lunedì 21 giugno 2010

Amara-mente: IO A QUESTA SCUOLA DICO NO!

Cosa è successo in questi mesi?
...di tutto!
Forse si è riaperta quella ferita che lo scorso anno si era presentata sotto forma di un'escoriazione. Ma lo scorso anno c'era qualcuno in grado si sanare e di rasserenare, quest'anno proprio non c'è nessuno.
Lo scorso anno c'era stata una battaglia, anche pesante e solo parzialmente condivisa con i colleghi, ma la situazione, sebbene tardivamente, era stata condivisa con un preside che si era rivelato capace e deciso nel condividere e rimediare, e capire!
Cosa c'è da condividere?
Una dichiarazione sullo scopo dell'essere insegnante.
Mi pare persino assurdo scriverlo: il mettere i ragazzi al primo posto, sempre e comunque, in una condizione di rispetto e di crescita umana, intellettuale e culturale.
Crescita umana, mi sembra debba stare al primo posto e credo sia presupposto non negoziabile, nemmeno paragonabile ad un sapere, e ad un saper fare, legato ad una professione
Essere insegnante dunque penso debba essere improntato al rispetto per la persona che cresce, chiunque sia e qualunque siano le sue condizioni di partenza.
La conoscenza è presupposto del rispetto e non c'è conoscenza senza relazione.

Non ho alcuna conoscenza della sociologiao di psicologia quindi è giusto che io mi fermi qui.
Non so esattamente come sono arrivata a questa convinzione, non so dove ho "preso" questi concetti che ho, erroneamente, pensato fossero alla base di ogni scelta all'insegnamento. Ricordo alcuni momenti in cui ho condiviso questi aspetti con pochi colleghi; in particolare penso siano forse nati dai colloqui con Naldo, sui treni, tra le lezioni, o anche, forse tra una mostra e un museo. Ricordo che oltre a parlare di arte si parlava che senso avesse insegnare arte, a scuola. Che senso aveva infilare quelle poche ore di arte, come fare, ma soprattutto perchè. Naldo non ha mai insegnato arte ma ha voluto, voluto fortemente e con convinzione, essere un insegnante di sostegno.
Sta di fatto che quel primo nucleo che è nato in me assieme alla mia voglia di trasmettere le conoscenze di Storia dell'arte, si sono sempre meglio definite e maturate.
Mi è sempre parso fosse scontato pensare che se qualcuno trasmette la conoscenza, lo faccia come un atto d'amore: si può trasmettere, quindi regalare, affidare, qualcosa che è vivo e vitale (la conoscenza non è morta, è modificabile e vivace) a qualcuno senza amarlo? Sì, sicuramente, ma è una scelta incauta che presuppone due caratteri, la si dona superficialmente ( e allora è informazione, ad una conferenza io dico cose , senza curarmi che vengano recepite profondamente) o non si è coscienti della grandezza del dono.
Quest'ultima è assai grave e un insegnate che non sa dell'importanza del suo sapere... beh è un ubriaco al volante. Preferisco non parlare di questo.
Ad una carissima collega che ogni mattina si presentava a scuola sempre curata ed elegantissima, suscitando l'attenzione di colleghe e alunne, venne chiesto il motivo per questa davvero splendida attenzione all'aspetto e al vestito, ella con la semplice grazia che la caratterizzava -e ancora la caratteriza- rispose, "questo è il Luogo del Sapere, io lo considero un Tempio, merita ogni rispetto proprio perchè qui si trasmette il sapere"
Rimasi profondamente commossa dalla risposta, il Luogo del sapere in questione è un istituto professionale, mi chiesi quanti insegnanti avrebbero dato questa risposta.
Insomma , per farla breve mi ritrovo oggi in una scuola che ha messo al primo posto altre cose, tutto direi, e per ultimo ha lasciato il bene, il rispetto, la crescita dei ragazzi.
Sì, è così: senza alibi!
Non ha alibi un corpo insegnante che pensa che sia più importante della trasparenza del patto educativo il proprio posto di lavoro (che lavoro è quello che calpesta chi dovrebbe aiutare a crescere autonomamnete!)
Non ha scusanti chi per il prestigio di pochi, sacrifica il bene dei ragazzi!
Non ha scusanti chi non chiarisce ai genitori, prima dell'inizio dell'anno scolastico, le materie e gli obiettivi della scuola -adesso sono bene chiari e disponibili- dopo averli abbagliati con false promesse, che non è possibile mantenere, in nome della paura di ritiri e cali di iscritti!
Come affrontare i ragazzi che volevano fare altro e che sono stati dirottati ad una scuola superiore o da (ora palesi) falsi orientamenti o dalla impossibilità di ospitarli in altri istituti che questi avevano scelto?
Quale rispetto sarà richiesto a questi che sono stati usati come numero per ottenere chissà quali agevolazioni?
Come verrà giustificato il loro disinteresse per discipline che non volevano fare?
Come si comunicherà ai genitori la necessità di "dover cambiare" la scuola...
e soprattutto come si faranno i conti con la "professione insegnante" che svilita a "travasatore di nozioni" rimarrà deludente e frustrante?
A parte l'inizio d'anno, che sarà roccambolesco, senza aule,senza laboratori, senza pareti, senza...
quanti ragazzi avranno il coraggio di ritirarsi e far valere il diritto di decidere liberamente la propria istruzione (art. 34 della Costituzione) , prima che il danno sia irreparabile?
Il mio grosso problema è che considero imprescindibile il rispetto reciproco nella relazione discente-docente: che rispetto dimostro verso la persona che non ho provveduto ad informare meticolosamente sui suoi diritti (istruzione consapevole) ma solo pretendo sia rispettoso dei doveri (regolamento d'istituto)?
IO A QUESTA SCUOLA DICO NO!