mercoledì 20 ottobre 2010

caro Francesco2

eccomi qui.
stralcio una parte della tua bella lettera.
Questione visite-viaggi d'istruzione

La questione delle gite, quindi, non può avere come obiettivo scatenare contro il governo gli imprenditori o i lavoratori delle agenzie di viaggio; penso che quello dovrebbe essere davvero l’ultimo dei nostri obiettivi.

Certo è, però, che non può essere dimenticato il fatto che sia le visite di istruzione, quelle che arricchiscono e nobilitano il percorso didattico delle nostre scuole, sia le gite che io chiamo puramente socializzanti e che hanno in ogni caso una funzione fondamentale nel percorso di crescita dei nostri alunni e alunne e della nostra relazione con loro, richiedono in tutti i casi un notevole impiego di energie già in fase organizzativa, che i fondi di istituto solo parzialmente coprono; senza parlare poi dell’impegno rappresentato dall’essere accompagnatori, impegno che invece non riceve alcun riconoscimento economico e che ha visto quasi da sempre nessuna indennità di missione per le gite in Italia e, da quest’anno, la cancellazione delle diarie per le gite all’estero.

Questa cosa non può essere taciuta ancora per molto, non possiamo accettare ancora per molto che la nostra professionalità di docenti non venga considerata neanche nei termini del “badantato” che offriamo quando accompagniamo in gita le nostre classi.

Io non ho la soluzione in tasca, ma so che se una soluzione c’è, essa va trovata di concerto con studenti e genitori, perché qualunque azione si decida di intraprendere venga condivisa e vissuta unicamente contro chi mette alla fame la scuola e i suoi lavoratori.

Ecco allora che se proprio vogliamo mettere in evidenza questa attività non pagata, senza danneggiare il percorso di crescita dei giovani cittadini a noi affidati, potremmo decidere di sostituire le gite con visite alla scoperta del territorio in cui le nostre scuole sono inserite: saccheggiamo la cultura che il territorio offre, anche per più giorni di seguito, e facciamolo sapere al mondo, rendiamo palesi le ragioni di tale scelta, facciamo diventare questa parola d’ordine un’esortazione collettiva e condivisa che non si fermi al dito ma punti decisamente a ciò che esso indica.

Io credo che nessuno di noi possa pretendere il pagamento di tutte le energie che vengono dedicate, dai lavoratori responsabili, alla qualità della scuola. Nessuna società, anche evoluta e ricca, potrebbe permetterselo. Voglio dire che ci sarà sempre e comunque una fetta “missionaria” nella nostra professione, chi non ne è consapevole farebbe bene a cambiare mestiere.


sì,anche parlando con i colleghi del Muratori credo che la questione debba stare in questi termini. Adesso mi piace di più
Non credo che sia serio pensare di bloccare l'economia con la squallida scusa che pagano male o niente me e quindi licenzino pure, vadano in malora ditte, attività e tutto quanto.
Scusate ma è un pensiero meschino che subito aveva preso anche me.... A ripensarci mi era sembrato un pensiero poco edificante, In fondo questi che ci rimettono nel boicottaggio gite sono i nostri vicini, amici o i genitori dei nostri studenti. Poi è vero che i pacchetti gita forse si possono lasciar stare, che le visite guidate del territorio vanno riscoperte, che il treno è più costoso ma è sicuramente meno inquinante e più responsabilizzante, più educativo del pullmann.
Ma questi sono dettagli
La questione chiave è antica come e più del vangelo: chi lavora va pagato. Se invece di 4 ore al giorno, sono in servizio 24 ore devo essere pagato 24h, esattamente come tutte le persone che lavorano quindi a contratto... secondo gli accordi.
Mi sembra che questa sia una questione squisitamente sindacale cosa dice il nostro contratto sul pagamento dei viaggi???
chi e quando lo ha cambiato?
e come mai nessuno ci ha difeso???
(beh dopo i 5 euro al giorno nella malattia .... lasciamola lì)
Però c'è un'altra questione: cosa succederà tra le scuole?
Alcune continueranno a organizzare viaggi studio e scambi, visite ed esperienze varie altri no.
Questo sarà molto importante al momento della pubblicità e delle iscrizioni: penso, restando a Modena, soprattutto ai 2 licei linguistici, penso ai 2 tecnici industriali, ai due classici, ai due scientifici...
Magari qualche preside dovrebbe prendere la questione in mano e sistemarla... io, fossi in loro lo farei!
forse anche per gli insegnanti di ruolo non è questione da trascurare.
Anche perchè pare che la questione pagamento missione sia tutto sia demandato ad una contrattazione interna la scuola!
Però su questo bisogna essere capaci di trattare e essere compatti: non si tratta di fare o non fare ma, una buona volta di mettersi lì a definire norme , diritti (riconoscimenti finanziari ecc.) e doveri (organizzare robe di quaità), compensi e quote...
se la questione è così, ripeto, se è così, allora è evidente che tutti sono interessati che la scuola dia l'opportunità di pubblicizzare prima, e realizzare poi, i soggiorni linguistici e le visite d'istruzione. Altrimenti le iscrizioni andranno alla "scuola concorrente".
Ripeto, non si tratta di fare missioni non pagate ma forse c'è lo spazio per contrattare utilizzando quello che è evidente, una scuola che affianca loi studio ad esperienze sul campo.
Questo mi pare un discorso che apre il campo che ci rende protagonisti e liberi di gestire una questione.
Gli altri punti li rimando... ai prossimi giorni
buonanotte
Rita Tonelli.

