Rubens, Adamo ed Eva, 1628-1629, olio su tela, cm 235 x 184,5, Madrid, Museo del Prado.
Si tratta dell'episodio del peccato originale, tratto dal primo libro della Bibbia -la Genesi-, un tema molto conosciuto e molto rappresentato. Questo dipinto è una copia che Rubens fece dall'omonima opera di Tiziano.
Rubens, Adamo ed Eva, 1628-1629, olio su tela, cm 235 x 184,5 |
Le
due opere rappresentano l'evento più drammatico della storia della
salvezza, anzi è proprio questo l'inizio stesso del dramma: Adamo ed
Eva stanno commettendo il peccato originale.
Entrambi
i dipinti interpretano il tema del peccato, più che descriverlo.
Però
la rappresentazione di Tiziano è più austera rispetto a quella
di Rubens.
Ad
una prima analisi potrebbe venire il sospetto che Tiziano colga
l'idea del dramma di cui i due sono inconsapevoli autori ma Rubens
pare che sottintenda che non hanno fatto nulla di male.
La
differenza tra le opere non sta tanto in piccoli cambiamenti dovuti a
questioni estetiche o stilistiche ma piuttosto al fatto che le due
tele rispecchiano il cambiamento di mentalità religiosa e morale del
loro tempo. Da una parte c'è la mentalità controriformista di
Filippo II che riceve l'opera da Tiziano, il suo artista preferito,
che è ben attento alle preferenze e sensibilità del suo
committente; dall'altra la straordinaria leggerezza di Rubens che
celebra la gioia di vivere, di amare e lo fa ogni volta che può,
anche nel momento più drammatico della storia della salvezza.
Tiziano, Adamo ed Eva, 1550, olio su tela, cm 240x186 |
Rubens
ha capito e intensificato la questione: il bimbo-serpente si sporge e
tende la mela ad Eva mentre le sorride.
Tiziano
raffigura un rapporto psicologico diverso: il bimbo-serpente guarda
serio Adamo mentre tende il frutto a Eva. Adamo è sbilanciato
all'indietro e guarda molto diffidente il bimbo-serpe: qui il peccato
lo fa tutto Eva, Adamo sta dubitando, è scettico, si tira indietro e
con la mano cerca di allontanare Eva.
L'Adamo
di Rubens non ha nemmeno visto cosa succede sopra alla sua testa: è
totalmente preso da Eva, la guarda rapito e si sta sporgendo verso di
lei. Dalla posizione che assume la sua mano destra -appoggiata
semichiusa sulla roccia- sembra che si stia alzando per abbracciarla.
Gli sguardi sono intensi e molto eloquenti.
Tiziano
sta raccontando il peccato originale, infatti i due sono già coperti
dalle foglie, c'è già -allusivamente -la scoperta della vergogna
dell'essere nudi, conseguenza del peccato.
Se
consideriamo, invece, la tela di Rubens abbiamo il dubbio su quale
sia il vero evento cui vuole alludere, egli non si pone il problema
del peccato e delle sue conseguenze. I progenitori, Adamo ed Eva, ci
parlano di una situazione umana, passionale, riconoscibile e
condivisibile. E raccontano questa storia d'amore carnale, che è
antica quanto il mondo, con una leggerezza e delicatezza che non
lascia nulla all'immaginazione ma neppure si ferma a descrivere la
banalità dell'accadimento. Il pappagallo -che non è presente nel
dipinto di Tiziano- dona un clima di esotica spensieratezza e si
rapporta armonicamente con i fiori rossi che sono dietro ad Eva,
creando quell'equilibrio cromatico che Tiziano non ha alcun motivo di
ricercare, infatti il peccato cancella l'equilibrio e la bellezza del
paradiso. Eva è la protagonista dell’opera di Rubens, su di lei
insistono gli sguardi.
*Le copie
nel passato avevano una valenza molto diversa rispetto ad oggi.
Innanzitutto la copia è “il pane quotidiano” dell’allievo
pittore, sia che la sua formazione si svolga in bottega -dove copia
le opere del suo Maestro-, sia che compia la sua formazione in
Accademia dove imparerà riproducendo i capolavori.
Inoltre, anche quando l'artista era affermato, capitava
spesso che il committente chiedesse una copia da un suo o da un
dipinto di altri. Quindi quando le iconografie più amate ed efficaci
avevano successo se ne richiedevano altri esemplari. Spesso era lo
stesso committente a volere più copie per le sue diverse residenza o
per farne dono.
Naturalmente copia non è sinonimo di riproduzione,
spesso è uno studio critico, a volte risente di aggiornamenti
tematici. Oggi, per lo studioso della storia dell'arte, le copie di una medesima iconografia fatta da diversi autori è un modo particolarmente
efficaci per evidenziare le diversità stilistiche delle diverse
mani, le sensibilità che mutano o le modifiche dovute al cambio di
destinazione.
In
questo caso la questione è complessa perchè esistono due versioni
di questo medesimo oggetto: una appartiene alla prima produzione di
Rubens -1599-1600- ed è conservata ad Anversa alla Museum
Rubenshuis (in italiano Casa di Rubens) e
l'altra all'ultimo periodo quando Rubens compie una missione
diplomatica alla corte di Filippo IV e in questa occasione copiò la
tela di Tiziano che ho proposto qui sopra.
Proprio bello questo post. Sei davvero brava ad insegnare, proffarte...
RispondiEliminaGrazie. Questi pezzi, che si occupano di iconosgrafia di donne, sono parte del catalogo di una mostra fatta a scuola(ITC Barozzi di Modena) due anni fa, questa era l'opera che chiudeva il percorso fatto a labirinto. Ogni tanto ne pubblico qualcuno e lo sistemo togliendo i riferimenti all'allestimento.
RispondiElimina