giovedì 25 febbraio 2010

iconografia cristiana moderna

Chiara mi contatta qualche settimane fa con una di quelle richieste che idratano l'ego rinsecchito dalla stanchezza di metà anno.
"Prof, conosce la chiesa nuova di Quartirolo?""No, Chiara, so a mala pena cos'è Quartirolo!""Ho bisogno della sua consulenza, ci sono delle sculture che non mi piacciono venga a vedere se è un problema mio, magari devo solo abituarmi, o se proprio ..."
Prendiamo appuntamento : Chiara si offre per farmi da guida a questa nuova chiesa che le piace, a parte le sculture.
L'incontro pare sia destinato a slittare, un inconveniente dietro l'altro, ma finalmente il giorno dell'appuntamento arriva...e curiosamente coincide alla prima escursione dei miei studenti a Berlino.
Pensavo a questo mentre scendevo dall'auto parcheggiata a metà tra la chiesetta antica e la costruzione modernissima a forma ovoidale con una sgraziata croce rossa ( in via Carlo Marx ha il suo lato ironico).
Berlino è tornata nella mia mente anche quando accompagnata da Chiara mi appresto ad entrare e vengo investita dalla luce blu della splendida vetrata.
"Qui c'è la simbologia del battesimo e dell'acqua" spiega critica.
Sono stupita: la vetrata è meravigliosa e di fronte a questa una piccola vaschetta in vetro di Murano; lo stesso vetro decora la parete, ormai ho capito il gioco, rappresenta una cascata; giù nel pavimento la ceramica è interrotta per lasciare spazio ad altro vetro che simula un corso d'acqua, "il mar Rosso, il Giordano", è indispensabile oltrepassarlo per entrare in chiesa... e passare sotto alla rappresentazone dello Spirito, che finalmente non ha più la forma di colomba ma è diventato un argenteo soffio di vento.
Prima di essere una appassionata di arte sono stata affascinata dalla simbologia cristiana, che è stata la mia origine, la mia iniziazione all'arte, sarà quindi tautologico precisarlo ma ero già innamorata ... quando però mi giro per dirigermi verso l'altare vedo le sculture...
Sono due lastre immense, a bassissimo rilievo, in stucco bianco, che separano l'ingresso dall'aula liturgica: la prima, posta verso l'ingresso, raffigura l'imminente lotta tra Giacobbeo e l'angelo, che sta scendendo dalla scala, l'altra che coincide con questa ma è rivolta verso l'interno della sala, si chiama impropriamente "trittico di Maria". Tra le due c'è il dubbio, giustificato, di Chiara: una caricatura di Giovanni Battista. A dire la verità è l'unico obbrobrio della splendida aula ecclesiale, lievemente asimmetrica grazie alla cantoria soprelevata lungo il lato sinistro, che ha una bellissima forma avvolgente.
E' vero, i banchi sono di dubbio gusto, ma l'ambone-pergamo, meravigioso, nasconde e al tempo stesso ostenta uno splendido sepolcro. Il piccolo altare a specchio con "la confessione" delle reliquie a vista è incantevole e, dietro a questo, si trova un delicatissimo sovvertimento delle forme tradizionali: al posto della solita forma concava dell'abside c'è la forma convessa della base di un campanile. La torre campanaria non verrà innalzata ma la base è la sala dell'adorazione: il tabernacolo che si amplia in una saletta appartata e circolare (allude alla perfezione di Dio). La presenza dell'eucaristia è, come sempre, segnalata dalla lampada rossa che è visibile in tutta la chiesa grazie ad una finestrella.
Uscendo Chiara mi ha spiegato anche il belllissimo soffitto ligneo che assomiglia alla costruzione della chiglia di una grande nave anche se è solcata da una fenditura verticale che fa entrare la luce del giorno.:"E' l'arca di Noè" allunde alla Salvezza ...
Meravigliosa quest'arca rovesciata, sorprendente per la semplicità con cui ha sposato l'antica eterna simbologia al nuovo astratto stile del nostro tempo.

