Nel delirio degli esami ho scribacchiato queste note ispirata da un brano dell'ultimo libro di Arasse "Non si vede niente". Non si decidono amministratori in base alle vacanze, lo so bene, ma un nesso continuo a vedercelo.
L'uomo
nomade preistorico viaggiava sulle tracce della sussistenza: per lui viaggiare
era vivere.
Durante
la lunga storia di Roma viaggiare significava combattere per aumentare o
difendere i confini della "civiltà".
Nel
Medioevo si viaggia verso i luoghi santi con la veste del pellegrino e, a volte
, del crociato.
Nel
Rinascimento, ai preesistenti motivi che valgono un viaggio si aggiunge il
commercio e l'esplorazione.
Durante
il corso dell'Ottocento, al nutrito gruppo di viaggiatori, si uniscono i pedanti
studiosi.
Oggi la
parola viaggio equivale soprattutto alla vacanza che assume molte sfumature e
caratteristiche ( vacanza culturale, sportiva, balneare, termale, ...)
Il
ruolo del viaggio, negli ultimi decenni, è dunque cambiato moltissimo: nel
secolo scorso solo supporre che il viaggiatore potesse rilassarsi era una
pura follia.
L'invenzione
e il progresso dei mezzi di locomozione a motore, dal treno dall'automobile,
dalla nave all'aereo, ha sovvertito l'idea di viaggio e ne ha ampliato
moltissimo la possibilità, le distanze e le motivazioni diminuendo tempi di
permanenza, di viaggio e i rischi.
In un
passato non troppo remoto, uscire dalla città durante la calura estiva era una
necessità sanitaria: il caldo e la minor disponibilità di acqua aumentava
il pericolo di diffusioni di malattie ed infezioni, favorite anche dalla
densità abitativa e dalle carenti (o inesistenti) infrastrutture
fognarie. Naturalmente solo i ricchi avevano la possibilità di spostarsi e
allontanare il rischio di malattie alloggiando per alcuni mesi in
"villa". Questo significa villeggiatura: allontanarsi, anche
solo per pochi chilometri, spesso in campagna o comunque in un contesto meno
densamente abitato.
L'odierno
binomio affari-vacanza-viaggio non è per nulla nuovo, i latini avevano
inventato due parole significative, che non ammettevano di essere vissute
contemporaneamente: otium-negotium. L'agognato otium, il tempo dello spirito, indicava
l'azione individuale compiuta nella meditata pace del silenzio che, se non era
solitario, era condiviso tra pochi uomini che nutrivano la loro anima di studio
e filosofia. A questo s'alterna il tempo degli affari umani (negotium)
che presuppone la trattativa, la moltitudine, la confusione.
Oggi la
duplice attività otium-negotium si presenta diverso rispetto alle molte declinazioni che ha avuto nel corso della storia
Il
fattore economico è insito nel viaggio e non costituisce più solo un possibile
scopo di questo: viaggiare diventa in sé una questione economica, una fonte di
reddito non a favore di chi compie "la fatica del viaggio" ma di chi ne organizza e cura le varie componenti.
Quindi
il termine viaggio attualmente evoca, oltre all'idea di piacere e vacanza,
anche l'idea di "affari economici" (senza nominare di chi siano
questi affari), a prescindere dal motivo per cui il viaggiatore decide di
partire.
Come in
passato, il viaggio evidenzia lo status del viaggiatore, sia inteso come
distinzione economica che culturale e questo essere marcatore di differenza
sociale rimane tale se si intende portare il concetto di viaggio dal piano
reale a quello metaforico.
Il
viaggiatore "V.I.P." attraverso la meta, i mezzi di trasporto e la
scelta dell'alloggio, così come attraverso gli accessori e l'abbigliamento,
rimarca il suo status (nel senso di censo economico) che pretende essere
esclusivo rispetto la massa e inclusivo rispetto ai suoi selezionati pari. Un
alto prezzo permette la comodità assoluta nello spostamento, nessun tempo di
attesa, nessuna noia di file, e l’accesso a mete esclusive, epurate da ogni visone
o esperienza non consona al target e al prezzo pattuito. Non mancheranno pasti
rassicuranti e curatissimi, divertimento abbondante, ogni comodità e servizi di
cura e bellezza. Pagando ci si può dimenticare di essere parte dell'umanità e
di essere sulla Terra. Dunque questa esperienza può essere fatta ovunque,
purchè rientri nel personale concetto di esclusivo e rilassante o interessante;
in fondo la differenza la fanno gli operatori del turismo (business)
Anche
il "viaggio" metaforicamente inteso, quello che si fa con gli
strumenti della cultura, ha i suoi livelli di status culturale: l'indipendenza
e l'autonomia giocano un ruolo fondamentale: solo chi padroneggia criticamente
i linguaggi è in grado di affrancarsi dalla proposta del viaggio
preconfezionato e di esercitare una scelta critica tra i prodotti culturali
proposti. Nel viaggio reale spesso funziona al contrario: la possibilità di
investire, non di rado, significa poter usufruire di proposte preconfezionate
che assicurano un confort, “ a prescindere”; il pacchetto viaggio permette di
non usare la propria capacità di organizzare, di scegliere o di conoscere
davvero la meta del viaggio ma di usufruire di “paradisi esclusivi…”:, oasi
incontaminate ma in realtà non-luoghi improntati al piacere, svestiti di ogni “incontro
reale”.
Ecco
dunque che ricchi “viaggiatori reali” compiono l’artefatto e l’ingannevole
esperienza dei meno colti “viaggiatori metaforici” ed entrambi ripiegano su prodotti
che non interpellano la loro coscienza critica, si limitano ad assumere
proposte preconfezionate, rassicuranti e prive di incontri problematici o
soluzioni altre.
Se è
vero quello che ho proposto, allora il “ricco ignorante” poco ha da “restituire”
al paese democratico e, conoscendo il suo paradiso artificiale, è incurante del
corso diversificato e complesso del resto del mondo.
Sempre
nel paradosso banale della semplificazione, il potere dovrebbe di per sé essere
amministrato da colui che ha saputo viaggiare modestamente, su strade meditate,
conosciute e sperimentate che, se da una parte hanno prosciugato le poche sostanze
economiche, dall’altra mantengono vivace
il contatto critico e attento con la complessità reale.
Sono tornata a leggere il tuo post, dopo che oggi mi è capitato di discutere con amici di viaggi, di mete da scegliere e, soprattutto, di come viaggiare. Mi ha incuriosito il legame tra vacanze, viaggi e amministrazione del potere. Anche di questo dovremo riparlare quando ci vediamo...E mi sa che occorrerà più di un incontro, anzi, più di un viaggio:-)
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