caro Francesco

(questa lettera a Francesco Mele va letta con "caro francesco di Ligabue come sottofondo)
http://www.youtube.com/watch?v=tKMAIWlv5PE

Caro Francesco,...
quest'anno non sono a Carpi, lo scorso anno ci incrociavamo di tanto in tanto perchè insegnavo arte e costume al Vallauri. (non so se ricordi ma sono stata tre anni all'ERICA del Meucci).
Il clima "rivoluzionario" e desto, vigile, della scuola carpigiana mi manca, mi manca molto.
A Modena, non voglio generalizzare, ma c'è, molto diffuso, un disimpegno, una rassegnata passività, un preoccupante e avvilente individualismo.
Si sente molto la crisi del sindacato, è evidente che manca una maturità di lotta, MA SOPRATTUTTO MANCANO I PUNTI DI RIFERIMENTO DELLA LOTTA.
Cosicchè i vari colleghi ( e potremmo fare i nomi in coro sfogliando gli interventi su la-politeia ecc.) che EROICAMENTE concigliano il loro con il nostro bene, il loro interesse con il nostro non sono sostenuti e non diventano veri punti di riferimento se non per una o due iniziative. Qui a Modena, nelle nostre scuole succede che quando si riesce a riunirsi e a condividere 2 idee, presto il tutto viene svuotato e svilito da accuse, ripicche, piccinerie che minano davvero la discussione e il dibattito.
Questo perchè?
Perchè manca un forte senso di scuola, perchè si dibatte del piccolo, del contingente.
Di questo penso sia colpevole il sindacato ( possiamo dire l'attuale politica ma non vorrei tergiversare, restiamo in loco), che si pone nella triste e avvilente condizione di ammirare l'estetica del dito che indica qualcosa che non c'è o che non è chiaro e quindi non condivisa.
Perchè dico colpevole il sindacato?
perchè il sindacato siamo noi quando usciamo dal nostro e ci occupoimo della polis, perchè il suo compito dovrebbe essere l'indicare un ideale da raggiungere e superare il "come raggiungerlo" che dovrebbe essere assegnato alla libertà individuale.
Certo, il precariato mina alla radice la questione, come rinnovare l'insegnamento come recuperare nuove idee e stabili linee direttive ed esecutive se non ci sono continui inserimenti.
Venendo al caso particolare di che mi potrei occupare io?
Io che lo stato mi giudica inabile,a scadenza, non degna, quando mi ha "illuso" con la lusinga della SSIS.
Siamo ad un impass dal quale mi pare, attualmente, impossibile uscire.
La nuova linfa marcisce svilita, disillusa, il vecchio continua a tergiversare con i fantasmi degli assi, dei dipartimenti, dei...
Ma lo sappiamo bene, sono tutte lusinghe che servono a impegnarci per non pensare alla conversione a U: la scuola è tornata indietro.
Ma bisogna smetterla di farsi strumentalizzare, di impostare ripicche di proporre rimedi effimeri.
Questi non servono ad altro che a dividerci, ad aumentare la crisi culturale. Ma come possiamo proporre a tutti il blocco dei corsi di recupero? ( i colleghi che non hanno una cattedra piena non possono rifiutare e non possiamo biasimarli) Come possiamo pensare che il blocco delle visite d'istruzione blocchino l'economia? ( le guide alle mostre sono dei colleghi che hanno piccoli contratti, la stessa cosa dicasi degli impiegati alle agenzie di viaggio e non sono certo glia autisti dei pullman coloro che risolveranno i nostri problemi). Mi veniva da proporre la disdetta dei contratti di manutenzione ai computer, strano che nessuno l'abbia proposto, a quanto ne so sono diverse centinaia di euro per ogni scuola.
