Un ottimo post di "senza dedica"
http://senzadedica.blogspot.it/2013/03/il-miglior-affare-di-jacopo-strada.html
mi ha ricordato che avevo scritto questa cosa
Rembrandt, Autoritratto, 1655, olio si tela, 49,2x41, Vienna, Kunsthistorisches museum |
Nell’Autoritratto
del 1655 Rembrandt si ritrae con una grande precisione e non esita a
riprodurre, oltre al suo naso “a patata”, ogni ruga e tutte le imperfezioni
della pelle; abbandonato il ricco abbigliamento e gli accessori con cui si era
ritratto nei tempi migliori, non ricorre nemmeno alla allegoria e non accenna
nemmeno alla bellezza ideale di ascendenza classica, quindi esclude qualsiasi forma di
celebrazione, anche solo nella posa. Tuttavia emerge dal suo sguardo la dignità
consapevole che il dipinto, anche in questa forma scarna, sia reale conoscenza:
Rembrandt ci appare fiero della sua pittura. E basta! Non c’è ricchezza, non ci sono riferimenti culturali:
egli intende unicamente riprodurre se stesso senz'altra mediazioni che non sia
il colore.
Rembrandt, Aristotele contempla il busto di Omero, 1653, olio su tela, 143,5 x 136,5, New York, Metropolitan Museum of art |
La pittura fiamminga ed
olandese si è sempre distinta per la capacità di riprodurre magistralmente le
trame del materiale raffigurato, soprattutto attraverso la tecnica della
velatura, esaltando cioè il senso
della vista. Rembrandt, al contrario, esalta la materia raffigurata dando
all'immagine la consistenza tattile del grumo di colore -spesso lavorato col
manico del pennello o con le dita- che rimane sporgente e “non meglio definito”
nei particolari. Se osserviamo la lunga catena al collo di Aristotele -con l'effige di Alessandro Magno nella medaglia- percepiamo sicuramente la lucente pesantezza dell’oro, la sua metallica
consistenza che viene amplificata dalla grande mano del filosofo che la tocca.
La percezione tattile è infatti sottolineata dalle proporzioni non reali delle
mani: queste anche in altre opere di Rembrandt, sono grandi mani che toccano,
quasi che la conoscenza abbia bisogno di questo altro senso per essere più
vera.
(tratto dal mio scritto per
"Primi piani", 4 volume, Archimede edizioni)
Interessante il concetto di vedere con le mani e la conoscenza a volte passa anche da lì e volte pure dal naso. Brava prof!
RispondiEliminaLa tattilità di Rembrandt è legata alla consapevolezza di utilizzare quella pittura materica che si rivedrà, direi con Van Gogh, il quale aveva una consapevolezza però tutta diversa. la capacità speculativa e raffinata di Rembrandt, che completa la matericità pittorica con il tema del tatto, non mi pare sia paragonabile con l'istintività ingenua e potente dello sfortunato Vincent.Grazie cara Barbara, saluta Sagomina!
Eliminaanche per me vale l'opzione errori e nonsense? perché io sono un asso in questo gioco...
RispondiEliminavale per tutti: di solito bastano due cose, rileggere prima di pubblicare (per me non basta questo, perchè, noi dislessici, siamo molto speciali) e lettori intelligenti ed educati. come i miei!
EliminaBellissimo quello che scrivi sulla verità di Rembrandt:" non c'è ricchezza, non ci sono riferimenti culturali:egli intende unicamente riprodurre se stesso senza altra mediazione che non sia il colore"! Quanto è lontano dalla posa"accomodata" dei dipinti di Tiziano in cui il colore serve a dare verità ai segni di uno stato sociale e di un ruolo.
RispondiEliminaGrazie ancora per quello che ci fai condividere!
Però mi pare che Jacopo Strada e Aristotele siano molto vicini. Non ci sono naturalmente dipendenze dirette ma ci sono suggestioni culturali, esigenze di pubblico, ambienti che hanno procurato vicinanze, pur nella lontananza geografica e spaziale. Sono io che ringrazio te.
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