domenica 25 dicembre 2011

Per una storia dell'arte al femminile (arte al femminileI parte)


1A. Wiligelmo, Creazione di Eva, 1106-10, bassorilievo in marmo, Modena, Duomo.

Wiligelmo, nel primo bassorilievo della facciata del Duomo di Modena, compie un'opera poetica straordinaria. Un'opera inusuale per l'epoca in cui vive, 900 anni fa, e per oggi. Pone la nascita di Eva come momento centrale della sua prima lastra della Genesi. La creazione dell'uomo è raffigurata attraverso il sollevamento di Adamo che viene “tirato su” dal terreno, afferrato per il capo mentre è ancora malfermo sulle gambe, come non fosse del tutto in grado di reggersi.
Subito dopo, Adamo addormentato è raffigurato sul bordo di un corso d'acqua, dal suo petto esce Eva, Dio la prende per mano per agevolare la sua uscita. E' commovente questa attenzione, quasi galante, che il Dio “di Wiligelmo” riserva ad Eva e non ad Adamo.
Lei è presa per mano come si usava tra membri di una medesima condizione sociale, come era in uso nel sancire un accordo, come se si trattasse di un matrimonio.
Probabilmente questa iconografia fa riferimento ad un significato simbolico che si deve leggere in chiave non antico testamentaria ma catechetica: Adamo sul corso d'acqua è simbolo del catecumeno che si appresta a diventare figlio di Dio, attraverso il Battesimo (acqua) e a fare parte della Chiesa (sposa di Dio) rappresentata da Eva.

1. Velazquez, L'adorazione dei magi, 1619, olio su tela, cm 203 x 125, Madrid, Museo del Prado.

L'adorazione dei magi non è il dipinto più famoso di Velazquez, però condensa, in una maniera misteriosamente affascinate, l'idea di donna che affonda le sue radici più profonde nella nostra cultura mediterranea, europea, cristiana.
La donna è madre, è colei che incarna il mistero della vita. Porta in sé quell’afflato divino del creatore che continua, nonostante la quotidiana sperimentazione del limite e del dolore, l'opera incessante della vita nuova.
Questa Maria è, tra le tante altre raffigurazioni, una speciale ma-donna: speciale perché solenne e venerata dai magi, ricchi, sapienti e “cosmopoliti” (si direbbe oggi), nonostante sia del tutto terrena, del tutto umana. Nell'accostarci al dipinto verrebbe da chiederci: “Che fanno questi magi? Perché si inchinano?”
Questa donna ha appena finito il suo lavoro, forse l'ha interrotto frettolosamente avvertita dell'arrivo di questi ospiti straordinari, e ora sta impettita e a disagio davanti ai re, non li guarda, è timorosa, non si attenta nemmeno ad alzare lo sguardo.
Tutto il senso d'inadeguatezza di Maria ce lo comunicano le sue mani che non sono le mani di colei che è predestinata ad essere la madre di Dio; no, sono piuttosto le mani di una donna che lavora, sono grosse e sgraziate, tengono il bimbo fasciato come terrebbero un vaso di cristallo, con la soggezione e l'attenzione di colei che non si sente del tutto all'altezza di maneggiare simili preziosità.
Ecco perché questa ma-donna, e non un'altra, inizia questa esposizione, perché è una donna che lavora e, ora si trova, lei come tutte le donne, a meditare (sulle esperienze più o meno personali) che sulla formazione della nuova vita è un dono davvero misterioso.






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