Ma davvero mi sembra poco interessante la sottrazione della didattica. come insegnante di arte, quest'anno al classico e al tecnico commerciale, ma innamorata del professionale, penso che uscire da scuola sia una sublime insegnamento.
Che dobbiamo fare noi? Cosa è la nostra vocazione-insegnante ? mi pare che potrebbe essere qualcosa che c'entra poco con i 4 muri della classe, mi pare sia invece "decodificare la vita". A partire dalla nostra storia, per esplorare la nostra legge, per capire i nostri fatti di attualità.
Vedi caro collega, la riforma torna al vecchio, e toglie dall'insegnamento sai cosa?
tutto ciò che è "realtà italiana" e occuparsi dell'atuaòlità, Noi non dobbiamo occuparcene, ci pensano "gli specialisti"
Penso che tutti abbiano capito che meno diritto e meno arte è uguale a meno essere consapevolmente italiani- europei.
Meno laboratori è meno essere nella realtà del lavoro...
Io vorrei davvero, solo dio sa quanto lo vorrei fare, lezione in Piazza Grande ( l'ho sempre fatta a dire la verità, ma vorrei che fosse una lezione per tutti, cioè che fosse davvero una lezione pubblica per quelli che contribuiscono al mio stipendio).
Io andrò a Ravenna. E i mosaici ravennati li ripassiamo lì! Dopo averli studiati a scuola sui libri.
Io vorrei che quest'anno i miei studenti, per quello che mi riguarda, cioè l'arte, avessero una accresciuta consapevolezza della loro eredità italiana, europea ed extraeuropea cioè del loro essere consapevoli protagonisti di questa storia, di questo mondo!, poi di una accresciuta sensibilità alla lettura delle immagini intorno a loro.
Io non starò in classe.
Questa riforma mi vuole chiudere in classe a studiare Garibaldi.
Io vorrei, per quel che concerne la letture dei segni, aprire loro gli occhi sulla vita, sulle immagini proposte dall'attualità e che presuppongono quelle di ieri..
Vorrei che fossero in grado di leggere e contestualizzare, di capire e di ribattere. Quest'anno ancora di più rispetto agli anno scorsi.
Io penso che dobbiamo, noi specialisti della didattica, iniziare con urgenza a occuparci del nostro e a mettere dei criteri ai quali non possiamo rinunciare.
Dobbiamo riprenderci con decisione il nostro ruolo di insegnanti di docenti, quindi recuperare programmi e modalità che rifiutino con decisione l'oscurantismo, la limitazione della libertà, la proposta retrograda e stantia che appare dalla cultura "monocorde dei media". Non ha senso organizzare le cose da "togliere" perchè su questo non saremo mai compatti.
A nessuno importa degli insegnanti siamo troppi e siamo reclutati col sistema antico e primitivo del "mors tua vita mea", e non si parla bene di noi!
Però penso che a tutti interessano gli insegnanti validi e competenti che appassionano.
Perchè non iniziamo a definire il nostro ruolo oggi, in questa società multiculturale?
Perchè non definiamo una proposta di continuo apprendimento e aggiornamento un laboratorio di analisi della realtà?
Perchè non ci poniamo un obiettivo alto?
Mi manca il clima di Carpi che raggiunse un apice nella meravigliosa lezione della scuola in piazza. Mi si piazzò (scusa la ripetizione-licenza poetica) nel cuore il grido "futurista" degli studenti che volevano distruggere i monumenti.
Non so se fu compreso da tutti. Paolo Gera e gli altri fecero un meraviglioso lavoro. Lavoro da insegnanti, costruirono e condivisero.
Propongo di condividere tutti, per quel che è specifico nella disciplina di ciascuno, un programma di insegnamento multidisciplinare: insegnamo la libertà!

