Non
sapremo mai chi sia la donna ritratta nel dipinto che conosciamo come Gioconda, anzi se lo si confronta con
altri ritratti dello stesso periodo, dubito possa essere considerato tale.
Leonardo, Ginevra Benci |
Leonardo, La bella Ferroniere, |
Raffaello, la Velata |
Mi
sembra dunque naturale che l'indefinitezza sia una caratteristica che
permea tutta l'opera e che sia stata pensata, ricercata e voluta
dall'artista.
Non
ne conosciamo il motivo, sappiamo invece perché questa è una delle
opere più famose al mondo, come mai è diventata il simbolo stesso
dell'arte occidentale.
Innanzi
tutto è bene sapere che la notorietà di Leonardo non era così
chiara e riconosciuta quando accade un fatto di cronaca che destò
l'attenzione di tutti su questo quadro e sul suo pittore.
Leonardo, La dama con l'ermellino |
Il furto era stato progettato al fine di far tornare in Italia l'opera che si pensava conservata ingiustamente in Francia in quanto “rubata dalle truppe napoleoniche”. Peruggia non sapeva che la Gioconda appartiene legittimamente alla Francia in quanto Leonardo visse e lavorò alla corte di Francesco I fino alla morte. Come artista di corte, le opere rimanevano al re, ma pare esista anche il documento di un pagamento relativo alla Gioconda.
Il furto del dipinto ebbe un’immensa eco mediatica: i giornali diedero grande rilievo alla notizia della sparizione e del ritrovamento del dipinto. Grande clamore ebbero anche le mostre che furono organizzate in Italia prima di restituire alla Francia il capolavoro leonardesco.
Duchamp, L.H.O.O.Q. |
Sapek, la Gioconda che fuma la pipa. |
Un'operazione simile l'aveva fatta anche Eugène François Bonaventure Bataille (che operava con lo pseudonimo Arthur Sapek) con il disegno "La Gioconda che fuma la pipa", fatto nel 1887 per la rivista "Le Rire"
La Gioconda è dunque un capolavoro, ma la sua grande fama è dovuta ad un tam tam mediatico iniziato per un fatto di cronaca, continuato dalla "protesta" di Duchamp e cavalcato da una meravigliosa campagna di marketing del Louvre.
Così chiunque vada al Louvre s'impone di affollare la grande stanza dove è ospitato il capolavoro e di guardare a distanza questa piccola opera, voltando indifferente la schiena alla immensa e meravigliosa tela di Veronese "Le nozze di Cana".
La riconoscibilità di questa opera ha favorito il suo utilizzo anche nelle pubblicità commerciali: quindi l'uso dell'immagine o l'allusione ad essa è stata spesso impiegata a fini diversi dalla promozione artistica o cultuale.
Così chiunque vada al Louvre s'impone di affollare la grande stanza dove è ospitato il capolavoro e di guardare a distanza questa piccola opera, voltando indifferente la schiena alla immensa e meravigliosa tela di Veronese "Le nozze di Cana".
La riconoscibilità di questa opera ha favorito il suo utilizzo anche nelle pubblicità commerciali: quindi l'uso dell'immagine o l'allusione ad essa è stata spesso impiegata a fini diversi dalla promozione artistica o cultuale.
Campagna
pubblicitaria per l'acqua Ferrarelle, Agenzia: Michele Rizzi &
Associati (Italia, 1980)
La Gioconda di Leonardo da Vinci compare triplicata, ogni volta con una diversa acconciatura nella campagna “LISCIA? GASSATA? O FERRARELLE?”.
L'acqua
in bottiglia della nota marca si propone come conosciuta e unica, la
pubblicità non è usata per comunicare la sua esistenza, al
contrario, il messaggio primario, “scontato” è: tutti la
conoscono, è famosa come la Gioconda,
e quindi non si capisce perché ci sia ancora qualcuno che preferisca
altre marche.
La
campagna pubblicitaria si pone invece come un'informazione
all'acquisto diventando ironicamente esplicativa. Attraverso la
metafora acqua-Gioconda
il manifesto pubblicitario ci spiega la differenza tra questa e le
altre acque: le bollicine naturali dell'acqua sono paragonate alla
pettinatura della Monna Lisa.
Le
acque gassate con l'aggiunta di anidride carbonica sono rappresentate
da Monna Lisa con i capelli ricci, in effetti ha troppi ricci che la
fanno apparire una caricatura: lo capiscono tutti, non è
l'originale!
Le
acque lisce invece sono identificate con il volto, della donna
immortalata da Leonardo, incorniciato da capelli lisci; anche in
questo caso l'acconciatura ci fa apparire l'immagine riconoscibile
come copia non come l’originale.
Solo
l'ultima riproduzione è quella della Gioconda
vera del Louvre, con i capelli lievemente mossi in modo naturale ed è
identificata, come evidenzia la scritta, con l'acqua Ferrarelle. I
capelli di Monna Lisa e l'acqua in questione sono entrambi naturali,
si pongono quindi come originali, famosi, inimitabili ed italiani (ma
famosi nel mondo).
Questa
pubblicità è forse tra le prime che faceva leva sul concetto di
conoscenza artistica: la comprensione del messaggio passava
attraverso la sollecitazione del riconoscimento di un'immagine d'arte
del Rinascimento italiano, compiacendo la sfera intellettuale
dell'osservatore.