senza Berlino



Avevo accarezzato a lungo il sogno di andare a Berlino con gli studenti e alcune colleghe, avevo seguito con abnegazione il progetto e con trepidazione il passaggio tra sogno e realtà.
Con le colleghe avevamo impavidamente disintegrato e risolto le difficoltà che erano sorte: una ad una.
Con orgoglio ed entusiasmo avevamo contaggiato gli studenti e loro , puntuali, avevano risposto in massa.
Cameratescamente avevamo collaborato alla stesura di un programma dettagliato, ideato percorsi e steso itinerari, organizzato serate e ipotizzato funambolici e teorici progetti collaterali.
Follemente avevamo ideato la presentazione alle classi partecipanti...
... ... poi il destino ci ha messo lo zampino...
e la prof., che è anche mamma, ha lasciato il primo per il secondo, di ruolo!
Così i ragazzi sono a Berlino e le colleghe anche ... io sono qui...
...niente Berlino per quest'anno.

martedì 16 febbraio 2010

dislessia

Soutine, non è tra i miei preferiti.
Lui e gli altri due suoi "compagni" di sventure e non, Chagal e Modigliani, li conosco abbastanza poco, non ho mai avuto modo di studiarli approfonditamente.
Tuttavvia Soutine l'ho incontrato diverse volte e il primo incontro con lui l'ebbi sulle tracce degli animali squartati che, nell'arte, uniscono tre personalità distanti di età e paesi: Annibale Carracci, Rembrandt, Soutine.
Ripeto: Annibale Carracci ( e il nome è d'obbligo perchè sono i Carracci contemporanei sonotre -e poi c'è Antonio, meno conosciuto e della generazione seguente-), Rembrandt (del cui nome abbiamo parlato e non ha bisogno del banale cognome per distinguerlo) e Soutine...
Soutine è il cognome ma il nome come fa?
Avrei giurato Claim...
Per la mostra sul Ghetto che resterà allestita fino al 11 marzo ho preparato 5 fogli con brevi riflessioni su cosa voglia dire per Soutine ebreo essere un artista.
Ho cercato immagini, copincollato e tradotto titoli e didascalie. Ci ho lavorato e non mi sono accorta, no dico, non mi sono accorta, che si chiamasse Chaim. Io per anni l'ho chiamato Claim! Come testimonia il titolo della sezione della mostra:
La storia di un artista ebreo:

Claïm Soutine

frappe

Le frappe devono sciogliesi in bocca e rompersi in mano, ti devi sporcare di zucchero a velo, se no non è carnevale.
Poi ognuno le fa come vuole, la forma è libera, ma la frappa è uno "scherzo di dolce" e bisogna prenderlo per quello che è... non lo si offre alle cene formali, non è dolce da tè o da signorine educate è da fiera, da burla, da festeggiare con abbondante allegria.

venerdì 12 febbraio 2010

a Boston passando da Rimini


Ieri siamo andati a visitare la mostra "Da Rembrandt a Gauguin a Picasso. L’incanto della Pittura. Capolavori dal Museum of fine Arts di Boston" organizzata da Linea d'Ombra presso Castel Sismondo a Rimini. La mostra l'avevo già visitata: non è un granchè. Come sempre fa "Linea d'ombra", manca totalmente l'aspetto critico, lo studio, l'allestimento è banale, i commenti alle pareti, quando non sono incomprensibili, sono inutili e stupidamente lunghi...