A lezione di Tucidide, dal V secolo a. C.

dal Vallauri di Carpi mi arriva questo meraviglioso post!

"Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non
ignoriamo mai i meriti dell'eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,chiamato a servire lo
Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non
costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l'uno dell'altro
e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a
fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private,
ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi
e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale
sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buonsenso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in
pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di
giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del
valore.

Insomma,io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé
una felice versalità, la fiducia in se stesso,la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è
per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così."

(Tucidide - Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C. )

Caro Tucidide,
qui in Italia è tutto diverso e non sta funzionando, per niente!

giovedì 7 ottobre 2010

riflessioni sulla gita e il viaggio d'istruzione.

Sono ormai mesi che non si parla d'altro. Pare che la soluzione della così detta riforma sia BLOCCARE LE GITE.
In realtà io penso che sulle gite ci sa da fare una bella ripensata e sostituirle, davvero e una volta per tutte, in VIAGGI D'ISTRUZIONE.
Quindi pur sapendo di attirarmi tutti gli strali del mondo ho scritto a la-politeia la seguente riflessione.
Mi rendo conto che i miei interventi sono spesso poco condivisi. Avevo anche smesso di farne. Ma la questione mi interessa molto, Premetto che non ho, in questo caso, un parere chiaro e definitivo ma il mio intento è appunto quello di confrontarmi e maturarlo.

quindi ci riprovo.
Scusate la pedanteria ma vale, forse, la pena di dire che a scuola (nella pratica) si fanno due tipi di uscite: una dalla finalità più trasversale e ricreativa, ha come scopo principale affinare la conoscenza e l'integrazione del gruppo classe, l'altra ha come principale finalità l'approfondimento o la sperimentazione di moduli curricolari svolti in classe.
Quindi la prima è la "classica gita", la seconda è la visita didattica o il soggiorno studio (linguistico ad esempio).
Come insegnante precaria mi rendo conto che qualche protesta unitaria sarebbe importante e molto significativa tuttavia vorrei proporre alcuni spunti di ulteriore riflessione.
Come insegnate di STORIA DELL'ARTE (A061) la questione è ancora più drammatica: da una parte smetterò di insegnare tra 2-3 anni (quando la riforma sarà "a regime"), dall'altra mi chiedo: come attuare una didattica corretta dell'arte senza offrire una seria sperimantazione di questa? sarebbe come insegnare chimica senza laboratorio o informatica senza aula computer: sono tutte esperienze possibili, ma togliere a priori l'esperienza, impoverisce la didattica. (Questo concetto è "meno vero" al Liceo ma è "molto vero " in altre realtà scolastiche)
1) nelle due scuole in cui insegno si è presa in esame la questione. In entrambe durante riunioni sindacali, in entrambe i presidi hanno impedito qualsiasi accenno al Collegio docenti, di conseguenza non si sono fatte votazioni ufficiali e unitarie.
Conseguenza: all'Erica ( ind. linguistico) si sta per essere cancellare un soggiorno linguistico (soggiorno in famiglia + scuola) a Londra, proprio perchè l'organizzatore aderisce alla protesta. I ragazzi, coglendo il momento di indecisione eil pericolo di annullamento, semplicemente hanno chiesto di inserirsi nelle gite delle altre quinte ad Amsterdam ( totalmente slegata da ogni programmazione didattico curricolare di questa 5a).
Naturalmente io ho "denunciato" la scorrettezza in consiglio di classe. ma mi è stato detto che se il prof "Tal dei Tali" è disponibile e propone un programma adeguato (i programmi sono sempre adeguati, però quando si arriva non c'è mai niente di prenotato), non si vede come impedire a questa classe (così educata buona e carina), proprio alla fine dei cinque anni di coronare con una ella gita (ed io, che mi imbestialisco per queste cose, ricordo che la scuola non è un'agenzia di viaggi ma educa e insegna su programmi condivisi, le gite si fanno di domenica...)... ecc.
Ecco questa del viaggio ad Amsterdam non è una proprosta ALTERNATIVA al viaggio studio, questa è MENO SCUOLA e perchè si fa "meno scuola" PERCHè QUELLI CHE AVEVANO GIà ORGANIZZATO UNA PROPOSTA DI QUALITA' PROTESTANO.
Ai genitori nulla appare e la scuola perda un'altra occasione.
2) E' vero che, nel caso che le gite si riuscissero a tagliare ( ma non ci credo proprio che sarà un blocco totale), si incide sull'economia: ma l'economia di chi?
Semplicemente verranno licenziati un paio di autisti e di impiegati delle agenzie turistiche ( poi chi deve organizzare gli stage dei ragazzi avrà le sue grane ma questo non è detto).
Prova di questo mi pare sia il licenziamento di un noto e carissimo rappresentante di libri scolastici che era impegnato proprio nella zona di Carpi e Vignola (non aveva molti licei). Molte scuole della sua zona, guarda caso, hanno rimandato le adozioni ( soprattutto delle prime) a settembre ...

