giovedì 22 ottobre 2015

Svestire l’abito

L’abito occidentale si basa sul tagliare e cucire la stoffa in modo che sia “su misura” che aderisca al corpo secondo misure standardizzate che andranno a costituire un abito di una determinata taglia.Al contrario, l’abito orientale, come ad esempio quello indiano, o quello antico greco-romano è concepito come un telo che, drappeggiato, diventa abito proprio mentre lo si avvolge sul corpo.Se confezionare un abito europeo significa tagliare e cucire una certa metratura di tessuto, il concetto è inverso per l’abito tradizionale orientale che dipende dalla quantità e qualità della stoffa e dalla capacità personale di chi, indossandolo, lo sistema sul proprio corpo.Il medesimo taglio di stoffa, infatti, diverrà abito proprio mentre lo si modella e sarà diverso a seconda della costituzione e della perizia della donna che lo indossa.Abbiamo proposto di interpretare l’abito partendo da una figura geometrica superando le misure o le taglie. Abbiamo scelto quindi di non intervenire sulla stoffa se non in maniera essenziale e di non pensare alle forme del corpo.In questo modo l’abito si adatta ad ogni corpo in modo personale e, soprattutto, in modo originale ogni volta che lo si indossa, proprio come succede con gli abiti orientali.


La performance che si svolgerà domenica 25 all'EXPO , Padiglione Emilia Romagna, vuole essere una provocazione per riflettere su un concetto diffuso e secondo cui l’abito parla di chi lo indossa, cosicché, vestendosi, la persona si mostra, si espone, “si mette a nudo”.
I capi che saranno indossati sono modellati, non tagliati e cuciti secondo la consuetudine sartoriale. Infatti, con l’uso di teli di stoffa dalle forme geometriche essenziali -cerchio, quadrato, rettangolo e, con la cucitura dei due lati, il cilindro- vogliamo restituire alla donna la capacità di coniugare la forma con la funzione dell’abito.
La forma essenziale è proposta per essere personalizzata e ri-costruita nuovamente rendendola ogni volta più adeguata all'occasione, più comoda e originale, più duttile e capace di seguire il movimento del corpo e più rispettosa dei suoi cambiamenti.
D’altronde se si risale alla funzione storica dell’abito, in nessuna epoca essa si è esaurita nel coprire o proteggere il corpo; piuttosto, l’abito ha significato esibizione di un’appartenenza evidenziando, anticamente la classe sociale e professionale, oggi l’ostentazione di capacità economica o di consapevolezza sociale e culturale. E non è secondario il fatto che oggi il vestirsi è diventata un’azione massificante e preconfezionata.
La funzione di indossare questi capi basici, dunque, è proposta come atto liberatorio. Vuole essere un’uscire dalla massificazione omologante e un ri-appropriarsi della consapevolezza del vestire, del vestito.

Uscire dal precostituito richiede determinazione, sicurezza (padronanza di sé); soprattutto richiede ironia, autoironia e autostima: richiede, cioè, la consapevolezza che non ci si relaziona con l’altro presentandosi  coperte da un abito ma con il protagonismo di una personalizzazione dell’abitare, dello stare dentro ad una propria creazione.


lunedì 5 ottobre 2015

La geometria ti veste
| 30 Aprile 2014Continuano nel fine settimana gli eventi legati alla mostra S-Veli-Amo Archimede realizzata grazie al sodalizio nato tra Istituto Vallauri e Musei di Palazzo Pio e dedicata alla figura del grande matematico siracusano. Sabato 3 maggio, alle 11.10 nell’Aula Fieni del Vallauri, la professoressa Franca Catellani dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia terrà una conferenza aperta al pubblico dal titolo Archimede e il suo “segreto” matematico; in tale occasione sarà possibile conoscere la storia relativa alla scoperta e all’interpretazione di uno dei più famosi codici archimedei giunti sino a noi. Domenica 4 maggio, alle 17, nella Loggia Sud dei Musei di Palazzo Pio si svolgerà invece il laboratorio dal titolo La geometria ti veste, tenuto dalle professoresse del Vallauri Rita Tonelli e Lara Pozzetti, in collaborazione con la ditta di moda Oronero di Roberto Ingrami. I corsisti impareranno a creare abiti basati su figure geometriche semplici, privi di riferimenti a misure o taglie, ma in grado di esaltare e valorizzare la persona; questo laboratorio è un’ottima occasione per mettersi in gioco con ironia e divertirsi a indossare un abito in mille modi diversi. Al termine del laboratorio ciascun corsista potrà portare a casa la propria realizzazione. La partecipazione al laboratorio è gratuita, ma si richiede di portare il materiale da cucito (ago, filo, spille da balia e forbici).
Per tutta la durata del laboratorio sarà aperta al pubblico la mostra S-Veli-Amo Archimede e sarà possibile effettuare la sua visita con guide d’eccezione: saranno infatti gli studenti del Vallauri a condurre gli interessati alla scoperta delle figura del grande matematico e degli abiti realizzati dalle studentesse del corso moda dell’istituto.