" Immagine che nella sua perfetta armonia di sentimento quotidiano e tensione mistica, dà il senso più vero di cosa sia la pittura, non solamente celebrativa, di argomento religioso. Dialogo continuo e serrato tra un “qui e ora” e lo svariare di luci che conducono altrove dal mondo. Come nel capolavoro di Francesco Cairo, e siamo nel Seicento inoltrato in terra adesso di Lombardia, con la decollazione di Giovanni Battista. In quel grande, allagato buio che in altre opere quasi struggenti del medesimo secolo giunge invece dalla terra spagnola. Dai Santi di Zurbarán, al Cristo flagellato di Murillo, al San Domenico in preghiera del Greco. Dove torna, meravigliosa e suadente, quella memoria notturna e lunare che proviene dall’esempio di Tintoretto visto e studiato a Venezia."
Marco Goldin, ideatore e direttore di Linea d'ombra, è una certezza di superficialità "l'arte è per tutti, perchè tutti sono in grado di apprezzare la bellezza!"
Ecco se fosse così avrebbe ragione "la riforma scolastica" che ha tolto la storia dell'arte da tutta la scuola secondaria italiana eccetto che dai licei!
Non è affatto così, naturalmente, ma Linea d'ombra si allarga e continua ad esporrein diverse città, mentre le organizzazioni di mostre tradizionali, quelle che mentre allestiscono promuovono la conoscenza dell'arte, sono state chiuse o versano in condizioni alla soglia del fallimento!
Quale è la differenza?
L'organizzazione di Goldin è un business: prende opere da tutto il mondo, pagandole profumatamente, le espone ricavandone denaro dagli ingressi e da accordi, promozioni ecc (ricordiamoci che 15 anni fa pochi conoscevano Treviso, ora città d'arte conosciuta e frequentata, grazie alle prime esposizioni degli impressionisti fatte dalla neonata Linea d'ombra a Ca' dei Carraresi). La capacità di pubblicizzarele esposizioni di arte è efficace, il pubblico ormai identifica Linea d'ombra con gli impressionisti e l'arte in generale.
Allora perchè andarci? Perchè addiritura portarci le classi?
  • Perchè Rimini è più vicina di Boston e l'occasione di "vedere dal vero" è sempre il fondamento della didattica della Storia dell'Arte
  • sui quei pittori, temi, tecniche ci stiamo ragionando da mesi, anni. Ecco infatti ho portato le due classi quinte.
...con le quinte si cominciano a tirare le fila
  • hanno bisogno di "provare" le conoscenze teoriche "sul campo"
  • é possibile impostare una seria e condivisa riflessione sull'opera d'arte come bene comune,
  • è necessario impostare un ragionamento sulla collocazione dell'opera -dopo anni che parliamo di destinazione originaria- del suo allestimento sia in museo, sia , anzi a maggior ragione, nella mostra temporanea;
  • confronto tra questa e altre mostre ("Signorini" a palazzo Zabarella Padova)
  • e infine sul tema "presentare un'opera" sia come interpretazione-contestualizzata e motivata, sia come racconto ispirato.
Ecco a questo proposito l'altra ragione per andare alla mostra con la classe: il concorso che mi pare sia stimolo importante per produrre un racconto che parta dall'opera...

Insomma per riassumere la scuola è un luogo di elaborazione delle esperienze e non si accontenta mai dell'incontro con la cultura in maniera acritica ma sempre interpreta, confronta, analizza e discute.

Quindi ieri a Castel Sismondo abbiamo soprattutto dato una lettura critica, spesso in maniera divertente e divertita.

mercoledì 3 febbraio 2010

abbassare il livello significa aumentare la noia.