Conclusione: la mia proposta è di
non rispondere ai tagli con i tagli... ma proporre ricami sgargianti e preziosi.
al di là dello slogan bruttino propongo di colorare le nostre proteste che puntino sempre e comunque sulla qualità dell'insegnamento, perchè comunque in gita, se stiamo a casa noi, andranno altri, altri faranno i recuperi, altri...
e noi saremo ancora una volta visti come quelli che non fanno, evitano, si sottraggono.
Propongo ai colleghi di guardare alla complessità della questione e di continuare a pensare qualcosa di alternativo davvero: Penso alla "lezione in piazza" di Carpi. O all'iniziativa del Venturi sui canali di Modena che potrebbe essere ripresa e ripensata "ad hoc" Penso ad una mostra itinerante da allestire in occasione dei ricevimenti genitori in cui ogni scuola illustri ancora le eccellenze. Lo so si fa fatica, abbiamo già regalato tante ore, che non ci verranno mai pagate.
Penso ad uno spettacolo teatrale (tante scuole hanno il gruppo teatrale) che interrompe un mercato o una fiera.
Penso che la disperazione del momento dovrebbe farci creare qualcosa di uovo... se tutti insieme ci proviamo enon ci fermiamo alllo strappo.
detto questo. io comunque, a questo stato delle cose aderisco, in attesa di una nuova lotta in cui mi senta più rappresentata.
Rita Tonelli

martedì 5 ottobre 2010

5 ottobre: Giornata Mondiale dell'Insegnante


Il manifesto

1. Amo insegnare. Amo apprendere. Per questo motivo sono un insegnante.

2. Insegnerò per favorire in ogni modo possibile la meraviglia per il mondo che è innata nei miei alunni. Insegnerò per essere superato da loro. Il giorno in cui non ci riuscirò più cederò il mio posto ad uno di loro.

3. Insegnerò mediante la dimostrazione e l'esempio, il riconoscimento dei miei errori illuminerà il mio percorso.

4. Accompagnerò i miei alunni alla scoperta della realtà che li circonda, assecondando e stimolando in ognuno di loro la curiosità e la ricerca, le domande e la passione.

5. Non potendo trasmettere ai miei studenti la verità, mi adoprerò affinché vivano cercandola.

6. Incoraggerò nei miei studenti l’impegno e la volontà di migliorarsi costantemente e di non rassegnarsi mai di fronte alle difficoltà. Io stesso provvederò a formarmi e aggiornarmi continuamente.

7. Farò in modo che la scuola sia il mondo, e non un carcere.

8. Non trasmetterò ai miei studenti saperi rigidi e preconfezionati. La mia visione del mondo mi guiderà, ma non sarà mai legge per loro. Il dubbio e la critica saranno i pilastri della mia azione educativa.

9. Promuoverò lo studio per la vita e contrasterò lo studio per il voto.

10. Raccoglierò elementi di valutazione, rifiutando approcci semplicistici e meccanici che non tengano conto delle situazioni di partenza, dei progressi, dell’impegno e della crescita complessiva del singolo alunno.

11. Lotterò affinchè la scuola sia la scuola di tutti, la scuola in cui ogni studente possa apprendere seguendo tempi e tragitti individuali. Farò in modo che i miei studenti mi scelgano e non mi subiscano.

12. Aiuterò i miei alunni a illuminare il futuro leggendo il passato e vivendo in pienezza il presente. Li aiuterò a stare nel mondo così com'è, ma non a subirlo lasciandolo così com'è.

13. Resterò fedele a questi punti in ogni momento della mia azione educativa, pronto ad affrontare e superare tutti gli ostacoli formali e burocratici che si presenteranno sulla mia strada.