mercoledì 20 ottobre 2010

caro Francesco

(questa lettera a Francesco Mele va letta con "caro francesco di Ligabue come sottofondo)
http://www.youtube.com/watch?v=tKMAIWlv5PE

Caro Francesco,...
quest'anno non sono a Carpi, lo scorso anno ci incrociavamo di tanto in tanto perchè insegnavo arte e costume al Vallauri. (non so se ricordi ma sono stata tre anni all'ERICA del Meucci).
Il clima "rivoluzionario" e desto, vigile, della scuola carpigiana mi manca, mi manca molto.
A Modena, non voglio generalizzare, ma c'è, molto diffuso, un disimpegno, una rassegnata passività, un preoccupante e avvilente individualismo.
Si sente molto la crisi del sindacato, è evidente che manca una maturità di lotta, MA SOPRATTUTTO MANCANO I PUNTI DI RIFERIMENTO DELLA LOTTA.
Cosicchè i vari colleghi ( e potremmo fare i nomi in coro sfogliando gli interventi su la-politeia ecc.) che EROICAMENTE concigliano il loro con il nostro bene, il loro interesse con il nostro non sono sostenuti e non diventano veri punti di riferimento se non per una o due iniziative. Qui a Modena, nelle nostre scuole succede che quando si riesce a riunirsi e a condividere 2 idee, presto il tutto viene svuotato e svilito da accuse, ripicche, piccinerie che minano davvero la discussione e il dibattito.
Questo perchè?
Perchè manca un forte senso di scuola, perchè si dibatte del piccolo, del contingente.
Di questo penso sia colpevole il sindacato ( possiamo dire l'attuale politica ma non vorrei tergiversare, restiamo in loco), che si pone nella triste e avvilente condizione di ammirare l'estetica del dito che indica qualcosa che non c'è o che non è chiaro e quindi non condivisa.
Perchè dico colpevole il sindacato?
perchè il sindacato siamo noi quando usciamo dal nostro e ci occupoimo della polis, perchè il suo compito dovrebbe essere l'indicare un ideale da raggiungere e superare il "come raggiungerlo" che dovrebbe essere assegnato alla libertà individuale.
Certo, il precariato mina alla radice la questione, come rinnovare l'insegnamento come recuperare nuove idee e stabili linee direttive ed esecutive se non ci sono continui inserimenti.
Venendo al caso particolare di che mi potrei occupare io?
Io che lo stato mi giudica inabile,a scadenza, non degna, quando mi ha "illuso" con la lusinga della SSIS.
Siamo ad un impass dal quale mi pare, attualmente, impossibile uscire.
La nuova linfa marcisce svilita, disillusa, il vecchio continua a tergiversare con i fantasmi degli assi, dei dipartimenti, dei...
Ma lo sappiamo bene, sono tutte lusinghe che servono a impegnarci per non pensare alla conversione a U: la scuola è tornata indietro.
Ma bisogna smetterla di farsi strumentalizzare, di impostare ripicche di proporre rimedi effimeri.
Questi non servono ad altro che a dividerci, ad aumentare la crisi culturale. Ma come possiamo proporre a tutti il blocco dei corsi di recupero? ( i colleghi che non hanno una cattedra piena non possono rifiutare e non possiamo biasimarli) Come possiamo pensare che il blocco delle visite d'istruzione blocchino l'economia? ( le guide alle mostre sono dei colleghi che hanno piccoli contratti, la stessa cosa dicasi degli impiegati alle agenzie di viaggio e non sono certo glia autisti dei pullman coloro che risolveranno i nostri problemi). Mi veniva da proporre la disdetta dei contratti di manutenzione ai computer, strano che nessuno l'abbia proposto, a quanto ne so sono diverse centinaia di euro per ogni scuola.
Ma davvero mi sembra poco interessante la sottrazione della didattica. come insegnante di arte, quest'anno al classico e al tecnico commerciale, ma innamorata del professionale, penso che uscire da scuola sia una sublime insegnamento.
Che dobbiamo fare noi? Cosa è la nostra vocazione-insegnante ? mi pare che potrebbe essere qualcosa che c'entra poco con i 4 muri della classe, mi pare sia invece "decodificare la vita". A partire dalla nostra storia, per esplorare la nostra legge, per capire i nostri fatti di attualità.
Vedi caro collega, la riforma torna al vecchio, e toglie dall'insegnamento sai cosa?
tutto ciò che è "realtà italiana" e occuparsi dell'atuaòlità, Noi non dobbiamo occuparcene, ci pensano "gli specialisti"
Penso che tutti abbiano capito che meno diritto e meno arte è uguale a meno essere consapevolmente italiani- europei.
Meno laboratori è meno essere nella realtà del lavoro...
Io vorrei davvero, solo dio sa quanto lo vorrei fare, lezione in Piazza Grande ( l'ho sempre fatta a dire la verità, ma vorrei che fosse una lezione per tutti, cioè che fosse davvero una lezione pubblica per quelli che contribuiscono al mio stipendio).
Io andrò a Ravenna. E i mosaici ravennati li ripassiamo lì! Dopo averli studiati a scuola sui libri.
Io vorrei che quest'anno i miei studenti, per quello che mi riguarda, cioè l'arte, avessero una accresciuta consapevolezza della loro eredità italiana, europea ed extraeuropea cioè del loro essere consapevoli protagonisti di questa storia, di questo mondo!, poi di una accresciuta sensibilità alla lettura delle immagini intorno a loro.
Io non starò in classe.
Questa riforma mi vuole chiudere in classe a studiare Garibaldi.
Io vorrei, per quel che concerne la letture dei segni, aprire loro gli occhi sulla vita, sulle immagini proposte dall'attualità e che presuppongono quelle di ieri..
Vorrei che fossero in grado di leggere e contestualizzare, di capire e di ribattere. Quest'anno ancora di più rispetto agli anno scorsi.
Io penso che dobbiamo, noi specialisti della didattica, iniziare con urgenza a occuparci del nostro e a mettere dei criteri ai quali non possiamo rinunciare.
Dobbiamo riprenderci con decisione il nostro ruolo di insegnanti di docenti, quindi recuperare programmi e modalità che rifiutino con decisione l'oscurantismo, la limitazione della libertà, la proposta retrograda e stantia che appare dalla cultura "monocorde dei media". Non ha senso organizzare le cose da "togliere" perchè su questo non saremo mai compatti.
A nessuno importa degli insegnanti siamo troppi e siamo reclutati col sistema antico e primitivo del "mors tua vita mea", e non si parla bene di noi!
Però penso che a tutti interessano gli insegnanti validi e competenti che appassionano.
Perchè non iniziamo a definire il nostro ruolo oggi, in questa società multiculturale?
Perchè non definiamo una proposta di continuo apprendimento e aggiornamento un laboratorio di analisi della realtà?
Perchè non ci poniamo un obiettivo alto?
Mi manca il clima di Carpi che raggiunse un apice nella meravigliosa lezione della scuola in piazza. Mi si piazzò (scusa la ripetizione-licenza poetica) nel cuore il grido "futurista" degli studenti che volevano distruggere i monumenti.
Non so se fu compreso da tutti. Paolo Gera e gli altri fecero un meraviglioso lavoro. Lavoro da insegnanti, costruirono e condivisero.
Propongo di condividere tutti, per quel che è specifico nella disciplina di ciascuno, un programma di insegnamento multidisciplinare: insegnamo la libertà!

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