scrutiniiiiiiii.
1,2,3 10 scrutini. Nome voto, voto nome.....
aaarrrrrrrrrrrgggggggggggggg!!!!!!!!! io non ci capisco niente...
Cosa vuole dire 5 cosa vuole dire 6?
Cosa c'entra la quantita con il sapere? ...e la qualità si misura? e gli indicatori?... e il livello di partenza e l'emotività, le capacità, le possibilità? Tutto in un voto!!!
No, va bene, si può fare! Solo che, sia chiaro, il mio voto è relativo!
Sarà ma non mi piace.
Andrà bene, ma è falso...
Sarà codificato ma non ci credo.
Come mai, in una scuola, ho meno insufficienze considerando tutte e 6 le classi, rispetto all'altra scuola dove ne ho 14 in una sola classe!
Ma io sono sempre quella!
E chiaro che in una scuola mi sopportano anche, nell'altra andrà sempre peggio perchè mi odiano proprio. eappunto come già dicevo da qui sgorga naturalmente l'odio per la materia. Cioè non si innesca alcun rapporto positivo, costruttivo...
E io continuo a chiedermi cosa posso fare per migliorare le cose: non ho trovato risposte accettabili, ma solo alcune ipotesi che non sono praticabili, oppure forse lo sarebbero se fossimo in quarta.
Il fatto che è tremendo insegnare una materia umanistica iniziando dalla quinta. E' sempre stato uno strazio perchè si riesce a dare un metodo, se non ce n'è uno prima, o almeno, se quello precendente non è più comodo.
Io pretendo il ragionamento e questo crea dei problemi, molti problemi.
Mi sono chiesta se fosse possibile abbassare il livello che richiedo a questa classe, cioè forse dovrei accontentarmi del riconoscimento dell'opera. Ma qui il limite è mio: non sono capace di fare cose senza senso, mi deprimono e fare cose deprimenti, deprimere la gente è oppressione. Anche chiedere troppo è oppressione... lo so! evidentemente io chiedo troppo.
Ma come mai chiedo troppo: perchè sono richieste eccessive o perchè richiedono un studio al di sopra delle loro possibilità!??? E' difficile saperlo anche perchè la classe è un insieme disomogeneo. So che in questa scuola ho il doppio delle ore per classe, rispetto all'altra.
...e il programma è anche minore, quello di arte, poi c'è costume...
Quindi quasi il doppio della spiegazione, con meno mezzi però... è vero qui non c'è video proiettore e computer, almeno non tutte le lezioni, nell'altra scuola c'è da una settimana quindi anche questo motivo non regge.
Non ha senso chiedere solo il riconoscimento è una fatica inutile, ma se anche facendo violenza su me stessa , mi abbassassi a tanta stupidità, il commissario d'esame che non sono io, si accontenterebbe? ammettiamo di sì, sarebbe posssibile ricordarsi, col solo aiuto della memoria e non del ragionamento 50-60 opere?
Potrei farne meno? Venti? venti opere per conoscere 2 secoli d'arte?
No, questo sarebbe disonesto: non esiste essere pagata per 4 ore alla settimana e fare un programma così minimo.
Allora scartiamo le 20 opere che non sono dignitose. Come facciamo a insegnare 50-60 opere a 24 ragazze non studiose?
Io conosco solo un modo: bisogna insegnare loro ad usare il ragionamento. Ma non è possibile... No! da sola non posso farcela!
e secondo me il problema è proprio questo: queste ragazze non sanno fare dei ragionamenti complessi, non è stato loro insegnato a ragionare.
Se mi si permette tutti quei 6-7 in italiano e storia sono molto sospetti, anche per il fatto che ci sono ragazze che faticano a capire le consegne...
E io adesso, concretamente cosa posso fare?
Mi è capitato già diverse volte, anche lo scorso anno le 12 ragazze del turistico mi facevano letteralmente impazzire, ma questo era chiaramente una sfida: "nelle altre materie mi danno 6 anche se non studio e questa di arte cosa vuole adesso da me?" ma erano in quarta e hanno passato le prime settimane di quest'anno ad invocare il mio ritorno...
Perchè il problema è questo: quando si incomincia a ragionare non ci si accontenta più, i discorsi inconcludenti si riconoscono lontano un miglio...
A cosa serve la storia dell'arte? la domanda è mal posta, si dovrebbe chiedere a cosa serve la scuola? a capire come si ragiona: perchè ogni disciplina, ogni ambito, ha una sua metodologia.
quindi l'arte deve mettere la sua tesserina nel mosaico della crescita intellettuale.
Allora, a meno che non vengano suggerimenti, io continuerò così. Posso fare un aggiustamento però, posso aderire di,più al libro di testo per facilitare lo studio domestico.
Non posso nemmeno fare richieste meno vaste in quantità perchè all'esame porteranno tutto il programma, quindi nemmeno questo addattamento, alla fine, sarà a loro vantaggio.

lunedì 1 febbraio 2010

La didattica del "goccino" e la sua coda.