Molto
accattivante è il manifesto pubblicitario per la fiera “Motor
show” Salone dell'automobile di Bologna del 2006.
Il
primo concetto che comunica l'immagine è relativo al cliché che
accomuna le auto alle donne, le due passioni del maschio moderno.
L'immagine propone un salto di target, non evidenzia un’auto
qualsiasi e vicino ad essa non mette una donna qualsiasi.
Al
centro della pubblicità, infatti, non c'è l'auto ma la Gioconda
e l'immagine diventa una sorta di indovinello: se la Gioconda
guida l'auto, l'osservatore può supporre che essa sia meravigliosa,
esclusiva e unica.
Dell'auto
si dice prima di tutto che è decapottabile ed è in movimento, i
capelli di Monna Lisa sono scomposti dal vento, quindi la Gioconda
sta guidando davvero; l’auto è sportiva e italiana? quindi è un
capolavoro come colei che la guida.
Lo
slogan “Bella scoperta”, riprendendo il binomio automobile -
capolavoro, allude al fatto che l’auto decapottabile è bella; che
il riconoscimento di un capolavoro equivale alla scoperta della
Gioconda;
che la “predilezione” di Monna Lisa è per le auto italiane: è
come dire che la donna ritratta da Leonardo preferisce guidare le
automobili italiane che sono capolavori come lei, sono cioè alla
sua altezza.
Copertina del cd Olio, fotomontaggio creato da Mauro Balletti (1999)
Le pubblicità che si basano su dipinto sono infinite e di grande ingenio qui alcune ad iniziare dalla variazione sui capelli
Aspirapolvere Miele dell'Agenzia Aicher A\C 2005
Copertina del cd Olio, fotomontaggio creato da Mauro Balletti (1999)
Nella
copertina del cd Olio Mina si trucca da Gioconda.
Niente
nel titolo o nel resto dell'immagine fa riferimento ad alcun elemento
che riconduca al ritratto del Louvre. L'affiancamento del ritratto
all'immagine della Gioconda si basa sul ricorso all'insistenza
della sfumatura che rende il volto di Mina sovrapponibile a quello di
Monna Lisa. Poi i messaggi che questa identificazione si porta con sè
sono, come sempre, celebrativi e legati al capolavoro, alla unicità,
all'originalità che identificano sia il dipinto che la voce della
ineguagliabile cantante italiana.
Le pubblicità che si basano su dipinto sono infinite e di grande ingenio qui alcune ad iniziare dalla variazione sui capelli
Aspirapolvere Miele dell'Agenzia Aicher A\C 2005
Onde morbide e troppo lucide, pe i modelli leonadeschi, create nel 2007 dall’agenzia australiana Grey, per pubblicizzare lo shampoo
Pantene Time Renewal che, come l’immagine ci dimostra,
“Risana i capelli danneggiati dal tempo”.
Infine tra le moltissime pubblicità inventate (che potete tovare qui) propongo questa, deliziosa, del Kit Kat. Oltre a mostrarci la comoda poltrona che occupa da secoli la Gioconda, i pubblicitari giocano molto finemente sul "tormentone del sorriso", asserendo la verità sul detto che la Gioconda, a volte, sorride. Certo, dopo che ha fatto "un break con Kit Kat!"
Leonardo da Vinci, Gioconda, 1503-14, olio su tavola, cm 77 x 53, Parigi, Museo del Louvre.
Leonardo, Ginevra Benci, 1474-78, tempera e olio su tavola, cm 38,8 x 36,7, Washington National gallery of art.
Leonado, La Belle Ferroniere, 1490-92, olio su tavola, cm 62 x 44, Parigi, Museo del Louvre.
Raffaello, La Velata, 1516, olio si tavola, cm 85 x 64, Firenze, Galleria Palatina
Leonardo, La dama con l'ermellino, 1488-90, oilio su tavola, cm 54,8 x 40,3, Cracovia, Museo di Czartoryzki
Duchamp,
L.H.O.O.Q. (Gioconda con i baffi), 1919-64, ready made
rettificato, cm 19,7 x 12,4, Collezione privata.
Che bello che tu riesca a trovare qualcosa di originale, divertente e interessante da dire anche sulla Gioconda! E' questa una grande prova per uno storico dell'arte: non riproporre i soliti discorsi che sanno d'aria fritta (e sulla Gioconda sarebbe fin troppo facile)ma offrire la possibilità di guardare anche le opere più note sotto un altro angolo per farcele, finalmente, riscoprire.
RispondiEliminaSono gli studenti che mi obbligano! Sono al loro servizio. Quando ho iniziato ad insegnare mi sono resa conto della difficoltà che esisteva a superare gli stereotipi e i luoghi comuni ed ho iniziato a provocare. Così le opere che "tutti amano" io le "odio" fino a quando loro non iniziano ad odiarle. Quando il momento arriva allora si inizia a smontarle e a rimontarle guardando una opera "sconosciuta".
RispondiEliminaCosì Napoleone e Dan Brown sono i miei valletti.
Il mio nemico numero uno però resta sempre lui: "Monet & co".
Grazie