1A.
Wiligelmo, Creazione di Eva, 1106-10, bassorilievo in marmo,
Modena, Duomo.
Wiligelmo,
nel primo bassorilievo della facciata del Duomo di Modena, compie
un'opera poetica straordinaria. Un'opera inusuale per l'epoca in cui
vive, 900 anni fa, e per oggi. Pone la nascita di Eva come momento
centrale della sua prima lastra della Genesi. La creazione dell'uomo
è raffigurata attraverso il sollevamento di Adamo che viene “tirato
su” dal terreno, afferrato per il capo mentre è ancora malfermo
sulle gambe, come non fosse del tutto in grado di reggersi.
Subito
dopo, Adamo addormentato è raffigurato sul bordo di un corso
d'acqua, dal suo petto esce Eva, Dio la prende per mano per agevolare
la sua uscita. E' commovente questa attenzione, quasi galante, che il
Dio “di Wiligelmo” riserva ad Eva e non ad Adamo.
Lei
è presa per mano come si usava tra membri di una medesima condizione
sociale, come era in uso nel sancire un accordo, come se si trattasse
di un matrimonio.
Probabilmente
questa iconografia fa riferimento ad un significato simbolico che si
deve leggere in chiave non antico testamentaria ma catechetica: Adamo
sul corso d'acqua è simbolo del catecumeno che si appresta a
diventare figlio di Dio, attraverso il Battesimo (acqua) e a fare
parte della Chiesa (sposa di Dio) rappresentata da Eva.
1. Velazquez, L'adorazione dei magi, 1619, olio su tela, cm
203 x 125, Madrid, Museo del Prado.
L'adorazione
dei magi non è il dipinto più famoso di Velazquez, però condensa, in una
maniera misteriosamente affascinate, l'idea di donna che affonda le
sue radici più profonde nella nostra cultura mediterranea, europea,
cristiana.
La
donna è madre, è colei che incarna il mistero della vita. Porta in
sé quell’afflato divino del creatore che continua, nonostante la
quotidiana sperimentazione del limite e del dolore, l'opera
incessante della vita nuova.
Questa
Maria è, tra le tante altre raffigurazioni, una speciale ma-donna:
speciale perché solenne e venerata dai magi, ricchi, sapienti e
“cosmopoliti” (si direbbe oggi), nonostante sia del tutto
terrena, del tutto umana. Nell'accostarci al dipinto verrebbe da
chiederci: “Che fanno questi magi? Perché si inchinano?”
Questa
donna ha appena finito il suo lavoro, forse l'ha interrotto
frettolosamente avvertita dell'arrivo di questi ospiti straordinari,
e ora sta impettita e a disagio davanti ai re, non li guarda, è
timorosa, non si attenta nemmeno ad alzare lo sguardo.
Tutto
il senso d'inadeguatezza di Maria ce lo comunicano le sue mani che
non sono le mani di colei che è predestinata ad essere la madre di
Dio; no, sono piuttosto le mani di una donna che lavora, sono grosse
e sgraziate, tengono il bimbo fasciato come terrebbero un vaso di
cristallo, con la soggezione e l'attenzione di colei che non si sente
del tutto all'altezza di maneggiare simili preziosità.
Ecco
perché questa ma-donna, e non un'altra, inizia questa
esposizione, perché è una donna che lavora e, ora si trova, lei
come tutte le donne, a meditare (sulle esperienze più o meno
personali) che sulla formazione della nuova vita è un dono davvero
misterioso.
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