Cerco di capire e di essere solidale con tutti i miei studenti che sono afflitti da un qualsiasi disturbo... ma la noia non è un disturbo!
L'interrompere la lezione arreca un diverso tipo di disturbo...
Comunque la noia è lo spazio d'oro da riempire con i sogni, i progetti, è lo spazio della più estrema utopia.
I ragazzi di oggi sono, nella sostanza, identici a quelli di ieri, ma sono meno abituati a gestire la noia, hanno la mente "barocca" e professano l' "orror vacui"!
Cercano sempre l'impegno e sopiscono l'istinto basico. Per istinto basico intendo i bisogni corporali primari: fame, sete, pipi e..."la grossa".
Quando si allontanano dall'attività che li assorbe profondamente, qualunque essa sia, si riattiva l'istinto basico = (tradotto in termini scolastici) quando si interrompe la relazione -sia con aggeggi elettronici sia con esseri umani interressanti- e si siedono al banco si accorgono dei bisogni corporali.
Quindi non bisogna prendersela se salutano l'insegnante con un "posso uscire?", ne' arrabbiarsi per l'inevitabile "l'effetto filotto": come una ola si alzano 2-3-5 mani con la stessa richiesta. Così inizia la processione, uno entra e l'altro esce...
Non bisognerebbe prendersela, io invece non riesco a gestirla questa domanda. Anche perchè
"sei appena rientrato da 20 minuti di intervallo!" ma è chiaro che io vedo la questione dal mio punto di vista e loro dal loro!
Sono due punti di vista opposti.
So bene che, per vivere quell'intervallo, alcuni di loro sopportano 3 ore prima e 3 ore dopo: di noia, a volte di mortificante verifica, altre di sbadigliante attività poco stimolante il cervello... evidentemente sono ore in cui si esprimono al meglio gli stimoli basici.
Dal mio punto di vista non è così... ma è inutile dirlo.
Da alcuni anni, accantono per 5 minuti la mia amatissima Storia dell'arte, per spiegare la "Teoria del Goccino"(T.d.G.), con tanto di disegnino della vescica alla lavagna.

La "Teoria del Goccino" dice che: se tu vuoti la vescica -anche se non hai lo stimolo- per l'intervallo, questa potrà sicuramente contenere tutta la pipì che produci in 3 ore di lezione. Infatti, se tu senti lo stimolo, non vuole dire che la vescica sia piena fino all'orlo, ce ne sta un altro po'.
Annuncio importante
: la vescica, in quanto parte del corpo umano deve essere rispettata, ma non è lei che comanda, comandi tu!
Prima di effettuare una visita d'istruzione sarà indispensabile un attento ripasso con verifica sull'argomento, al fine di evitare crisi isteriche alla sottoscritta e all'incauta vittima...
Quando poi sono in classi femminili azzardo anche di più e illustro brevemente gli esercizi di Kegel, fondamentali per allenare il pavimento pelvico che, sarà strano, ma è un muscolo del corpo e non un relitto di soffitta della casa ellenistica!

La teoria, fondamentale per la corretta convivenza, ha una coda che è la seguente: se in classe si rispetta scrupolosamente la T.d.G. allorquando qualcuno dovesse manifestare una urgenza può, anzi, deve uscire con sollecitudine senza chiedere o aspettare il permesso. Ma questo sarà un evento tanto sporadico che la lezione s'interromperà e tutti resteranno sospesi in una tale preoccupazione che non potranno pensare ad altro fino al ritorno dell'infelice che dovrà raccontare con sobria competenza l'accaduto e ricondurci ad una serena disposizione d'animo adatta al conseguimento degli obiettivi specifici della lezione.

ahahaahahah

Se qualche ironico prof di scienza passasse di qua, non tarderebbe a confermare che questa non è una lezione di anatomia, ma di buona educazione!

(immagine: M.Duchamp, La fontana, 1917)

Palindromo

01-02-2010



C. Escher, Cielo e acqua I, 1938, xilografia