceri della vita) una pagina di Marias.
Apprezzo talmente tanto il progetto del viaggio che mentre questo smette di essere progetto e diviene viaggio, mi sento pervasa dall'ansia e dall'apprensione tanto che vorrei ancora allontanarlo e non renderlo storia per non sentire la tremenda nostalgia , la lontananza di ciò che, conosciuto per un momento, si è costretti a lasciare e abbandonare di nuovo.
L'antidoto migliore è la razionalità del discorso, rendere evidente ed esternare il filo.
Riguardare le opere attraverso gli altri sguardi è spesso interessante e nuovo se al mio filo si uniscono anche gli altri.
Non conosco il modo migliore per varcare la porta di un museo, probailmente non esiste.
Non ho mai pensato fosse un posto per tutti, ma solo per i curiosi, i sospettosi, gli scettici, i meditabondi, per quelli che cercano e di solito non trovano, soprattutto per quelli che hanno voglia di non perdersi nel presente e sfidano volentieri il passato.
Il museo è deludente se cerchi la bellezza, inutile se pensi sia una raccolta di decorazioni, noioso se pensi ad un luogo erudito, perfetto se pensi alle tue personali ed esclusive radici!
*
"...
Ho molto amato un uomo che mi ha guarito da molti mali
e uno di questi era la pesantezza del passo...
Nulla è importante nel viaggio quanto
l'essere liberi di raccogliere lungo il cammino..."