Cosa significa insegnare a scuola, oggi?
Quale è il compito del docente, il suo dovere?
… com'era? … ah già, qualcuno l'ha scritto non so più dove: educare, insegnare, verificare.
E già!!! Mi pare chiaro che è compito complesso soprattutto per quell'educare, che presuppone una relazione di qualità perchè l'educazione abbisogna di quell'ammirazione che è dura da ottenere, così, dal nulla.
L'insegnare, poi..., è un affare misterioso perché non avviene per imposizione -si ha un bel da dire, da gridare: “impara, studia”, ma non sortisce l'effetto, no!- ci vuole tutta un'alchimia, che ha del prodigioso, il cui ingrediente fondamentale si chiama fiducia... poi ci vuole molto altro ma direi che la fiducia tra docente e il discente è il legante di tutti gli altri ingredienti.
Sull'ultimo elemento nascono i maggiori equivoci: verificare spesso è stato confuso -e, ahimè, lo è ancora- con un altro verbo: giudicare. Verificare necessiterebbe di una specifica: verificare l'apprendimento di quello che si è insegnato e così si chiarirebbe il tutto.
Il professore mantiene tuttavia un certo potere, anche se è ora mi sembra minore di quello che aveva in tempo, quando pareva essere uno dei pochi detentori del sapere.
La tradizionale figura del Professore, essere assoluto, chiude la porta e non deve rendere conto a nessuno (di come si guadagna i -seppur pochi- soldi pubblici); il Professore tiene chiuse in sé le chiavi del sapere e della didattica, della valutazione (che diventa affare personale e non si sa perché visto che l'insegnamento presuppone la relazione). Il Professore-Dio, inarrivabile, indiscutibile, inaccessibile, si china per darti compiti e valutazioni, poi il nulla...
Diciamoci la verità: l'abbiamo già superato questo concetto?
Diciamoci la verità: l'abbiamo già superato questo concetto?
A sentire mia sorella e mia nipote, direi che certe cariatidi ancora esistono e stanno ben attente a non perdere la loro immagine di "indiscutibile" trascendenza.
Però anch'essi hanno logorato la invidiabile autorevolezza che è divenuta esecrabile autorità, sono divenuti odiosi e tediosi. Si inseriscono inoltre sul pericoloso terreno dell'instillare antipatia, pazienza per la materia, ma anche verso lui stesso medesimo... il Professore...
Però anch'essi hanno logorato la invidiabile autorevolezza che è divenuta esecrabile autorità, sono divenuti odiosi e tediosi. Si inseriscono inoltre sul pericoloso terreno dell'instillare antipatia, pazienza per la materia, ma anche verso lui stesso medesimo... il Professore...
Ahia... questo dovrebbe suscitare, un allarme, magari solo un sottile, un lieve scricchiolio nello stolido Ego del Professore che, se rimane indiscutibile nell'esercizio del Sapere del passato e se vogliamo anche nell'inoppugnabile discernimento del presente, non mi pare possa dirsi ferrato nella previsione del futuro...
Infatti egli un domani non può escludere di avere bisogno di quella pratica che solo quell'impiegato -il cui cognome gli suona familiare- può fare; di dover contare della perizia di quel certo artigiano così consigliato che si mostra con un viso già conosciuto; di non poter fare a meno di quel bravo e onesto dottore che ha quel tic, come quel somaro di quell'alunno che aveva tentato di bocciare più volte...
Davvero è impossibile prevedere cosa diventeranno, o anche solo faranno, questi ragazzi che oggi ci vengono affidati e ma è chiaro che domani saranno loro a gestire i vari settori della società e nell'affrontare la vita impiegheranno tutte le esperienze fatte nel periodo della loro crescita.
Ci saremo anche noi insegnati in questo bagaglio di esperienze?
Sono convinta che non ricorderanno le nozioni io almeno, che ero la solita ragazza intelligente che non si applica, ne ricordo pochissime; ma ricorderanno gli atteggiamenti e le relazioni e forse per qualcuno saranno modello o argomento di riflessione.
Questo pensiero da solo vale, se per caso non bastasse il fatto di condividere la stessa natura umana, per non accontentarsi di insegnare, ma per desiderare d'amare, coloro che ogni mattina hanno l'avventura di sedersi proprio di fronte a noi!
Ho fatto il liceo classico nel periodo lontano in cui si aveva paura dei professori, si imparavano a memoria le coniugazioni dei verbi latini e, per divertirsi, alla fine dell'anno c'erano i " certamina" le gare di versioni dal latino e dal greco. Eppure... eppure quel liceo mi ha dato molto, mi ha fatto crescere e maturare. Non invidio i ragazzi che oggi affrontano la scuola senza paura, ma senza punti di riferimento...Forse soffro solo di nostalgia... non so..
RispondiEliminaScusa, mi ero dimenticata. Un commento tecnico: ti volevo avvertire che il tuo blog con il tipo di visualizzazione che hai scelto spesso risulta difficile da vedere( soprattutto se la connessione è lenta) e impossibile da commentare.E per una abituata a seguirti come me ..
RispondiEliminaLe esperienze sono solo diverse: sono diversi i tempi e le richieste.
RispondiEliminaIl Liceo di cui io parlavo qui (questo post è di qualche anno fa)era un "Brocca" con molte più ore rispetto a quello che abbiamo frequentato noi.
Un esempio per tutti: noi l'inglese non lo studiavamo al Liceo, questi continuano e spesso arrivano al "First e al Proficiency" cioè alle certificazoioni europee.
Io non avevo altro impegno oltre la scuola. In questo liceo nessuno ha solo la scuola ma in tanti eccellono nel teatro, nella danza o in altro sport e spesso frequentano con gran profitto il conservatorio.
Quei liceali fequentano il teatro e il cinema, conferenze e mostre, cose che ai miei tempi non ci sognavamo ... non esistevano neppure. Vogliamo parlare delle nuove tecnologie...
Se ci avessero suggerito fare un percorso interdisciplinare saremmo trasecolati.
Il modo di sapere è differente, questo sì, la capacità di trattenere è diversa, ok. ma "il mondo del sapere" è talmente diverso che mi pare ingiusto paragonare. Penso che il docente debba essere attento alla realtà più che giudicarla, deve fare presa sullo studente non terrorizzalo, debba dare un'idea dell'adulto positiva e, se può, rassicurante...
Non ricordo episodi di disagio nella mia classe. Nessuno prendeva ansiolitici o era annoressico, non ho mai saputo di studenti del liceo che si suicidavano. Oggi questi "problemi sono la realtà con cui gli studenti si confrontano.
E'evidente che la scuola che fa i conti con questi "problemi" deve interrogarsi, insieme alle famiglie ed affrontare eventuali soluzioni, non nascondere e non negare.
Se la cultura disturba l'uomo, non è cultura è stumento di tortura.
Poi gran parte dei liceali sono sereni e felici e sono quelli che scriveranno i migliori blog del futuro!
per il commento tecnico: ho cambiato l'impostazione, come va ora? Grazie!
Ora finalmente ti vedo e senza problemi. E come sai e ti ho detto più volte, mi sono abituata a leggerti
RispondiEliminaGrazie a te!